mercoledì 31 marzo 2010

CHI SE NE FREGA DELLE ELEZIONI, TANTO IL MONDO FINISCE NEL 2012



Basta, in questi giorni ho fatto indigestione di articoli di politica, di svisceramenti del perché e del percome la lega ha aumentato i propri consensi, la sinistra non si sa proporre come valida alternativa, i grillini sono degli irresponsabili che per non fare la tav ora si beccano anche il nucleare e chi più ne ha più ne metta... ho letto decine di analisi: talvolta interessanti, qualcuna sensata, altre divertenti, molte amare, ma adesso basta.

Mi sono stufata. Ho pensato adesso vado da Blockbuster e noleggio un film idiota di quelli pieni d’azione che ti impediscono di pensare alla realtà per qualche ora. Non c’era molta scelta in verità, i videonoleggi ormai sono in via d’estinzione, ma essendo io sprovvista di fox-sky-mediasetpremium o di una adsl a fibra ottica mi sono dovuta accontentare e la mia decisione è ricaduta su 2012. Filmone americano non impegnativo, ho pensato, ma neanche comico (dio sa quanto sono tristi le commedie quando sei depresso).

Purtroppo le mie speranze sono state deluse, in pieno. Non erano passati cinque minuti che già mi ritrovavo furiosamente a pensare. Per chi non ha visto il film e ha intenzione di farlo in un prossimo futuro (credo siano pochi) sappiate che da qui partono degli spoiler, anche se la trama è così esile che non perde nulla ad essere raccontata.

Vediamo un po’: è il 2009 e un oscuro scienziato indiano scopre che alcuni raggi provenienti dalle eruzioni solari stanno trasformando la terra in un gigantesco microonde, il mantello si scioglierà e le falde della crosta terrestre inizieranno a scivolare e a spostarsi causando terremoti e tsunami e la distruzione dell’umanità entro il 2012. Irrimediabilmente, non c’è modo di fermare il processo. Cosa fa lo scienziato indiano? Ovviamente lo dice a un suo amico che lo racconta al suo capo che lo riferisce al presidente degli Stati Uniti. La storia deve essere convincente perché immediatamente il Presidente lavora a un piano.

Ed è qui che si inizia a riflettere… abituati a film come deep impact e armageddon dove un pugno di valorosi eroi è pronto a donare la vita per salvare l’umanità ingenuamente pensiamo a qualche soluzione:

costruire un gigantesco scudo spaziale che protegga la terra dalle radiazioni
inviare una navicella con uno specchio gigante a deviare i malefici raggi
costruire un varco spazio-temporale per riportare l'umanità al mesozoico e ricominciare tutto da capo in un mondo migliore
trovare qualche assurda soluzione fisica nucleare per fermare il processo

e invece no. Niente di tutto questo. L’idea più furba che viene in mente agli sceneggiatori è che tutto sommato salvare un milione e mezzo di persone su sei miliardi può essere sufficiente e quindi il mondo si dà alla furibonda costruzione di moderne arche di Noè.

I politici, ovviamente, pensano per prima cosa a salvare se stessi, il presidente USA convoca un G8 dove informa i leader mondiali del suo mirabolante piano. Tutti sono d’accordo sul non informare la popolazione per non scatenare il panico (e anche, immagino, per evitare legittime rivoluzioni e guerre per rovesciare i capi di stato egoisti).
Il secondo problema è come procurarsi i soldi per costruire le navi, dal momento che nessuno sa a cosa servono veramente. L’idea è semplice e geniale: aprire un’arca ai privati, ricconi disposti a pagare un miliardo di dollari a biglietto, 400.000 tra petrolieri arabi, mafiosi russi e criminali della peggior specie. 
Naturalmente pensano anche a mettere in salvo qualche capolavoro dell’arte e coppie di animali, proprio come nel diluvio universale. 
Oltre alle arche occupate dai manufatti e dai criminali, non è chiaro come siano riempite le altre, sicuramente ci sono i capi di stato del G8 (da nessuna parte nel mondo ci sono state elezioni tra il 2009 e il 2012 risparmiando così la briga di scegliere chi salvare tra il leader avvertito nel 2009 e quello eletto nel 2012) con la loro corte. I paesi non-G8 risultano dispersi: mezza Europa, il sud america, l’oceania, l’africa e buona parte dell’asia non avranno superstiti, tranne i ricchi criminali ovviamente.

