venerdì 28 dicembre 2012

Nè più mai


Ti devo dare una notizia brutta, brutta.


L'istante si congela e sei fermo immobile mentre attorno a te via Garibaldi è un mare di gente che vocia e ti si apre attorno e scorre come un fiume in piena impegnato nella corsa ai regali dell'ultimo momento. Le luci troppo forti delle vetrine ti girano attorno, non sai dove guardare e singhiozzi in mezzo a tutta quella felicità. Le dita ti formicolano e la testa ti gira, un milione di pensieri ti si affollano, non ti sei mai sentito così, ti vorresti sedere in mezzo alla strada e farti travolgere dalla gente che ti ignora e ti protegge.

buttato giù
non ce l'ha fatta
troppo dolore
autopsia
Natale
tardi

Ho chiamato te perchè il tuo numero lo so a memoria

Mi dispiace di essermi allontanato e chiuso già prima di stare male

Mi sei mancato un sacco
Anche tu

L'abbraccio più lungo del mondo davanti alla metro di Principi d'Acaja

Sai per caso dov'è mio fratello?
Ti prego fa che torni vivo
Sollievo

Giuseppe è con te? 
Senso di colpa
E' tornato adesso. Non era mai stato sveglio tanto a lungo
Sollievo

Ho voglia di andare a ballare

Facciamo un giro in centro?

Ti spiace se cambiamo strada? c'è troppa gente

Quella sera in piazza Bodoni anni fa in cui ti sei sdraiato sulle mie ginocchia come se fosse la cosa più naturale del mondo e tutti i venditori di rose che passavano ci prendevano per fidanzati

Ti ho portato quella lettera a Famiglia Cristiana fa troppo ridere.

Quel 10 agosto che volevamo andare a vedere le stelle cadenti ma tutte le strade della collina erano troppo illuminate e alla fine ci siamo sdraiati nel vialetto di una villa privata

Quella volta in macchina con una scatola di biscotti piena di sondaggi che ci ha proiettato in prima liceo.

La faccia della cameriera di Chez Gabi che si è vista arrivare due tizi con una scatola in mano e una tendenza irrefrenabile alla risata.
Per me una crepe alla nutella e un karkadè
Per me un piatto di agnolotti e una birra
Sarebbe stato più divertente se io avessi ordinato la crepe con la birra e tu gli agnolotti con il karkadè

Ci vediamo per un caffè?
Felicità

Oggi è morto mio nonno, usciamo?

Ci prendiamo un gelato? dopo il funerale di tuo padre

Sai ho poi iniziato jazz
Davvero? ma allora poi quando te la senti mi suoni qualcosa? da quando hai il pianoforte a coda non ti ho quasi mai sentito suonare
Certo!

La realtà è che mi sento egoista,

Perchè so che non mi farai più ridere con quella spontaneità quando ne avrò bisogno.
Perchè è adesso che ne ho bisogno

Perchè non scoppierai a ridere all'improvviso dicendomi "scusa è che stavo ancora ripensando a quella cosa..."

Perchè non andremo più al cinema a vedere i filmoni catastrofici apposta per ridere delle idiozie della sceneggiatura e degli effetti speciali

Non ci saranno più serate pizza e tenente Colombo

Non potremo scambiarci i sogni via sms

Non ti toglierai più le scarpe sdraiandoti sul mio letto senza chiedere il permesso

Non ci sarà nessuno che conosca il 90% dei miei amici e sia in grado di imitarli tutti

Perchè non potremo più dire "sai che c'è? mi sono proprio stufata di tizio" "Ti dirò, anche io" sapendo che l'unico rapporto che non avremmo messo in discussione era il nostro.

Perchè anche senza vederci per mesi un messaggio stupido prima o poi arrivava, seguito da un altro e poi un altro...

Perchè se c'è una persona e una sola che avrei immaginato senza fatica vicino a me fra trent'anni a ridere e a ricordare il liceo quello sei tu.

sabato 22 dicembre 2012

ISTOLOGIA (atto unico) (Le nebbie del tempo 3)

Sugli esami di Comoglio se ne sentono di ogni sorta, non potevo, anche a distanza di anni, non dire la mia. Questo dialogo porta data 2 Luglio 2007 e riporta il più fedelmente possibile il (piacevole) trauma del mio primo esame orale di medicina, così come trascritto il giorno stesso del suo svolgersi. E' bastato aggiungere le didascalie per farne una vera e propria piece teatrale. Inutile a dirsi che nulla è stato inventato e che il voto di istologia resta uno dei più immeritati sul mio libretto.

