tag:blogger.com,1999:blog-15203759027159218172024-03-05T17:48:54.296+01:00Mikipediaracconti di medicina d'urgenzaTripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.comBlogger145125tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-68835747307066479662020-11-02T18:17:00.001+01:002020-11-12T17:11:00.713+01:00Covid-19, L'equazione emotiva della seconda ondata<div style="text-align: right;"><i><span style="font-size: medium;">Ogni volta che un bimbo dice: ‘Io non credo alle fate’, c’è una fatina che da qualche parte cade a terra morta.</span></i></div><i><span style="font-size: medium;"><div style="text-align: right;"><br /></div><div style="text-align: right;"><i>J.M.Berrie, Peter Pan</i></div></span></i><div style="text-align: right;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><span style="font-size: medium;"><br /></span><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAu6o4iwzejure0Ofi0dQu9eVCQ66e8QIIvtA6byUnf_zS0E02YpdAFxANqT51K1V_wAiSDl8QPEnwPfLJLJUDvin8Oy4CRZFQQIbgsjD7rFk1dRg6LaXWklhhWu3fYGTz3LgwwB0LuaE/s960/123192008_10158941961548980_8821024674241918854_n.jpg"><span style="font-size: medium;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAu6o4iwzejure0Ofi0dQu9eVCQ66e8QIIvtA6byUnf_zS0E02YpdAFxANqT51K1V_wAiSDl8QPEnwPfLJLJUDvin8Oy4CRZFQQIbgsjD7rFk1dRg6LaXWklhhWu3fYGTz3LgwwB0LuaE/s320/123192008_10158941961548980_8821024674241918854_n.jpg" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br /><div style="text-align: justify;">Ospedali pieni, pronto soccorso intasato, tende dell'esercito fuori dall'ospedale, reparti convertiti in tutta fretta per ospitare i malati Covid, giovani medici e specializzandi contrattualizzati per dare una mano, tutto è tornato come a marzo, tranne per un particolare fondamentale: l'attitudine dei miei colleghi.</div><div style="text-align: justify;">Da un po' li osservo, e più ci parlo, leggo cosa scrivono, li incontro, più vedo riflessi, nei loro, i miei stessi pensieri e sentimenti.</div><div style="text-align: justify;">Il clima che si respira in ospedale come sui social network è di rassegnata frustrazione, con sfumature di rabbia e fastidio. C'è chi se la prende con chi quest'estate ha fatto festa, chi con il Governo che ha fatto troppo poco e troppo tardi, chi attacca i negazionisti invitandoli a offrirsi volontari per lavorare nei reparti Covid, chi tenta per l'ennesima volta di risolvere l'enigma lupo/capra/cavolo e attraversamento del fiume nella nuova versione 2020 figli/nonni/genitori operatori sanitari che devono vivere cercando di non ammalarsi di Covid.</div><div style="text-align: justify;">Perché vedete, tecnicamente per il nostro lavoro non fa nessuna differenza che la gente ci applauda dai balconi o filmi di nascosto i parcheggi vuoti davanti agli ospedali per gridare al complotto, che ci regali il cibo o ci accusi di voler fermare il paese dall'alto del nostro stipendio fisso. Noi comunque ogni mattina entreremo in ospedale e cureremo allo stesso modo chi ci capita, <i>"senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali o sociali"</i>. </div><div style="text-align: justify;">Il problema è lo spirito con cui lo facciamo. </div><div style="text-align: justify;">Abbiamo le spalle larghe, noi del pronto soccorso. Ogni giorno c'è qualcuno che si lamenta, urla, inveisce, sputa, lancia oggetti, aggredisce un operatore sanitario. Più raramente qualcuno commenta: "Come fate?", "Siete dei santi", "Complimenti", "Che pazienza", "Chi ve lo fa fare?".</div><div style="text-align: justify;">Ce lo chiediamo tutti i giorni chi ce lo fa fare, a volte è lo sguardo riconoscente di un vecchietto a cui abbiamo portato una coperta in più, altre volte è la soddisfazione professionale di aver gestito bene un'emergenza, a volte è lo sguardo sereno con cui un malato si addormenta dopo l'antidolorifico, altre è il ringraziamento di un parente.</div><div style="text-align: justify;">Tutti i giorni abbiamo altrettanti motivi per trovarlo detestabile questo lavoro: le immagini insopportabili che rimangono impresse negli occhi, il pianto della madre a cui abbiamo dovuto comunicare la morte del figlio, il colorito grigio del giovane che abbiamo tentato di rianimare invano per un'ora, la nonna morente, sola in un ospedale chiuso alle visite, la cronica mancanza di posti letto, l'ancora più cronica mancanza di personale e di risorse, l'impossibilità di concentrarsi per cinque minuti sullo stesso paziente perché c'è sempre troppo da fare, la coda infinita.</div><div style="text-align: justify;">Ciò che chi sta fuori dall'ospedale pensa di noi non è che una variabile trascurabile di un'equazione complessissima, di quelle con mille parentesi e lettere strane che alle medie sbagliavo sempre.</div><div style="text-align: justify;">È il risultato finale di questa equazione, però, ad essere importante: perché dopo tre pagine di calcoli può venirne fuori un numero positivo, e allora ci alziamo e andiamo a lavorare, o negativo, e allora firmiamo una lettera di dimissioni o di trasferimento e ci dedichiamo a una vita più tranquilla. La seconda possibilità <a href="https://www.blogger.com/#">capita sempre più spesso</a>.</div><div style="text-align: justify;">Ogni volta che un parente pensa di ottenere un trattamento migliore con un atteggiamento aggressivo, ogni volta che un paziente sporge denuncia per problemi futili o inesistenti, ogni volta che qualcuno <a href="https://www.blogger.com/#">ci aggredisce</a> o posta l'ennesimo articolo sui dati di mortalità del Coronavirus, su Bill Gates, il 5G o i video di presunti reparti ospedalieri vuoti, una piccola, trascurabile, variabile si aggiunge all'equazione personale di ciascuno di noi operatori sanitari. E alle porte di questo lungo inverno la percezione di tutti è che l'equazione sia già pericolosamente vicina allo zero.</div></span><div style="text-align: justify;"><font color="#011428" face="verdana" size="5"></font></div>TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-72430372520652240212020-10-30T11:41:00.005+01:002020-11-12T17:11:00.966+01:00Winter is coming<span style="font-size: medium;"><i>Improbe Neptunum accusat, qui iterum naufragium facit<br />Publilio Siro<br /></i><br /></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6ypRyqhadZy7sSTfyb6o03rbWAjv0CvlJZUMYSlOJm5MSk53vCiZ4XYQBUNpfcgVDdWY3tmYkjsBO866NF5J28_Y-kozPsctJNSRFaK_OJdLmVwH3betn28TfSKq4vo5NKmCiN_lwO3M/s960/IMG-1472.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="768" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6ypRyqhadZy7sSTfyb6o03rbWAjv0CvlJZUMYSlOJm5MSk53vCiZ4XYQBUNpfcgVDdWY3tmYkjsBO866NF5J28_Y-kozPsctJNSRFaK_OJdLmVwH3betn28TfSKq4vo5NKmCiN_lwO3M/s320/IMG-1472.JPG" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Photo courtesy D.V.</i><br /></td></tr></tbody></table></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Per un po’ abbiamo avuto la nostra personale Berlino, quel muro pieno di graffiti a dividere il pronto “pulito” da quello “sporco”, la zona Covid dalla zona non-Covid. Poi, come in Germania nel novembre ’89, a fine giugno è stato abbattuto. Un gesto scenografico che tutti abbiamo immortalato con i nostri telefoni a sancire una minuscola vittoria di questa strana guerra. Insieme al muro sono stati smantellati uno a uno i reparti Covid dell’ospedale, i contratti di collaborazione straordinaria sono stati sciolti, e infine le OGR sono tornate lo spazio polifunzionale per eventi che erano prima della pandemia.