Chi possiede un biglietto non può avvertire nessuno del pericolo, né salutare i parenti, coloro che nei 3 anni disponibili tentano di farlo vengono uccisi in circostanze misteriose.
Oltre ai capi di stato e alla loro corte si salvano ovviamente i manovratori delle navi e degli aerei che trasportano in salvo i capi di stato. Non so se sono una schiera sufficiente a riempire le due arche rimanenti, di certo si sa, perché viene detto, che nessun comune mortale, nessuno cioè che non sia stato raccomandato o abbia pagato viene salvato. 
Niente premi nobel, scienziati o letterati illustri, niente ingegneri, medici, operai, falegnami, fabbri, infermieri, contadini e altre categorie professionali essenziali, niente di niente. 
Viene spontaneo chiedersi come contano di ricostruire una civiltà con politici e multimiliardari, due categorie tra le più inadatte in assoluto ai lavori manuali. Il film purtroppo non giunge a darci la risposta, ma culmina in una scena di grande drammaticità: mentre interi popoli soccombono sotto i terremoti e gli tsunami, le 4 arche si apprestano a partire, ma l’ennesima scossa ne distrugge una.

“è l’arca 3, solo privati” fa sapere un tecnico 
“perfetto, freghiamocene” pensano a bordo dell’ammiraglia, tanto ormai i loro soldi li abbiamo usati, perché mettere a rischio le altre 3 navi per salvarli? 
per fortuna interviene l’amico dello scienziato che ha scoperto tutto (lui nel frattempo è morto perché il pilota che doveva andare a prenderlo non si è presentato, avrà pensato fosse più saggio salvare la propria famiglia). Ebbene il nostro eroe pronuncia un discorso toccante sull’umanità e su quanto l’essere uomini si esplichi soprattutto nell’aiutarsi a vicenda… tutti si commuovono a queste parole e per mettere a tacere la coscienza aprono i portelloni e concedono l’ingresso… a chi?
Ma ai criminali multimiliardari di prima, ovviamente.

Nessuno versa una lacrima per i 6 miliardi di uomini, donne e bambini là fuori, la buona azione quotidiana è stata compiuta, il rimorso è placato, non vedranno morire gente sotto i loro occhi, ma moriranno lontano, quindi è irrilevante. 
Davvero l’animo umano è così gretto e meschino? Ci comporteremmo meglio se succedesse lo stesso? 
Sono domande inevitabili da porsi a questo punto, ma questo film non è fatto per incutere inutili angosce nel pubblico, la sua conclusione è gioiosa: dopo la tempesta viene il sereno e i sopravvissuti escono sul ponte, fanno amicizia, respirano aria pulita e si congratulano per essere ancora vivi. Non un pensiero, una lacrima, un rimorso per gli amici, i parenti e i miliardi di sconosciuti rimasti uccisi, non una domanda tipo “è stato giusto comportarsi così?” “si sarebbe potuto fare di meglio?”, solo un gran sollievo e un grande desiderio di ricominciare, e ricostruire tutto uguale ovviamente.

Fine, sipario, applausi.
E no, non vale.

Per gioco ho provato a inventare dei 2012 alternativi. 

VERSIONE MARXISTA: il popolo scopre che i capi di stato stanno cercando di fregarlo, organizza la rivoluzione e rovescia tutti i governi mondiali. Poi si mette al lavoro notte e giorno e costruisce una flotta di navi per salvare il proletariato. Lasciando morire i ricchi e i potenti.

VERSIONE NAZISTA: tutti i popoli inferiori vengono schiavizzati per costruire le navi. Vengono accuratamente selezionati giovani ariani sani per dare origine a un nuovo mondo perfetto.

VERSIONE LEGHISTA: è uguale, ma a costruire le navi sono gli extracomunitari pagati in nero e a meritare i biglietti sono i veri padani dal sangue puro. Per questo basterà una zattera di legno a contenerli tutti.

VERSIONE DELLA SINISTRA ITALIANA: si convoca una gigantesca assemblea, si scambiano opinioni, si pensa a come fare per salvare il mondo, poi Berlusconi si offre per finanziare la costruzione di una nave per tutta la classe politica, tutti accettano felici, ma alla fine Berlusconi prende la sua barca, la carica di parenti amici e soprattutto di belle ragazze e se ne va da solo, lasciando gli avversari con un palmo di naso.