ISTOLOGIA (ATTO UNICO)



PERSONAGGI:
C: professore ordinario con personalità istrionica e uscite balzane
T: giovane e appassionato professore associato con la prospettiva di una brillante carriera
M: timida studentessa di medicina al primo esame orale

AMBIENTAZIONE:
Aula ottocentesca ad anfiteatro con i banchi di legno.
C è seduto alla cattedra e domina la scena, nei banchi decine di studenti fungono da pubblico. M è seduta in prima fila in disparte

SCENA PRIMA
T, C, due studenti

T fa il suo ingresso dalla porta laterale, si rivolge a C
T: Tu come sei messo? io ne ho ancora 4 di là [indica la porta da cui è entrato oltre la quale attendono dei tapini da interrogare]
C: io ho finito
T: allora te ne mando due
M e M: veramente siamo già qui, ci sono venuti a chiamare prima!
T si volta senza aggiungere nulla ed esce

SCENA SECONDA
C ed M

C [al pubblico]: vedete... in questi anni di esami ho acquisito una tale capacità che dalle prime TRE parole che lo studente dice so già se devo dargli 30, 20 oppure trombarlo... certe volte lo decido senza neanche le tre parole, solo guardandolo in faccia e vedendo come si siede. Allora a chi tocca?

M con aria preoccupata si alza e prende posto davanti alla cattedra

C: ah ecco, Lei era stata dirottata di là ma l'hanno rimandata di qua

M: sì

C: bene, scommettiamo che in tre minuti ha già finito?

M: non so, faccia Lei

C [ridacchia]: bene, allora facciamo un gioco... io prendo questo pezzo di carta [strappa dal foglio che ha davanti un rettangolo delle dimensioni di un assegno] e scrivo... anzi no, non è un bel gioco. Però facciamo così, io Le faccio una domanda, dopo tre parole scrivo il voto su questo foglio e poi senza pregiudizi continuo l'interrogazione, poi vediamo se mi sono sbagliato o se è uguale... può darsi che mi sbagli... chi vuole scommettere?

silenzio dalla platea

allora Le faccio una domanda [prende il programma e figura di sfogliarlo lungamente, scorrendo il dito su e giù sugli argomenti] mi dica la struttura... anzi no... Lei la parte dei vetrini l'ha già fatta...

M: sì, prima, di là

C: Benissimo allora mi dica [sfoglia ancora il programma] cos'è un impulso nervoso

M: sì, dunque l'impulso nervoso è il sistema di comunicazione utilizzato dalle cellule nervose, cioè i neuroni, e consiste nell'inversione temporanea della polarità di membrana

C: STOP! Aspetti. [si rivolge alla platea] scrivo! [con ampi gesti prende il foglietto strappato, scribacchia qualcosa e ripiega, poi si rivolge di nuovo a M] vada pure avanti

M: [un po' inquietata dall'interruzione] Sì, le cellule nervose hanno infatti una differenza di potenziale fra l'interno e l'esterno della membrana pari, se non soggette a stimoli, a -70 mV che è detto appunto potenziale di membrana a riposo. Questo potenziale è dovuto alla presenza di anioni fissi che sono...

C: [interrompendo e gridando in modo concitato] ANIONI FISSI! [rivolgendosi alla platea e gridando ancora più forte] HA DETTO ANIONI FISSI!!

M: [ancora più inquietata] sì... che sono delle molecole organiche cariche negativamente che costituiscono il punto di base da cui parte la cellula e poi è dovuto alla concentrazione del potassio che può uscire dalla cellula grazie alla presenza di canali del potassio che sono detti Leaky

C: [ripetendo la scena di prima] CANALI LEAKY!! HA DETTO LEAKY

M: sì, leaky significa semipermeabili e quindi gli ioni potassio possono uscire dalla cellula finchè non sono richiamati per gradiente chemiosmotico. Poi c'è la membrana sodio-potassio

C: AAAAH piccola imprecisione

M: la pompa sodio potassio

C: ah molto bene, si è corretta

M: perchè che ho detto?

C: ha detto membrana

M: ah, no, è stato un lapsus

C: [alla platea] vedete? è stato un lapsus

M: dicevo la pompa sodio-potassio ha lo scopo di mantenere o restaurare il gradiente perchè qualche ione sodio tende ad entrare nella cellula

C: un attimo e da dove entra?

M: dagli stessi canali Leaky, è un evento molto raro

C: mah... quello che mi sta dicendo io non lo so! Però è ragionevole... significherebbe...