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">In Pronto Soccorso, però, abbiamo continuato a lavorare come prima. Il muro è stato sostituito da un numero crescente di porte di vetro, più versatili e meno angoscianti, e gli spazi sono stati ridistribuiti continuamente. Abbiamo continuato a lavorare con tute, visor, filtranti e guanti anche quando i giornalisti hanno perso interesse, anche ad agosto, con l’aria condizionata sempre insufficiente a dare sollievo sotto troppi strati di plastica. Abbiamo continuato ossessivamente a cercare il Sars-Cov-2 in tutti i malati febbrili, con sintomi respiratori e poi anche in tutti i malati da ricoverare. Siamo stati attenti a non farci scappare neanche un caso possibile in fase di pretriage: il paziente non parla? Percorso Covid. Non è in grado di riferire un’anamnesi? Percorso Covid. Ha problemi delle vie aeree? Percorso Covid. Tanto erano sempre tutti negativi. Ci siamo compiaciuti, al momento di chiamare i pazienti a casa per comunicare l’esito del tampone, di notare colonne di “negativo” per pagine e pagine, come se veramente fosse stato merito nostro, come se si trattasse della schiacciante vittoria ottenuta grazie a una strategia ben congegnata. E non fosse, invece, la ritirata del nemico che brucia tutto alle sue spalle per riorganizzarsi e tornare più forte di prima.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Poi, un giorno, è tornato.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Continua <a href="https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2020/10/30/covid-linverno-sta-arrivando-cronaca-da-un-ospedale/?fbclid=IwAR0NlA7aM1n3RedD4jdu45rPRjzOKsJzf6fAI5iWffZwNAAOYlIgXPQuINI">qui</a></span></div><div style="text-align: justify;"><font color="#011428" face="verdana" size="5"></font></div>TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-50145293009868131722020-10-29T12:07:00.002+01:002020-11-12T17:11:01.147+01:00ESTATE<div style="text-align: justify;"><i><span style="font-size: medium;">Yazd, Iran, Agosto 2017</span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGj0mYbsSrOUliKbPNotPdpiOl01qlAg_bRkjz0BjHFf_g-N7YFUskwfpeXebiZZ9IIGF8pX66NHcB7-VC03ePtEPmca8edEmWSdvLPHxE19cJD0E2FgJho1fE-OIBDn-b83EUusqE1ok/s1280/iran.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="960" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGj0mYbsSrOUliKbPNotPdpiOl01qlAg_bRkjz0BjHFf_g-N7YFUskwfpeXebiZZ9IIGF8pX66NHcB7-VC03ePtEPmca8edEmWSdvLPHxE19cJD0E2FgJho1fE-OIBDn-b83EUusqE1ok/s320/iran.jpg" /></a></div></i><span style="font-size: large;">Dicono che coprirsi protegga dal caldo, per questo i berberi del deserto si avvolgono in drappi che lasciano visibili solo gli occhi, eppure la sensazione che ho, sotto l’hijab mal annodato e la tunica a maniche lunghe, è ben diversa. Il caldo secco è molto meglio del caldo umido, si dice. Eppure quando il vento ardente del deserto soffia così forte da impedirti di alitare sugli occhiali per pulirli perché assorbe anche l’ultima molecola di vapore non sembra esserci differenza. Si arranca, si suda sotto gli strati di lino e cotone, ma fa così caldo che il sudore evapora, sublima, lasciando spossati.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><i>... continua <a href="https://ricercaepratica.it/archivio/3459/articoli/34473/" target="_blank">qui</a></i></span></div><div style="text-align: justify;"><font color="#011428" face="verdana" size="5"></font></div>TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-20356211895750715092020-05-27T09:52:00.002+02:002020-11-12T17:11:01.326+01:00Abbracciare con lo sguardo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglUnUF1n8I4rFw0gFtUQMOhdxLcM27E9GdKifykOHKiIipHu7_xDEtCMozNfUpTXCLiVuTKmZ11g_LKbTkATMKyDQkdsXDg926R3FQmNGVOGTBpeBv-jcQ6-W4hfGS0F2c38dw17xa5MQ/s1600/IMG-1085.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglUnUF1n8I4rFw0gFtUQMOhdxLcM27E9GdKifykOHKiIipHu7_xDEtCMozNfUpTXCLiVuTKmZ11g_LKbTkATMKyDQkdsXDg926R3FQmNGVOGTBpeBv-jcQ6-W4hfGS0F2c38dw17xa5MQ/s320/IMG-1085.JPG" width="240" /></a></div>
<span style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: medium;">Forse sarà che il mio primo giocattolo è stato un libro di pezza.<br />
Forse sarà che mi hanno insegnato a leggere a tre anni.<br />
Forse sarà che ogni sera mi addormentavo solo dopo un capitolo di un libro letto da papà.<br />
Forse sarà che frequento il salone del libro dal 1991, quando le case editrici per bambini erano 4.<br />
Ma sono sempre stata fissata con i libri.<br />
Correva l'anno 1992, e, con l'entusiasmo dei miei 5 anni compiuti da meno di una settimana, giudicavo i tempi maturi per la mia prima pubblicazione.<br />
</span><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqQ3TK3nc9KCvMEcZ1AFxZ9KHAtVIAENNIaXgTxp7W3TTITanM119eFAdyjjnOnOIRhy9U97ykE_rSSP5ceAsqVGAqf4c0CF9I1tRebgHzuuDwv8tL_YrhhP9xJJ-Wo-3u9Ge2zsO0wuU/s1600/IMG-1091.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
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<span style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinT-lzi06Hs5_998q43KnVEpuAT7ujRSmRv2EAQd1zNVY3AsU1TmCEC2oHq5TW1W4sgZMl0l5DALoeiPjylWEP-6xXQkmAIaVxLjljKvDqBk5X6bkjG9pmZOVqDe6Voo6xLl2E4bSu6u4/s1600/IMG-1087.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinT-lzi06Hs5_998q43KnVEpuAT7ujRSmRv2EAQd1zNVY3AsU1TmCEC2oHq5TW1W4sgZMl0l5DALoeiPjylWEP-6xXQkmAIaVxLjljKvDqBk5X6bkjG9pmZOVqDe6Voo6xLl2E4bSu6u4/s320/IMG-1087.JPG" width="240" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqQ3TK3nc9KCvMEcZ1AFxZ9KHAtVIAENNIaXgTxp7W3TTITanM119eFAdyjjnOnOIRhy9U97ykE_rSSP5ceAsqVGAqf4c0CF9I1tRebgHzuuDwv8tL_YrhhP9xJJ-Wo-3u9Ge2zsO0wuU/s1600/IMG-1091.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqQ3TK3nc9KCvMEcZ1AFxZ9KHAtVIAENNIaXgTxp7W3TTITanM119eFAdyjjnOnOIRhy9U97ykE_rSSP5ceAsqVGAqf4c0CF9I1tRebgHzuuDwv8tL_YrhhP9xJJ-Wo-3u9Ge2zsO0wuU/s320/IMG-1091.JPG" style="cursor: move;" width="240" /></a></span></div>
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<span style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: medium;">
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Piegai un cartoncino a metà, scrissi diligentemente il mio nome sulla copertina, raccolsi una serie di racconti illustrati da me medesima, compilai un accurato indice ed ecco pronto il mio primo libro.<br />
I più raffinati noteranno nell'ultima pagina scritta da sotto in su un mirabile esempio di letteratura ergodica (<a href="https://www.blogger.com/u/1/#">Danielewski</a> spicciami casa).<br />
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<span style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJZTeXebkNj8xH1WZglwuanRa8FxjVDqfoQpXRT9K6G_OeodAmEeDt5tcofKu6BGb9-vcFjtdf9RWtKX6hXaRcwpOV0XsQANp9GzuAuyRaMoPQx1OHTF1EdFiWwqpAH9Lcwi8KjzAAurM/s1600/base+spaziale.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJZTeXebkNj8xH1WZglwuanRa8FxjVDqfoQpXRT9K6G_OeodAmEeDt5tcofKu6BGb9-vcFjtdf9RWtKX6hXaRcwpOV0XsQANp9GzuAuyRaMoPQx1OHTF1EdFiWwqpAH9Lcwi8KjzAAurM/s1600/base+spaziale.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1210" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJZTeXebkNj8xH1WZglwuanRa8FxjVDqfoQpXRT9K6G_OeodAmEeDt5tcofKu6BGb9-vcFjtdf9RWtKX6hXaRcwpOV0XsQANp9GzuAuyRaMoPQx1OHTF1EdFiWwqpAH9Lcwi8KjzAAurM/s320/base+spaziale.jpg" width="241" /></a>Nel 1997 ci fu il grande salto. Grazie all'ufficio di papà mi ero procurata un personal computer con Wordpad, uno dei primissimi scanner a colori, una stampante a getto d'inchiostro anch'essa a colori e, incredibile a dirsi, persino una rilegatrice. Nacque così "la base spaziale", avventura di fantascienza-nonsense in tiratura limitatissima (10 copie da regalare a parenti e amici a Natale).</div>
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Forse sarà che quando si realizza un sogno che hai dall'età di cinque anni un po' di emozione è d'obbligo.<br />
Ma volevo dirvelo.</div>
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Dalla prossima settimana trovate in libreria il mio libro.</div>
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Un libro vero.</div>