VERSIONE AMERICANA BUONISTA: mentre tutti sono nel panico il marine americano senza macchia e senza paura parte da solo rubando uno space shuttle alla NASA e inizia a girare in orbita attorno alla terra senza alcuno scopo. Alla fine scopre che se si schiantasse in mezzo all’oceano tramite una catena di reazioni impensabili il suo gesto fermerebbe la fusione del mantello e salverebbe l’umanità. Saluta la fidanzata con abbondanza di lacrime (di lei) e retorica patriottica (di lui) e si schianta, lieto di essere ricordato come un eroe.

Ecco, questa è una versione figlia degli anni ’70, perché quando alla televisione vedi che l’uomo sta atterrando sulla luna pensi che tutto sia possibile… anche che l’essere umano sia buono e non egoista e sia pronto a sacrificarsi per salvare i suoi simili. Invece no, sono passati decenni e su Marte non siamo arrivati, non ci sono i jet pack tascabili per andare al lavoro volando e nessuno si è ancora teletrasportato. Tutto quello che abbiamo guadagnato è internet e l’i-phone.

2012 non è uno di quei film sul futuro inquietanti e riflessivi come “GATTACA” e “minority report” che pongono interrogativi morali su problemi ancora lontani. Non è neanche catastrofista e oscuro fino allo spasimo come “io sono leggenda”, che non dà scampo al pessimismo e lascia allo spettatore il sapore amaro della sconfitta.

E' ambientato nel presente ed è più che realistico. È un ritratto dei tempi, se succedesse davvero sarebbe tutto così (salvo forse per l’aprire il portellone alla fine, quello credo che non lo farebbero mai). I protagonisti sono tutti uguali accomunati nell’adorazione del denaro. Non c’è più russia e stati uniti, buoni e cattivi come in 007, non ci sono eroi, ma neanche il pessimismo che segue a questa assenza.

Ma se neanche i film permettono più di sognare come si può pretendere che lo faccia la politica? Se tutti escono dalla sala cinematografica anziché profondamente inquietati dalle implicazioni di quanto hanno visto semplicemente soddisfatti perché hanno ammirato una limousine attraversare un palazzo di vetro e poi saltare indenne su una strada squarciata dal terremoto, come si può anche solo pensare che la stessa gente si preoccupi delle implicazioni morali delle sue scelte?

Detesto dover dire banalità, ma la nostra società è improntata solo ed esclusivamente sul denaro. Mezzo e unico scopo di tutto. Se ce l’hai puoi fare quello che vuoi, se non ce l’hai il tuo obiettivo deve essere quello di ottenerne il più possibile con ogni mezzo per poter poi fare quello che vuoi. Non mi addentro su complicati giudizi di valore e proposte di cambiamento, dico che ci sembra così normale che neanche ci facciamo più caso, neanche lo mettiamo in discussione, ed è terribile.

Così come terribile mi sembra lamentarsi che in Italia la sanità pubblica funziona male e andare a partorire nelle cliniche private perché lì c’è la stanza singola e la televisione, mentre negli Stati Uniti una donna con un ictus, col solo emisfero destro funzionante dopo aver chiamato aiuto deve preoccuparsi con sforzo immane che l’ambulanza la porti in un ospedale convenzionato con la sua compagnia di assicurazione, se no perderà tutto quello che ha per pagare le esorbitanti spese mediche.(*)

Ma in fondo ogni popolo – ed ogni tempo aggiungo – ha il governo che si merita, e no, non vale solo per la democrazia...


domenica 21 marzo 2010

IO ODIO POWER POINT





Io odio power point.
Quattro anni di lezioni universitarie mi hanno portato a questa incontrovertibile verità.
Ci sono sicuramente dei vantaggi nell’inarrestabile evoluzione tecnologica che ha portato dalle lavagne a gesso a quelle luminose e da queste a pc, proiettori… e presentazioni power point.
Non dico che siano sempre un male, dico che offrono una facile scorciatoia a chi non sa insegnare per mettere insieme una parvenza di lezione
Voglio dire: perfino io con una dozzina di slides ben fatte saprei tenere una lezione su un argomento che non conosco. O meglio saprei tenere quella che spesso viene spacciata per lezione.

Una volta non era così facile; per affrontare un centinaio di studenti armati solo di un gesso bisogna essere molto preparati, e avere le idee estremamente chiare su quanto dire e sui passaggi per farlo.
La lavagna non perdona, se a metà non sai più cosa devi fare o fai un errore qualcuno potrebbe anche accorgersene e chiedertene ragione. Invece con una comoda presentazione la memoria non vacilla mai e se la spiegazione è approssimativa prima che lo studente se ne renda conto si è già passati oltre.