M [esasperata dall'ennesima interruzione]: ...sì che una molecola di sodio ogni tanto, per caso, statisticamente, entra attraverso la membrana che pure è impermeabile al sodio e quindi questo alla lunga se non ci fosse un sistema di contrasto porterebbe all'annullamento del potenziale.

C: adesso non esageriamo, non si annulla! La membrana è impermeabile!

M: però si ridurrebbe il potenziale

C: mi sembra una cosa molto ragionevole, l'ha letto da qualche parte o è una congettura sua?

M: l'ha detto il prof. T. a lezione

C: allora è una cosa sicura, T è molto scrupoloso... Peccato però, poteva dire che ci aveva pensato Lei! Poteva mentire!

M: non mi sembrava proprio il caso... quindi la pompa sodio/potassio serve a mantenere il gradiente

C: sì, ma l'impulso nervoso cos'è?

M: quando giunge uno stimolo si aprono i canali del sodio e poichè il sodio è estremamente più concentrato all'esterno che all'interno della cellula questi entrano nel neurone e causano una temporanea inversione di polarità da -70 mV a + 30 mV circa. Dopo l'ingresso del sodio i canali si bloccano e non si aprono più per un certo periodo di tempo, rimangono in uno stato inattivo e questo garantisce la propagazione unidirezionale dell'impulso.

C: si ma questo impulso come si genera?

M: beh, c'è una cellula a monte, un neurone o una cellula sensoriale che costituisce una sinapsi con il neurone a valle e rilascia dei neurotrasmettitori

C: sì, ma all'interno della stessa cellula com'è che si propaga l'impulso?

M: per l'apertura sequenziale dei canali del sodio che percepiscono l'inversione di polarità di membrana e quindi l'ingresso del sodio fa aprire i canali del sodio a porta elettrica.

C: ecco il termine giusto è A PORTA ELETTRICA

M: sì sono canali che percepiscono la temporanea inversione di polarità...

C [interrompendo]: va bene, quindi in ultima analisi, la cosa che quasi nessuno capisce, cos'è che permette la formazione del potenziale di membrana?

M: i canali del potassio....?

C: che come sono??

M: leaky

C: SI'!!!!!!!!! è questa la cosa fondamentale! Non si è capito un accidente per 50 anni finchè non si è scoperto che i canali del potassio perdono! Senza i canali del potassio che perdono saremmo lì ancora adesso a chiederci come funzionano le idee, l'universo, la memoria... eppure lo capiscono in pochissimi... anche i libri di fisiologia spesso sbagliano!
Va bene, allora guardi... mi ero sbagliato? [prende il foglio, lo apre, e lo gira con aria trionfale come i presentatori televisivi con la busta del vincitore], cosa c'è scritto?

M: 30...

C: ...e lode, naturalmente! Vede che anche io ogni tanto mi sbaglio? [afferra una penna e corregge il foglio con foga, poi apre il libretto e scribacchia anche lì, quando alza gli occhi vede M ancora seduta in attesa del libretto] Cosa fa ancora qui? Vuole darmi un bacio?

M: NO! cioè sì, no!

C: guardi che se no ci sto!

M si alza e si gira

C: aspetti un attimo!

M si rigira

C: Lei cosa vuole fare dopo?


M: pensavo qualcosa di inerente alla clinica però in ambito medico tipo neurologia o medicina interna

C: magnifico! Tutte le persone intelligenti al primo anno di medicina vogliono fare neurologia, tutte le persone intelligenti al sesto anno scelgono oncologia.

M sorride con aria ebete e si allontana di nuovo

C: ASPETTI!

M si immobilizza all'istante

C: ma cosa ha preso di vetrini?

M: non lo so, non me l'han detto

C: devo andare a vedere!

C esce dalla porta posteriore

SCENA TERZA
C ed M

C rientra dalla porta posteriore, si avvicina a M e sussurra: per fortuna è andata bene anche di là... sa se no che figura di merda ci facevo??



sipario



sabato 8 dicembre 2012

CANCER (Le nebbie del tempo 2)


Il dizionario etimologico per la parola cancro riporta:

deriva da lat. Cancer, granchio. Genere di grave e dolorosa malattia in forma di tumore ulcerato e livido, che attacca di preferenza le parti del corpo dotate di senso più squisito, come la lingua, le labbra, gli occhi, le mammelle ecc. così denominato, perché suole essere circondato di vene turgide e varicose, che sembrano le gambe e le branchie del granchio, ovvero perché come questo animale è tenace alla preda, ed una volta afferrata colle sue branchie mai più l’abbandona.