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</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3Dw2Kb_2GDK9jl6VRy73ukS498rpnX4heXvYVArEXkcppoMmKZQoIFnhgOjIk0Ga6fvZp66LOnLuvHVLdqExlvGgGoa8Ao5N5Y6oizDWjsffSC3LBCosLKh_cWa0wcBz6VJHQvmO-xbo/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="343" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3Dw2Kb_2GDK9jl6VRy73ukS498rpnX4heXvYVArEXkcppoMmKZQoIFnhgOjIk0Ga6fvZp66LOnLuvHVLdqExlvGgGoa8Ao5N5Y6oizDWjsffSC3LBCosLKh_cWa0wcBz6VJHQvmO-xbo/s320/Schermata+2020-05-27+alle+09.51.01.png" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Preordini amazon con un po' di sconto <a href="https://www.amazon.it/Abbracciare-Sguardo-Cronache-Reparto-Covid-19/dp/8849006837/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&dchild=1&keywords=abbracciare+con+lo+sguardo&qid=1590565710&sr=8-1">qui</a></div><div style="text-align: justify;">Ma se siete delle brave persone ordinatelo dal vostro libraio</div>
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TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-77471530576376220122020-05-10T12:51:00.006+02:002020-11-12T17:11:01.508+01:00Il consenso disinformato<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana"; font-size: medium;">Io odio il consenso informato. <br /> Chiariamoci, non ho nulla contro il diritto sotteso al concetto di consenso informato, ritengo giustissimo che ciascuno abbia libertà di scelta riguardo al proprio corpo, ma è utopistico pensare che chiunque, in una condizione di fragilità, sia in grado di comprendere concetti complessi e scegliere per il proprio meglio. E le volte che, nel chiedere un consenso informato, mi sono sentita sottilmente in colpa o gravata di una responsabilità maggiore o in imbarazzo sono nettamente superiori a quelle in cui ho sentito di fare qualcosa di buono per il paziente. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana"; font-size: medium;"><br />Il consenso informato tutela i valori di un individuo immaginario e perfetto dalle scelte, dettate da valori diversi, del suo medico curante. Ad esempio è accettabile, nella varietà delle scale di valori, che per qualcuno l'integrità fisica possa rivelarsi più importante della vita, quindi, ammesso che il paziente sia cosciente quando ci si trova ad affrontare questa decisione, lui solo potrà decidere se farsi amputare un arto o perdere la vita per un'infezione devastante. <br /> Ricordo bene le lezioni di relazione medico-paziente in cui elencavano in buon ordine le cose da non fare: <br /> - non incombere sul paziente <br /> - non indirizzare le sue scelte <br /> - non minimizzare i rischi né trascurarli <br /> - chiedere conferma al paziente sulla sua comprensione della nostra spiegazione <br /> - non influenzare il paziente <br /> - non contrattare <br /> - non rispondere alla domanda "Dottore Lei cosa farebbe?" e non accettare come risposta un "Dottore, mi fido di lei, faccia come crede sia meglio". <br /> Sembrava tutto troppo facile sui libri, con questo paziente ideale che si informava, ripeteva diligentemente quanto detto e sceglieva in assoluta autonomia. L'avevo anche detto alle filosofe e psicologhe che tenevano il corso che sembrava tutto un po' troppo artificioso e difficilmente applicabile alla vita reale. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana"; font-size: medium;"><br />Ora, lavorando, continuo a chiedermi se un paziente malato, spaventato, ricoverato in ospedale e verosimilmente digiuno di medicina sia in grado di esprimere un consenso veramente informato. <br /> Certo, in parte è colpa nostra, dei medici, che, anziché spiegare tutte le alternative e le possibili complicanze, rifiliamo al malato un modulo scritto piccolissimo dicendogli che o lo firma oppure niente intervento chirurgico. <br /> E' chiaro che, gestito in questo modo, il consenso non serve a niente, è solo percepito dal malato come uno scarico di responsabilità da parte del medico e dal medico come un'inutile lungaggine burocratica, se non come un implicito atto di sfiducia nei confronti del paziente. <br /> Su una cartella una volta ho trovato scritto: "Paziente in visita preoperatoria. Si consensa", trovo che questo neologismo verbale in forma attiva dica tutto sulla visione che molti medici hanno del problema. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana"; font-size: medium;"><br />Ma supponiamo che, per ogni procedura, noi informassimo veramente il paziente di ciò che può andare storto, senza peraltro offrirgli una valida alternativa: "E' fondamentale che lei faccia questa biopsia, perché senza non possiamo sapere se ha il cancro e quindi curarla, oppure se ha una malattia benigna. La biopsia però ha un rischio di sanguinamento del 5% e una mortalità dello 0,2%" (Sono numeri immaginari). E' tanto, è poco? Il paziente ha una vera alternativa? <br /> La domanda che mi sono sentita rivolgere più spesso, dopo aver esposto pregi e difetti di una procedura, è proprio questa: "E se non firmo cosa succede?". Quasi sempre non c'è un'alternativa e se c'è è per forza di cose più rischiosa o con minori benefici attesi (sembrerà assurdo ma se proponiamo una procedura tendiamo a scegliere quella con minori rischi per il paziente). Quindi una volta che il paziente è stato adeguatamente informato che potrebbe morire per la biopsia che gli viene proposta gli rimane da scegliere se farla o se non farla e rischiare di avere il cancro senza saperlo e morire di quello. Immaginate l'ansia di cui caricate il paziente con una scelta del genere, un paziente che, vi ricordo, è malato e fragile. <br /> Chiedere il consenso informato a un paziente, nel 90% dei casi equivale a chiedere al cliente di un'agenzia viaggi di firmare un modulo che attesta un rischio, col volo aereo che sta acquistando, del 5% di atterraggio di emergenza, del 3% di attacco terroristico e del 2% di morte. Solo che il viaggio non è di piacere, ma serve a riportare a casa una persona stanca e malata. <br /> Chiedere il consenso informato ha senso quando le alternative proponibili sono più di una o in caso di problemi etici: preferisci l'anestesia generale, più rischiosa ma meno ansiogena, o la spinale, più rapida ma con l'effetto collaterale della veglia? Vuoi sapere di avere una malattia genetica incurabile? Vuoi essere trasfuso o la tua religione te lo impedisce e quindi preferisci rischiare ed eventualmente morire? <br /> Nelle maggior parte delle procedure invasive il consenso informato è una pena, da entrambe le parti. Soprattutto nei casi, non infrequenti, in cui il paziente non ha gli strumenti per comprendere cosa gli state proponendo.</span><span style="font-family: "verdana";"> </span> </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW2o9IxC1umDgU9_PP_ocmjMm1WPa3IOPuk9ZjMi2lgtXIzJ3rzn7syZt83_k_lHQ8xZPh2HlfuZKDTGubHPJju2Ykw7Rax498vLtXdTYj9lsBn9yYV87ECIh_3RB1g05YLD4jI5nHSEo/s1600/15.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1442" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW2o9IxC1umDgU9_PP_ocmjMm1WPa3IOPuk9ZjMi2lgtXIzJ3rzn7syZt83_k_lHQ8xZPh2HlfuZKDTGubHPJju2Ykw7Rax498vLtXdTYj9lsBn9yYV87ECIh_3RB1g05YLD4jI5nHSEo/s320/15.jpg" width="288" /></a></div>
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<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "verdana"; font-size: medium;">
Oggi questo caso tocca a me. <br /> Stefano porta male i suoi sessantadue anni, l'obesità e una tendenza all'isolamento sociale e, sospettiamo, all'alcolismo non aiutano. I parenti, che comunque in questo periodo non possono venire a trovarlo, sono anche peggio. Un giorno cade a terra improvvisamente e la figlia, spaventata, chiama il 118. <br /> All'arrivo dei soccorritori Stefano è incosciente e ha una grave aritmia cardiaca: necessita di una scarica elettrica del defibrillatore per tornare in ritmo e di un ricovero in ospedale. Il cuore di Stefano funziona molto male: è dilatato e pompa circa un quarto di quanto dovrebbe, ma non sappiamo perché. A causa del suo disturbo psichiatrico Stefano non è mai andato dal medico e non si è mai fatto vedere in ospedale, non abbiamo precedenti per sapere come funzionasse il suo cuore uno o due anni fa. Le dita della mano destra macchiate di nicotina farebbero pensare a un infarto, ma potrebbe anche aver avuto un'infezione cardiaca o avere una cardiomiopatia dilatativa su base alcolica o idiopatica. Per scoprire quale di queste è la sua malattia, evitare che gli torni un'aritmia fatale e possibilmente curarlo è necessaria una coronarografia. <br /> La mia collega di turno ieri ci ha già provato: appena è entrata in stanza con un foglio e una penna Stefano si è chiuso in se stesso: "Non firmo niente" manco fossimo i finti tecnici dell'Italgas che suonano al campanello per truffare i pensionati. La mia collega non si è arresa e ha provato a spiegare vantaggi e svantaggi della coronarografia, ottenendo sempre un netto rifiuto. </span></div>