Vediamo alcuni dei punti deboli dell’insegnare a mezzo di presentazioni ppt:

1.È impossibile seguire un ragionamento su slide.
Il ragionamento è già completamente dispiegato, invece sarebbe più facile per l’apprendimento che le formule chimiche si sviluppassero man mano, i grafici si componessero di una curva alla volta con la relativa spiegazione, persino gli elenchi sono più comprensibili se scritti punto per punto alla lavagna, per non parlare della risoluzione di equazioni o simili.

2.Se il professore “le passa” nessuno ascolta perché “tanto quello che dice c’è scritto sulle slides”
Se invece “non le passa” è una gara a chi copia più in fretta piuttosto che a sentire la lezione. 
Si tratta in ogni caso di una battaglia persa, perché il tempo che lo studente impiega a scrivere è enormemente più lungo di quello impiegato dal professore a leggere, figuriamoci se in questo passaggio di informazioni c’è tempo anche per capire!
Se il professore segue le slides ma ogni tanto aggiunge qualcosa nessuno fa in tempo ad accorgersene, perché tutti sono troppo intenti a copiare.

Non che le slides siano del tutto inutili: permettono a tutti di vedere, si possono riportare disegni complessi, fotografie, risultati di studi statistici… però andrebbero usate con moderazione.

In particolare:

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DOs

DON’Ts
Immagini di atlanti, diagnostica ecc

Scritte per esteso di 20 righe da leggere
Ricapitolazione per sommi capi dell’argomento della lezione o di un punto specifico dell’argomento

Intere lezioni costituite da elenchi incomprensibili a mo’ di indice del libro
Richiamo di una formula fisica o chimica
Svolgimento di equazioni o reazioni


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In breve le slides sono un utile strumento nelle mani giuste, se affiancate e sostenute talvolta dalla vecchia, cara lavagna. Nelle mani sbagliate diventano invece un ottimo strumento per non imparare a tenere una lezione decente.


3.Le presentazioni power point, eliminando il tempo necessario a scrivere (che può sembrare tempo morto ma dà la possibilità allo studente di seguire e con un po’ di fortuna di capire) danno l’illusoria sensazione di riuscire a coprire vaste aree di programma in pochissimo tempo.
Illusoria perché se il professore riesce a leggere degli schemi di 50 argomenti in un’ora non significa che lo studente ascoltandoli li abbia capiti tutti e 50! Ci vuole un processo di apprendimento che, si sa, è lento.
D’altra parte se fosse sufficiente la lettura di uno schema per capire un argomento i libri non sprecherebbero decine e decine di pagine laddove basterebbe un misero elenco.

Meglio allora focalizzarsi sulla spiegazione di un solo argomento difficile o fondamentale e demandare il resto al libro per il semplice motivo che se lo studente a lezione sente 50 argomenti e li deve riprendere da capo tutti e 50 sul libro a che serve andare a lezione? Laddove se se ne comprende almeno 1 sarà un punto di partenza e un metodo per gli altri 49.
Inoltre se il ragionamento si svolge lentamente è più facile riprendere il filo dopo una distrazione. Gli studenti sono umani e, si sa, si distraggono (ottimi professori sono quelli che non fanno distrarre l’uditorio, ma rari) se però nel tempo di dire l’ora al vicino il docente ha già detto 4 cose fondamentali per il proseguimento della lezione è impossibile da quel momento seguire il resto.
I miei appunti sono pieni di puntini di sospensione corrispondenti a “non ho più la benché minima idea di cosa si stia parlando”.


4.Ogni lezione inizia o termina con le fatali parole:“se non capite fate domande” ma se nessuno fa domande non vuol dire che abbiamo capito tutto, vuol dire spesso che ci abbiamo capito così poco da non sapere da dove cominciare per fare una domanda.
Anche perché una domanda per non essere stupida prevede che ci sia qualcosa da capire (quindi NON un elenco) e che il ragionamento per sommi capi sia chiaro, ma che un punto preciso di suddetto ragionamento risulti invece oscuro. La prima domanda che, invece, si legge negli occhi di ogni studente in questi casi è “potrebbe per favore rispiegare meglio tutto quello che ha detto nell’ultima mezz’ora di modo che possa capire quel tanto da poter fare una domanda decente?”
Prima o poi qualcuno avrà il coraggio di proferire questa domanda inespressa e allora ci sarà da ridere… o da piangere.