E’ una descrizione bella, romantica, ottocentesca, ma si comprende a fondo solo se ne sei testimone.

A lezione ti dicono che i T4* della mammella non esistono più. Che “Sì, una volta quando ero studente mi è capitato di vederne uno su una signora che stava in un paesino sperduto in montagna…” Che ormai c’è lo screening, prevenzione serena per tutti.

Invece anno 2010, M. 54 anni, un marito amorevole ha proprio un T4.
T4N?M? per essere precisi, ma solo perché è appena arrivata e non hanno ancora fatto la TC, nessuno nutre dubbi sulla positività di quel N e quell’M. 
Le stanno facendo una biopsia al letto e gli specializzandi mi spronano ad assistere. 
Quando entro in stanza l’odore è strano, caratteristico della necrosi, scopro poi. Il chirurgo ha già predisposto tutto e quello che intravedo tra i telini verdi è a prima vista una mammella rivoltata. A una più acuta osservazione si dimostra in realtà tessuto tumorale, rigido e coriaceo che pian piano ha eroso la cute sovrastante esitando in una massa dura bianchiccia e in parte nerastra-necrotica che ricopre interamente la mammella destra. Per essere precisi se l’è mangiata, ha “afferrato colle sue branchie la preda” e non ha alcuna intenzione di abbandonarla.

La signora è pacifica e serena, per nulla inquietata dall’orrendo spettacolo, dalle facce sbigottite o schifate che la circondano e dall’armeggiare di bisturi del patologo al suo fianco. Chiacchiera del più e del meno con gli infermieri che passano le garze, ride e scherza. Il nodulo le era stato diagnosticato anni fa, ma da allora l’ha sempre e di proposito ignorato per motivi non chiari.

Per lo psichiatra è un chiarissimo caso di negazione, ora che inizia ad essere più consapevole c’è il serio rischio di un tentativo anticonservativo. Al termine della consulenza dà indicazione a smontare la maniglia della finestra della stanza.

Mi chiedo cosa abbia pensato il marito tutto questo tempo e se la consapevolezza della malattia le sia giunta all’improvviso, come una folgorazione, una mattina, guardandosi allo specchio. Mi chiedo qual è il punto di non ritorno, quando esattamente capisci che non puoi più ignorare. E cerco di immaginare l’abisso che ne segue. Molto, molto più della distanza tra terzo piano e il cortile.


*    T4 fa riferimento alla classificazione anatomo-patologica TNM dove T (seguito da un numero tra 1 e 4) indica le dimensioni e l'invasione della massa neoplastica, N l'estensione del coinvolgimento dei linfonodi e M specifica se ci sono metastasi a distanza. Il punto interrogativo o la x dopo la lettera stanno ad indicare che non è stata ancora eseguita una stadiazione. Un T4 è un tumore molto esteso, che nel caso della mammella erode i tessuti circostanti.

domenica 2 dicembre 2012

Have you ever had to sit in lecture and observe what is going on, only to realize that the people up there talking to you have no idea what you know or any clue of how their talk has anything to do with what we are learning? I would say that, on average, two to three lectures per week fit in this category. Now I said before that I am ok with things being a little rocky since it is a new curriculum, yadda yadda yadda. But at some point you have just got to wonder whether they really have ANY clue what the fuck is going on. They’ve had six fucking years to get their act together, and I do not get the impression they really have it. The odd part is that the new curriculum cut out some lectures, etc., but for the most part just rearranged lectures that were already being given in a different order so we see pathology the first year. So then why the hell, after six years of planning, is this so complicated? Why do we have hours of our lives taken away by someone talking about esoteric research thing that is totally irrelevant to what we are supposed to be learning? Why do we not get a schedule for the following week sometimes? Is it because they don’t even know themselves what the hell we are doing the next week? It sure as shit seems that way. Why is the poor office worker up late at night Xeroxing for us, as the doctor so dramatically portrayed in his grand speech? Because he and the other people in charge of our education don’t have THEIR fucking act together in the first place, and any complaints they receive from us are in essence a reflection of their own failure to demonstrate that they can plan an eight week class with six years of notice. For my thousands of dollars, I do not expect perfection or anything even close to it, but I do expect a certain basic level of organization or structure.