<span style="font-family: "verdana"; font-size: medium;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana"; font-size: medium;"><br />Oggi è il mio turno. Entro nella stanza di Stefano e provo a stabilire una sintonia, un contatto. Non è facile neanche capire cosa mi dice, tra la voce arrochita dal fumo, i soli due denti rimastigli e il dialetto piuttosto stretto che mescola a poche parole in italiano. Questo è uno dei momenti in cui mi piacerebbe parlarlo il dialetto, forse mi aiuterebbe a comunicare, a farmi percepire come un alleato e non come un nemico. </span></div>
<span style="font-family: "verdana"; font-size: medium;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana"; font-size: medium;"><br />Non è la prima volta che cerco di strappare un consenso a una procedura ad un paziente riluttante e, nella mia esperienza, i problemi possibili sono tre: o il paziente non ha capito in cosa consiste la procedura, o il paziente non ha capito i vantaggi della procedura, o, ben più comune, il paziente ha paura di qualcosa (sentire dolore, vedere il sangue, non svegliarsi). Per tutti questi problemi c'è una soluzione semplice: spiegazioni alla sua portata nel primo caso, un po' di sano terrorismo psicologico nel secondo, rassicurazioni e farmaci nel terzo. </span></div>
<span style="font-family: "verdana"; font-size: medium;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana"; font-size: medium;"><br />Stefano non ha nessuno di questi problemi, oppure li ha tutti insieme. Di sicuro non ha facilità a seguire con attenzione le spiegazioni e l'unica cosa che ha capito è che se vuole può dire di no. Per uno che non si fida dei medici è abbastanza: "Non voglio fare la coronarografia perché non voglio". <br /> Per dieci minuti non ci muoviamo da questo punto, io cerco di capire se non vuole perché ha paura, crede che non serva o vuole morire e lui mi risponde sempre "Non voglio e basta". <br /> Passo alla strategia due: terrorizzarlo. Non bello da dirsi, ma spesso efficace. <br /> "Se non fa questo esame non capiamo cos'ha non possiamo curarla e se torna l'aritmia muore" <br /> "Non mi importa, voglio andare a casa" <br /> Come un cane che fiuta l'osso decido di sfruttare questo punto di debolezza: "Se non fa l'esame non possiamo mandarla a casa perché è troppo pericoloso" <br /> Ma Stefano è scaltro: "Io firmo e torno a casa, non potete tenermi qui" <br /> Io però ho già avuto questo colloquio in passato e so cosa rispondere: "Se prova ad alzarsi e andare a casa non arriva alla porta dell'ospedale, sviene, dobbiamo soccorrerla e farle la coronarografia d'urgenza" <br /> Il colloquio prosegue su questi toni per altri dieci minuti, poi Stefano improvvisamente si mette a parlare d'altro e chiede come funziona la coronarografia. Siamo passati al problema uno, ottimo. Il cardiologo, accanto a me, si lancia in una spiegazione complessa comprendente tubi radiogeni, cateteri, palloncini. Stefano è sempre più spaventato e continua a dire "Io non voglio fare questo intervento". <br /> L'abbiamo perso. Usciamo dalla stanza. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana"; font-size: medium;"><br />Un'ora dopo l'emodinamica mi chiama per sapere cosa fare di questo paziente in lista da due giorni che non ha ancora firmato il consenso alla procedura. Decido di concedermi un secondo tentativo, da sola. <br /> Ricomincio da capo: "Perché non vuole fare questo esame?" <br /> "Non voglio, mi avete detto che posso scegliere di non farlo e non voglio farlo". <br /> "Sì, ma perché? Ha paura di avere male? Ha paura di qualcos'altro? Perché non vuole farlo?" <br /> "Voglio andare a casa" <br /> "Ma senza questo esame starà qui un sacco di tempo perché non capiremo cos'ha e non potremo curarla" <br /> "Non voglio farlo" <br /> E avanti così per un tempo interminabile fino a una svolta: "I medici usano i malati per fare scuola". In fondo noi eravamo i finti tecnici dell'Italgas che truffano i pensionati, almeno nella sua mente. <br /> Questo è un problema che non ha una risposta collaudata, si può solo ricominciare da capo e sperare di ottenere la fiducia del paziente in qualche modo. <br /> Dopo qualche tempo siamo di nuovo alla fase: come funziona la coronarografia. Questa volta imparo dall'esperienza precedente e semplifico il più possibile. Gli indico la cannula arteriosa che ha al polso sinistro: "Si ricorda quando le hanno messo quello? E' uguale, sente un buco sul polso e sta sdraiato su un lettino. Sopra di lei ci sarà un cubo dei raggi, deve solo stare sdraiato e non sentirà niente". <br /> "Mi addormentano?" <br /> Domanda trabocchetto... non c'è una risposta giusta, qualcuno è rassicurato dal perdere conoscenza ed emergere da una procedura guarito, qualcun altro ne è terrorizzato. Ho una sola possibilità e anche una sola risposta da dare: "No, rimarrà sveglio, ma se ha paura possiamo farle un sedativo leggero". <br /> Stefano non risponde e cambia di nuovo argomento: "Però io volevo un caffè". Si riferisce alla colazione di questa mattina che non gli hanno dato perché era a digiuno in previsione della coronarografia che non ha voluto fare. Solo che ormai sono le due del pomeriggio e il carrello della colazione è sparito da ore. <br /> Improvvisamente mi tornano in mente le parole del corso di relazione medico-paziente: "Non contrattare". Mando un vaffanculo mentale alle filosofe e psicologhe e propongo a Stefano: "Se Le porto un caffè farà la coronarografia?" <br /> Lui, come sempre, risponde con un'altra domanda: "Me la fai te?" <br /> Mi sento onorata, ho conquistato la sua fiducia, peccato che debba rispondergli di no: "Non sono capace, la fanno i cardiologi, però se vuoi ti accompagno fino alla sala di emodinamica" <br /> "Però voglio il caffè". Non se l'è dimenticato. <br /> Vado in sala medici, gli preparo un espresso con la nostra macchinetta, ci metto anche lo zucchero che ovviamente vuole, pazienza per il suo diabete, e torno con un caffè in una mano e un modulo di consenso alla coronarografia nell'altra. <br /> Stefano, buono buono, beve il caffè, firma il modulo e si fa accompagnare docilmente in sala di emodinamica, dove risponde con cortesia alle domande del cardiologo. <br /> "Tutto bene, Stefano?" mi accerto prima di tornare in reparto <br /> "Sì, ci vediamo dopo". <br /> Con buona pace del "consenso informato".</span></div>
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<span style="color: #000066;"><span style="font-size: 130%;"><span style="font-family: "trebuchet ms";"></span></span></span>TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-59865980048366975542020-04-24T18:26:00.002+02:002020-11-12T17:11:01.689+01:00Una flebile speranza<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtJiUOSYW0ofCTi7JD5gbCNzTjW8ulQwtdrpQsWAU9My2pBpbRKyK1_Hhms6oRRcTUq_2uz5dvTknUQRgCXhEUgK-deD_BrAY-NVpGJollAaWtElMcDh-Ojx5Qh0pmToZpvOoW5AcMK-w/s1600/IMG-0950.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtJiUOSYW0ofCTi7JD5gbCNzTjW8ulQwtdrpQsWAU9My2pBpbRKyK1_Hhms6oRRcTUq_2uz5dvTknUQRgCXhEUgK-deD_BrAY-NVpGJollAaWtElMcDh-Ojx5Qh0pmToZpvOoW5AcMK-w/s320/IMG-0950.jpg" width="320" /></a></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;"><a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/04/la-fortuna-ai-tempi-del-covid19.html">Episodio precedente</a></span><br />
<span style="font-family: verdana; font-size: medium;"><br /></span>
<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">Oggi è una giornata fantastica. Di questi tempi le aspettative necessarie a meritare l'uso di un tale aggettivo si sono alquanto abbassate, ma penso di non esagerare.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">Atmosfericamente è uno splendido pomeriggio: è primavera, il sole splende in un cielo blu senza nuvole, il nitore abbagliante dell'atmosfera priva di smog rende la basilica di Superga così vicina da poterla sfiorare. Mi godo ogni momento: la preparazione a casa, la prima volta quest'anno che indosso dei vestiti primaverili, il rumore del motore della Vespa quando la accendo, il sole che accarezza la pelle, il vento sulle mani. Oggi è stata indetta una riunione di reparto che, come ogni cosa in tempo di Covid, è sui generis. Per cominciare si svolge in giardino, unico luogo aperto che possa garantire un metro di distanza tra i numerosi operatori convocati. Arriviamo alla spicciolata, spesso senza riconoscerci. "Daniela?" "Sì, tu chi sei? Ettore?" "No, sono Ferdinando". Lavoratori in divisa, siamo poco abituati a vederci nei vestiti di tutti i giorni, se a questi si aggiungono il metro di distanza regolamentare, una mascherina sul volto e gli occhiali da sole gli indizi a nostra disposizione per intuire chi ci si para davanti sono minimi. Ci salutiamo come se non ci vedessimo da secoli, anche se non può essere passato più di qualche turno. L'atmosfera è subito quella della gita scolastica, qualcuno si sdraia sul prato, qualcuno si siede su un muretto, altri iniziano a chiacchierare o a godersi il sole, nessuno ha fretta.</span></div><div style="text-align: justify;"><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;"><br />Il resto del racconto e dei diari del reparto Covid sono disponibili <a href="https://www.ibs.it/abbracciare-con-sguardo-cronache-dal-libro-vari/e/9788849006834" target="_blank">qui</a></span></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhV-upgMJ8aUrtuWSdToq1JsqEG-LOLjHLi949Jyk76Z9yfUXPulbkD9r1HV9AS2Kn4sDvCcjzjw8cHI-la_GPbKQKZoXtVv4n2HkjuOPTzxwLzpal8x2xqYSXksccrt4E1I2jxDtXWH3I/s1600/IMG-0951.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhV-upgMJ8aUrtuWSdToq1JsqEG-LOLjHLi949Jyk76Z9yfUXPulbkD9r1HV9AS2Kn4sDvCcjzjw8cHI-la_GPbKQKZoXtVv4n2HkjuOPTzxwLzpal8x2xqYSXksccrt4E1I2jxDtXWH3I/s320/IMG-0951.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: medium;"><br /></span></div>
<span style="color: #000066;"><span style="font-size: 130%;"><span style="font-family: "trebuchet ms";"></span></span></span>TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-90066618673061467202020-04-18T14:44:00.002+02:002020-11-12T17:11:01.868+01:00La fortuna ai tempi del Covid19<blockquote class="tr_bq"><div style="text-align: justify;"><span face="Verdana, sans-serif">“Chi disse “preferisco avere fortuna che talento” percepì l’essenza della vita. La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita. Terrorizza pensare che sia così fuori controllo. A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro. Con un po’ di fortuna va oltre e allora si vince. Oppure no. E allora si perde”. (Woody Allen, Match Point)</span></div></blockquote><a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/04/covid-19-curare-una-sola-malattia.html">Episodio precedente</a><br /><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody><tr><td><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFGRETYMOG6QignSFZ92c-THyH_kdIGHD4LaAwNHwS0z_5p0tJTdjZBR9mD4X9iKEjNYAFNzFvSzdS_iwDmYNbpexreg-zFju1F_6tiGYNxyCG4KE1yeClxAen5jIrQotabdcjrHjOLiE/s1600/IMG_0897.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="909" data-original-width="750" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFGRETYMOG6QignSFZ92c-THyH_kdIGHD4LaAwNHwS0z_5p0tJTdjZBR9mD4X9iKEjNYAFNzFvSzdS_iwDmYNbpexreg-zFju1F_6tiGYNxyCG4KE1yeClxAen5jIrQotabdcjrHjOLiE/s320/IMG_0897.jpg" width="264" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption"><span face=""trebuchet ms" , sans-serif"><i>Photo Courtesy of Fabio</i></span></td></tr></tbody></table></div><div style="text-align: justify;"><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">A volte, in questo lavoro, si ha la netta sensazione che la fortuna sia tutto ciò che conti e che basti infilare una serie di eventi sfortunati per trovarsi in condizioni impensabili. <br />Attilio, del letto 5, è ben più di un arzillo vecchietto: a Gennaio era così in forma da giocare a tennis. Durante quell’ultima partita, in uno scambio particolarmente combattuto (o almeno così lo immagino io) si fa male a una gamba.<br />L’incidente lo costringe a letto un paio di settimane e, nonostante la profilassi con l’eparina, l’immobilità provoca un trombo. Evento improbabile, ma non raro.<br />Complicanza possibile in questi casi, il trombo si stacca e causa un embolo che arriva ai polmoni e non gli permette di respirare.<br /></span><br /><span style="font-size: large;">Il resto del racconto e dei diari del reparto Covid sono disponibili </span><a href="https://www.ibs.it/abbracciare-con-sguardo-cronache-dal-libro-vari/e/9788849006834" style="font-size: large;" target="_blank">qui</a><br /><span style="font-family: verdana; font-size: medium;"><a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/04/una-flebile-speranza.html"><br /></a></span><span style="font-family: verdana; font-size: medium;"><a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/04/una-flebile-speranza.html">Episodio successivo</a></span></div><div style="text-align: justify;"><font color="#011428" face="verdana" size="5"></font></div>TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-2481986619022123762020-04-15T17:15:00.002+02:002020-11-12T17:11:02.525+01:00La zona grigia - storia di U.S.C.A.<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><i>Secondo guest post, sempre a firma S., sempre a tema territorio. Questa volta si parla di USCA, la "guardia medica" speciale per i pazienti Covid.</i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="color: #20124d;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5RrKcd42s0yLT2g4YLXFRxT4MjEdz46uzo40qUKUlTI1Xzq9eiXzzOgZ1vWz7OFjs7GOkBNrbbJM7yYxKe0OsIKBcKfQhAJ9XM6fhXd7sbtR5ktTOB5hMZSc8kd8qun0cEwzy88fLjS4/s1600/IMG-0671.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5RrKcd42s0yLT2g4YLXFRxT4MjEdz46uzo40qUKUlTI1Xzq9eiXzzOgZ1vWz7OFjs7GOkBNrbbJM7yYxKe0OsIKBcKfQhAJ9XM6fhXd7sbtR5ktTOB5hMZSc8kd8qun0cEwzy88fLjS4/s320/IMG-0671.JPG" width="240" /></a></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;">"Per fortuna la nonna è morta due mesi fa"<br />I DPI schermano meno dalle espressioni facciali di quello che credevo, e la figlia della signora D. coglie subito la perplessità che ha suscitato in me questa frase<br />La sala da pranzo della signora D. dà direttamente su un cortiletto interno. Al momento è tutto spalancato, per far arieggiare i locali, come da noi richiesto. La signora D. si tira su la coperta. Ogni tanto un brivido la scuote; io sono grato di avere aria che mi circola attorno. È il pomeriggio di Pasqua. Le temperature si sono alzate e ad arrivare dalla signora ci abbiamo messo venticinque lunghissimi minuti in cui ho sudato come neanche a ferragosto al mare. In auto, sotto i vari strati di protezione, ho sentito la pelle pizzicare, a tratti bruciare. Sotto la mascherina mi è sembrato di sentire i peli della barba crescere, uno per uno, un micron per volta. Per molti è una piacevole giornata primaverile; io non vedo l'ora di potermi spogliare. Con la scusa di prendere visione di un recente ECG mi avvicino verso la porta-finestra. Inspiro, per quanto concesso dalla FFP2. <br />La figlia della signora D. fa un passo verso di me, poi si ricorda delle regole di distanziamento e si ferma. Vuole aiutarmi a districarmi tra i fogli, ma soprattutto