I think it is important that if you go to the SAO [Student Affairs Office], you emphasize that you only represent those students who have signed your petition. I, for one, do NOT like Rachel, and I know that there are other students, who, like me, feel that the SAO is running smoother and is a more welcoming place without her there. In almost every interaction I ever had with her I felt that she was rude and unfriendly, and I feel that she does not do a good job of making us feel welcome in the SAO. I understand that she was overworked and always too busy - but that was never an excuse to be rude to students. For fear of angering those of you who do like her, we can't as easily march in to the Dean’s office to express our applause for what has happened - and so I only ask that you emphasize that you do NOT represent the entire student body when you speak with the Dean. Thank you.

sabato 1 dicembre 2012

PRIMO TIROCINIO (Le nebbie del tempo 1)

C’è di buono che scrivo.

Ho frequentato il liceo classico e me ne vanto, ma, come per la musica e per tante altre cose che ho lasciato cadere nel tempo per colpa della medicina, non ho più quella vis nella scrittura che mi contraddistingueva al liceo. Mi è rimasta solo l’assoluta necessità di scrivere, di riportare le cose che accadono, ma lo faccio con difficoltà.
Di scrivere di getto a computer non sono capace. Il pensiero, per me, deve scorrere fluente dal cervello alla mano, uscire dalla penna e riversarsi sul foglio. Una volta mi riusciva bene, poi sempre peggio. Ma mi sono incaponita, ho continuato a riversare stentatamente sui miei quaderni le mie giornate, le impressioni. 
Ho sempre invidiato i blogger che raccontano la propria vita in tempo reale. Io necessito di rielaborazione, lunghissima rielaborazione prima di produrre un testo stampato. Per questo gran parte dei miei post non ha caratterizzazione temporale. In un certo senso questo è l’anti-blog, l’anti-diario.

Penso sia giunto tempo di rielaborare. Ci sono brani che possono essere recuperati dalle nebbie del tempo, ve li proporrò in ordine sparso sulla base dell’umore della giornata.

Questo è il primo.

18/11/2009


Oggi è l’ultimo giorno del primo tirocinio, tempo di bilanci. Ho visitato quotidianamente un totale di 27 pazienti, alcuni per qualche giorno appena, altri per più di un mese. Due sono morti, stessa patologia, stessa età, stesso letto, stessa settimana. Non è come nei film, dove la gente ha sempre la risposta pronta.
E’ un caso di sfiga clamoroso, a luglio il paziente vomita sangue, fanno gli accertamenti, ha la cirrosi HBV+ con ipertensione portale ed epatocarcinoma all’ultimo stadio. A metà ottobre capita nel nostro reparto.


Non c’è nessuna speranza – dice la nostra tutor

ma parla, sta bene! – a noi sembra impossibile

Non arriva al week end.

Ma lui lo sa?

La risposta ci arriva da sola.

Quattro studenti che giocano a fare il dottore da due settimane appena lasciati soli in stanza con un malato terminale che a quanto pare sta benissimo. Si lamenta della disorganizzazione del reparto, magnifica i termometri del pronto soccorso, poi d’improvviso cambia argomento
“Ma voi che siete così giovani… quanti anni avete?”
21, 22…
“Chi ve lo fa fare di stare in un posto di sofferenza così? Parlare con gente che oggi c’è, domani chissà… ci avete pensato? Vi sentite pronti?”
La mia compagna fa cenno di no con la testa perché già le viene da piangere
“Io non riuscirei a tornare a casa e dimenticare, a separare le cose, non ci sono mai riuscito, se avevo qualcosa in sospeso continuavo a pensarci finchè non era risolto”.
Che lavoro fa?
“Facevo” – sottolinea lui con aria triste
“Facevo una cosa completamente diversa e molto meno importante. Il contabile”.
Ma serve anche quello
“Certo serve” – alzata di spalle, seguita da lunga pausa.
“Io sarei pronto ad andarmene anche adesso, tanto ormai…”
A questo punto nelle serie televisive sui medici c’è sempre il dottore di turno Carter, JD, Chase o chicchessia che dice qualcosa tipo “non importa quello che si è fatto se lasciamo qualcosa di bello e viviamo quel che resta”
Il problema è che nella vita reale ti dici “Che ne so di quest’uomo? Che ne so se ha avuto una vita felice, se ha una moglie, dei figli, degli amici… Come posso fare il dottorino ventenne delle serie televisive?”
Così non gli ho detto la frase del copione né quel giorno né i successivi.
Il lunedì non rispondeva più.
Forse a qualcuno tocca sempre insegnare questa lezione ai futuri dottori e per noi quattro sei stato tu.
Ciao Vincenzo.


per questo e per i post passati e futuri: i dettagli, le storie, i nomi e i luoghi sono stati lievemente modificati per renderli non identificabili in nome del segreto professionale.