vuole spiegarmi la frase di prima. Si è resa conto che le è uscita non proprio bene, ha intuito i miei pensieri e di passare per la stronza della situazione non le va. Sono settimane che la sua vita ruota 24 ore su 24 al prendersi cura di sua madre. Passare per la stronza con un omino vestito da Cernobyl 1986 non le va, e ha anche ragione. <br />La mamma ha una probabile sindrome covid (di diagnosi di certezza, sul territorio, non se ne parla): "zona grigia". Ospedalizzare sì o no? Zona grigia. Età? Zona grigia. Anamnesi per orientarsi sulla terapia? Zona grigia (già, soprattutto sul territorio, esistono pochissime certezze e linee guida). Parametri? Zona grigia. In questa zona grigia si muove anche la figlia. Ha fatto di tutto per evitare che la mamma finisse in ospedale, prima con il medico di medicina generale (MMG) e ora con noi, Unità Speciali Continuità Assistenziale (S.H.I.E.L.D. levati che non siete nessuno). <br />La nonna, ultraottantenne, è mancata due mesi fa, lasciando un mini alloggio vuoto sopra casa della signora D, come mi spiega la figlia, che ora può usare questo appartamento, ancora da sistemare, come appoggio mentre assiste la mamma. "Sto tutto il giorno con lei. Ho tutto, vede?: guanti, mascherine. Lavo sempre tutto, però vado su per i servizi e la doccia, prima di andare a dormire a casa mia. Non c'è una cucina... mia mamma portava da mangiare alla nonna tutti i giorni, e io ho piacere almeno a dormire con mio marito. Faccio la doccia e mi cambio verso le dieci, vado a casa, e alle sei e mezza suona la sveglia." <br />Questo, da tre settimane. La signora D. non peggiora e non migliora, però comincia a essere stanca e stufa, non solo astenica, ma proprio stanca e spossata dalla situazione. La figlia cerca di non darlo a vedere, ma ha paura, dubbi e vuole tornare a farsi la doccia a casa sua, senza aver paura di contagiare il marito. Credo che sia la prima volta che la figlia della signora D. racconti questa cosa a qualcuno. <br />Visito la signora D. Un esame obiettivo da zona grigia. In accordo con la collega in turno con me e seguendo un po' il pensiero del primo collega che l'ha visita, cambio antibiotico e aggiungo l'idrossiclorochina. Nessuna linea guida. Zona grigia. La signora ha parlato pochissimo durante tutta la visita, ma ci tiene a dirmi che se riuscisse ad alzarsi mi accompagnerebbe alla porta. La figlia ringrazia me e i miei colleghi, queste figure indistinguibili come tanti piccoli cloni imperiali, per il lavoro che facciamo. Io esco e mi chiedo, dopo due settimane, chissà qual è il lavoro che facciamo. Zona grigia.<br /> <br />Le U.S.C.A. (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) sono state istituite da un decreto Covid del 9 marzo e sono diventate operative, almeno teoricamente, il 30 marzo. In alcuni territori, come ASL Novara, sono partite in via sperimentale prima e ormai sono una realtà ben consolidata. Nella mia ASL siamo partiti il 30 per adempire al decreto, ma abbiamo iniziato a lavorare davvero almeno una settimana dopo.<br />Stranamente il decreto è ben scritto: spiega l'obiettivo (istruire delle unità territoriali che seguano i pazienti Covid per ridurre l'ospedalizzazione e affiancare i Medici di Medicina Generale che in questi mesi sono letteralmente morti di lavoro, più di qualsiasi altra categoria) e spiega i mezzi (senza DPI adeguati, per decreto, non si fanno domiciliari). In realtà l'applicazione del decreto è molto eterogenea e ogni territorio si organizza in modo suo, anche all'interno della stessa ASL.<br />In alcune realtà, oltre ai medici, ci sono anche infermieri per organizzare delle specie di mini ADI, cioè cure infermieristiche per terapie iniettive e monitoraggio; in altre i mezzi diagnostici in campo sono molti: cardiolina per ECG refertato da specialista tramite servizi di telemedicina e dotazione di ecografi per eseguire eco polmonari (dopo addestramento all'uso). Ad Alessandria è possibile prescrivere l'ossigenoterapia senza piano terapeutico per i pazienti covid, altrove è necessaria comunque la prescrizione specialistica. In alcune realtà si è investito molto nella formazione, in altre si è fatto vedere una volta un video di dieci minuti sul corretto uso dei DPI.<br />Anche sul versante prescrittivo mancano certezze e linee guida condivise e ogni territorio si sta organizzando da sé, tra sinergie MMG e USCA e, purtroppo, alcune spiacevoli incompensioni nella gestione del paziente. Stupisce in molte realtà la mancata organizzazione nelle settimane che sono intercorse tra il decreto e la sua applicazione: la medicina territoriale sta mostrando tutta la sua inadeguatezza organizzativa, ma anche tutta la sua resilienza, soprattutto nell'auto-organizzazione dei medici, dei servizi domiciliari e nella condivisione di saperi e esperienze, spesso nonostante chi ci sta sopra.<br />I servizi diagnostici, come l'esecuzione del tampone, rimangono esclusiva dell'ospedale e rendono complessa la gestione dei paucisintomatici, dei dubbi, dei loro conviventi. Ci stiamo muovendo in questa zona grigia tra sintomi da ospedalizzazione e sintomi lievi, arruolando un gran numero di pazienti che speriamo, tra poche visite domiciliari e molti monitoraggi telefonici, si sentano almeno meno soli se non meglio curati.</span></div>
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<span style="color: #000066;"><span style="font-size: 130%;"><span style="font-family: "trebuchet ms";"></span></span></span>TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-29001314694023883032020-04-09T14:34:00.007+02:002020-11-12T17:11:02.942+01:00Covid19: curare una sola malattia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm-3M9ZKfeKCVzi1KqxQeMfCzIssVUlTFY9QHupYsqvy84i8_FtX3nt0JI_HagHuwsDQzfW7_o5GZsISmxoZkz_CJWfPxyVTx4pkFc1AAocQAMS2kbXY9HC9sdJmijPgGfSToc6fiKols/s1600/IMG-0603.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm-3M9ZKfeKCVzi1KqxQeMfCzIssVUlTFY9QHupYsqvy84i8_FtX3nt0JI_HagHuwsDQzfW7_o5GZsISmxoZkz_CJWfPxyVTx4pkFc1AAocQAMS2kbXY9HC9sdJmijPgGfSToc6fiKols/s320/IMG-0603.jpg" width="240" /></a></div><br /><br /><blockquote class="tr_bq"><div style="text-align: justify;"><span face="Verdana, sans-serif">Egli fuggiva e temeva il "pressappoco", voleva la verità intera. Si sarebbe detto che durante quelle settimane la morte volesse giocare d'astuzia e d'audacia con lui. Ma fu lui ad averla vinta.Avrebbe toccato i microbi senza vederli.Rimaneva ancora da distruggerli. (Louis-Ferdinand Cèline, Il dottor Semmelweis)</span></div><blockquote class="tr_bq"><div style="text-align: justify;"></div><blockquote class="tr_bq" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><div><span face=""helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: small;"></span></div></blockquote></blockquote></blockquote><br /><a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/04/il-mondo-ribaltato-degli-operatori.html">Episodio precedente</a><br /><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><i><span style="color: #20124d; font-family: "arial"; font-size: small;"><br /></span></i></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">Io di formazione sarei un internista. Di come spiegare in modo semplice cosa sia un internista </span><a href="https://triptofun.blogspot.com/2013/10/medicina-interna-for-dummies.html"><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">avevo già parlato</span></a><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">, vi basti sapere che in genere la nostra specialità è fare diagnosi. Capire tra mille malattie quale può avere il nostro paziente e poi, possibilmente, curarlo. Noi rifuggiamo la verticalizzazione, la conoscenza analitica di un gruppo di malattie in particolare, noi siamo i jolly, i fantasisti, quelli che si arrangiano un po' con tutto e se c'è bisogno chiedono agli specialisti.</span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"><br /><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">Avere a che fare con una sola malattia, come durante un'epidemia, è un'esperienza unica e a tratti frustrante. Il brivido della diagnosi è totalmente assente, il rischio di fare errori diagnostici praticamente azzerato. Ciò non significa, però, che il lavoro sia più semplice: ci troviamo di fronte a mille copie della stessa malattia, con l'arduo compito di prevedere chi migliorerà e chi peggiorerà, chi può andare tranquillo a casa e chi ha bisogno di osservazione stretta, chi tra poche ore avrà bisogno di un ventilatore e chi resisterà giorni solo con l'ossigeno.<br />Per di più è una malattia relativamente nuova: abbiamo visto altre polmoniti virali, abbiamo idea della terapia da applicare nella sindrome da distress respiratorio acuto (che ha moltissime cause, tra le quali la polmonite virale), ma con questa malattia qui, con il COronaVirus Disease '19, non abbiamo esperienza. Studiamo, leggiamo gli articoli che vengono via via pubblicati, cerchiamo consigli da chi è qualche settimana avanti rispetto alla situazione che vediamo nel nostro ospedale, ma è difficile sapere con certezza come agire.<br />È difficile perché da Galileo in poi la scienza procede a piccoli passi, a teorie e smentite, a scoperte che si credono miracolose e poi funzionano in casi limitati, a dati che richiedono conferme negli anni, ma noi abbiamo fretta.<br /><br /></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuueDBv6T-HyzulNLhcluS-VcmmbYGK7PmHmInaHwmz9nNDO5vxx4j98hcz0l4hKaUGmISb5KeVguO06cnvCXMb2kyqZII_hurcQf6Qd8xlwx82h4PHWcHoQgsJYqNdnwXo23ZHzsqlwo/s1600/IMG-0714.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuueDBv6T-HyzulNLhcluS-VcmmbYGK7PmHmInaHwmz9nNDO5vxx4j98hcz0l4hKaUGmISb5KeVguO06cnvCXMb2kyqZII_hurcQf6Qd8xlwx82h4PHWcHoQgsJYqNdnwXo23ZHzsqlwo/s320/IMG-0714.jpg" width="240" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /><span style="font-size: medium;">Il resto del racconto e dei diari del reparto Covid sono disponibili <a href="https://www.ibs.it/abbracciare-con-sguardo-cronache-dal-libro-vari/e/9788849006834" target="_blank">qui</a></span><br /><span style="font-family: verdana; font-size: medium;"><a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/04/la-fortuna-ai-tempi-del-covid19.html"><br /></a></span><span style="font-family: verdana; font-size: medium;"><a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/04/la-fortuna-ai-tempi-del-covid19.html">Episodio successivo</a></span></div><div style="text-align: justify;"><font color="#011428" face="verdana" size="5"></font></div>TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-90117387033566846912020-04-06T18:10:00.001+02:002020-11-12T17:11:03.124+01:00Otto mascherine: il territorio e la comunità ai tempi del Covid19<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><i>Da quando è iniziata questa emergenza l'Italia (e il mondo) hanno scoperto la medicina d'urgenza e la terapia intensiva. Ora chiunque sa cosa fa un anestesista, la differenza tra una mascherina chirurgica e un filtrante, come funziona la ventilazione non invasiva, perché è utile pronare un malato e molte altre cose ultraspecialistiche. Si dà il caso che io faccia il medico d'urgenza e che quindi mi risulti facile raccontare cosa avviene ogni giorno in ospedale, ma c'è una parte della realtà medico-assistenziale più nascosta e ignorata dalla retorica dei media, negletta da sempre e difficilissima da proteggere. Quello che state per leggere è un guest post scritto da S. mio compagno di università e amico che si trova a fronteggiare la stessa emergenza in un ambito completamente diverso dal mio.<br />Ecco a voi il Covid19 con gli occhi di chi lavora in una comunità psichiatrica.</i></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"></span><br />
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><br /></span><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUwWcVZ_e23VeZ4fyu12f68aBfySi8rBZCq5cvtBP2rpJiqqsBp6gPjndhGYsYLkwagrRFMffP3olibZUh6MzuTmfXJLFjaTzP6tD1ilC91lbDL6GaF3UFxqjRpZZcDGbAUPvNmQ7PfjI/s1600/IMG-0599+%25281%2529.jpg"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUwWcVZ_e23VeZ4fyu12f68aBfySi8rBZCq5cvtBP2rpJiqqsBp6gPjndhGYsYLkwagrRFMffP3olibZUh6MzuTmfXJLFjaTzP6tD1ilC91lbDL6GaF3UFxqjRpZZcDGbAUPvNmQ7PfjI/s320/IMG-0599+%25281%2529.jpg" /></a><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;">D. sta passando le due settimane più belle della sua vita. O almeno le più belle da quando è qui. La quarantena è la sua Disneyland.<br />Ridiamo, rigorosamente dietro uno schermo. Oggi sarà la quarta ora consecutiva che passo davanti a uno schermo. Con lo schermo in quarantena facciamo tutto: cene, sexting e lavoro. Tutto su skype, whatsapp, zoom. Divertente. Quando finalmente finirò di lavorare, potrò mettere su i felafel e, neanche a dirlo, riaccendere il computer e continuare a guardare il film da dove l'ho lasciato. Questi vendicatori hanno portato decisamente scompiglio a New York e, sinceramente, credo che qualcuno debba far prendere a quel Nick qualcuna delle sue responsabilità. Tutto attraverso lo schermo.<br />Parlavamo di D.<br />D. Non è propriamente un mio paziente. È ospite di una comunità dove, proprio a ridosso della pandemia, avevo iniziato a fare formazione e supervisione. È molto difficile rispondere alla domanda "Che medico sei?" quando mi viene rivolta.<br />Se avessi avuto un percorso più lineare (specializzazione, contratto da strutturato) sarebbe più semplice: "Faccio l'endocrinologo, ambulatorio diabetologia". Invece sono uno di quei "camici grigi", lavoro a partita iva, mai visto un contratto di assunzione e mi trovo a cambiare spesso lavoro, un po' perché così è questa fetta del mercato, un po' perché sono così io e in questa fluidità alla fine ci sguazzo pure troppo. Però ce la stavo facendo ad avere una qualche forma di stabilità, un qualche piano, tra strutture residenziali, formazione, giro di sostituzioni e turni in clinica. Poi SarsCov2 è arrivato in Europa e quasi tutti i miei lavori sono stati cancellati o, quando va bene, si sono trasformati in qualcos'altro, una sorta di manager reperibile 24/7.<br />In questa strana quotidianità ho dovuto confrontarmi con il virus in modi molto diversi e mi sono trovato a improvvisare risposte, con la sensazione di essere solo e senza indicazioni. Dai genitori degli ambulatori pediatrici che mi ponevano domande sulla prozia ricoverata, al servizio di educativa territoriale che, pre-confinamento, mi chiede una realistica valutazione del rischio di una pizzata in Val Chisone. Pian piano che abbiamo visto attorno a noi le cose cambiare e i toni dei media ci hanno pitturato una realtà diversa, le preoccupazioni sono cambiate e i quesiti pure. "Ma sarà sto covid?" e "Come facciamo con le mascherine? Servono?"<br />Sono iniziati i ricoveri. In una "mia" comunità R., a fine febbraio, è stato ricoverato due volte per polmonite interstiziale. Anche se ospedalizzato, non gli è stato fatto il tampone. Sarà covid? Probabile, ma se dico probaile cosa capiranno? Capiranno Sì" o capiranno "Probabile"? Rispondo la verità, e l'incertezza non piace mai come risposta quando viene da un medico. "Non c'è la diagnosi, ma la sintomatologia è compatibile, come anche i risultati degli esami. Ma potrebbe essere anche altro." Si sente dal tono della mia voce che ci credo veramente poco.<br />Con il ricovero di R. sono iniziate le mutue: ai coordinatori è venuto il sospetto che non sempre siano davvero giustificate e qualcuno si metta in mutua per paura. Dai dati che abbiamo, però, il contagio tra operatori sanitari è altissimo, per cui sì, ci si ammala a lavoro e ci si ammala tanto. Con le mutue sono comparse le soluzioni fantasiose per coprire i turni dei servizi residenziali, mentre i servizi non residenziali hanno dovuto chiudere (e con loro una parte del mio reddito del mese se n'è andato, così).<br />I lavoratori sono spaventati e chiedono risposte che non riesco a dare. Si vocifera che nel torinese abbiano chiesto a dei lavoratori sintomatici di mettersi in quarantena direttamente in struttura, dopo essere stati a contatto con ospiti covid+. Si dice che sia stato chiesto di passare due settimane in quarantena con gli utenti, per non aumentare il contagio a nuovi lavoratori. Una prospettiva che fa paura e che terrorizza quasi quanto la paura di portare il contagio ai propri affetti e ai propri cari.<br />Intanto il telefono squilla, le skype call si moltiplicano, la logistica dell'approvvigionamento dei DPI diventa la sfida del mese. Il fatto di avere utenti con disabilità importanti, spesso sindromici e con quadri di immunodepressione e fragilità, non cambia la burocrazia secondo cui noi siamo un servizio non sanitario e quindi i dispositivi arriveranno, se e quando ci saranno, dopo tutti gli altri. Le priorità sono altre, ci sentiamo dire da ormai un mese.<br /><br />Forse sono pure d'accordo. Ho fatto 6 giorni di sostituzioni con un'unica mascherina chirurgica, trafugata da una collega, sotto giuramento di non rivelare mai la fonte. E infatti mi sono sono inevitabilmente ammalato e ho fatto la quarantena.<br />Forse è giusto che arriviamo dopo ogni ospedale, ogni ambulatorio, ogni servizio sanitario in senso stretto. Ma se uno dei miei pazienti venisse ospedalizzato, per colpa della mia scarsa capacità di organizzare e fornire ai lavoratori gli strumenti per non portare il contagio in comunità, sarebbe candidato più alla palliazione che alla rianimazione e alle cure intensive.<br /><br />Da quando R. ha avuto la recidiva ho iniziato ad avere l'insonnia. Come vi dicevo, sono un medico un po' particolare. Spesso lavoro più con le equipe delle mie strutture che con gli ospiti, ma il sorriso di R. me lo ricordo. Mi ricordo quando ci siamo incontrati: sorriso sdentato, andatura steppante e succo di frutta da portare in sala riunioni, (ve le ricordate le sale riunioni? Non zoom, sale riunioni). È stata la mia ultima pausa caffé in comunità, quasi due mesi fa.<br />R. ormai sta bene. Ma la mia insonnia continua. Le cose più semplici, come la gestione della riabilitazione dopo una caduta, sono diventate sfide insormontabili. Grandi e piccoli problemi ormai sono una mole inestricabile di preoccupazioni da sbrogliare e gestire con quel briciolo di lucidità rimasta.<br />Ed è al ricovero di R. che penso mentre mi aggiornano su D. D. non l'ho conosciuto direttamente, anche se il suo caso mi è stato esposto poco prima che venisse isolato. Gestire in comunità un isolamento non è semplice, soprattutto quando non tutti gli ospiti hanno le capacità cognitive per capire gli stravolgimenti che avvengono attorno a loro.<br /><br />Questa nuova routine, segregati e senza poter uscire, ricorda la gestione pre-Basaglia e ci fa paura pure dirlo. Certamente non per tutti, ma per i casi più gravi sì. Sono aumentate le prescrizioni farmacologiche e i dosaggi, mentre vediamo scomparire le attività e gli strumenti psicoeducativi messi in piedi con tanta fatica. Gli ospiti litigano per portare l'immondizia fuori. In un caso uno di questi litigi è diventata agitazione vera e propria, e ha richiesto un accesso in DEA, con tutte le preoccupazioni che da un accesso in DEA oggi derivano. Ai tempi del sarscov2, decidere chi butterà l'immondizia è un problema clinico che occupa risorse mentali e tempo. Chi l'avrebbe detto!<br /><br />Però D. è felice. Un bambino confinato in una sala piena di cuscini, riadattata a camera da letto, circondato di attenzioni e, finalmente indisturbato, libero di sfogare le sue fissazioni: battere ritmicamente i libri uno con l'altro e far suonare i suoi carillion.<br />Ma D. non è il motivo della chiamata. C'è qualcosa di più complicato da discutere.<br />La questione DPI è questione di vita e di morte, letteralmente. Gli operatori in alcuni casi imboccano gli ospiti, fanno loro l'igiene. Il rischio di portare qualcosa da fuori è altissimo.<br />"Sono arrivate le mascherine della protezione civile".<br />Sento il battito cambiare il suo ritmo. Forse possiamo tirare un sospiro di sollievo. Qualche arma in più, oltre a quelle poche che siamo riusciti ad avere, in un clima di controspionaggio e contrabbando.<br />"Sono otto. Otto per noi e per il centro diurno."<br />Sono deluso, ma non stupito.<br />"Con sedici mascherine che ci facciamo?! Copriamo un turno e qualcosa!"<br />"No dottore, hai capito male. Otto tra noi e il centro diurno."<br />D. non lo sa che le rianimazioni sono piene, lui non sa cosa sia un ventilatore e sta notte dormirà circondato tra i suoi giochi in questa improvvisata vacanza. Non sa nulla delle sue chanche come paziente che presenta numerose comorbilità. Non lo sa, e sono settimane di beatitudine completa, mannaggia a lui e alla sua saturazione. Dormirà sereno questa notte, lui.<br />Io passerò la notte con i supereroi, sperando di assorbire un po' di coraggio per affrontare i problemi che domani si presenteranno.</span></div>
TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-91437772353432025172020-04-05T14:31:00.001+02:002020-11-12T17:11:03.540+01:00Il mondo ribaltato degli operatori sanitari all'epoca del Covid19<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhE6sWynZgpUergooog9Jh6tsrcEDUXll4xSk6Mp0mSUJj32UXZixvv7PK4VPKrqksB2znywXeHZtWi3YjL9R7SuEZFuYdPcK7v2izn9Zxayys8G1IjjGXp0o1t6zObg4bwszxx9cwuSoo/s1600/IMG-0643.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1330" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhE6sWynZgpUergooog9Jh6tsrcEDUXll4xSk6Mp0mSUJj32UXZixvv7PK4VPKrqksB2znywXeHZtWi3YjL9R7SuEZFuYdPcK7v2izn9Zxayys8G1IjjGXp0o1t6zObg4bwszxx9cwuSoo/s320/IMG-0643.jpg" width="266" /></a></div><blockquote class="tr_bq"><div style="text-align: justify;"><span face="Verdana, sans-serif">Si è in pochi e si ha contro un intero esercito; ma si difende il diritto, la legge naturale, la sovranità di ciascuno su se stesso, che non ammette possibili abdicazioni, la giustizia, la verità, e se occorre, si morirà come i trecento spartani. Non si pensa a Don Chisciotte, ma a Leonida. E si va sempre avanti e, una volta impegnati, non si indietreggia più e ci si precipita a testa china, con la speranza di una vittoria impossibile, la rivoluzione completata, il progresso rimesso in libertà, l’accrescimento del genere umano, la liberazione universale; e, alla peggio, le Termopili (I miserabili, Victor Hugo)</span></div></blockquote><a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/04/larte-di-arrangiarsi-allepoca-del-covid.html">Episodio precedente</a><br /><div><br /></div><div style="text-align: justify;"><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">Da un giorno all'altro, mentre l'Italia chiudeva, a noi operatori sanitari sono state annullate le ferie e raddoppiati i turni, ma quasi non ce ne siamo accorti. Abituati da sempre al sottile senso di colpa nei confronti delle nostre famiglie per weekend, feste e notti passate in ospedale anziché con i nostri cari abbiamo avvertito un vago sollievo. "Stasera non ci sono a cena", "Questo weekend lavoro", "Possiamo festeggiare il compleanno di papà venerdì anziché giovedì? Perché faccio notte".<br />All'improvviso tutto il resto del mondo è a casa, non organizza feste, non progetta weekend fuori porta, non compra biglietti di concerti ed eventi. Nessuna desiderata, nessun "Speriamo che martedì mi capiti di fare mattino così riesco ad andare a Yoga". Da un giorno all'altro lavorare in questo mondo ribaltato è diventato quasi un privilegio: siamo gli unici ad uscire di casa, gli unici a percorrere la città deserta, il traffico ormai un ricordo lontano, e a sapere se fuori fa freddo o c'è il sole. I nostri familiari sono sempre a casa, al mattino, se facciamo pomeriggio, tutto il giorno, se facciamo notte. La gente ci applaude, ci regala del cibo, ci chiama eroi, i supermercati ci fanno saltare la coda.<br />In questa bolla dove la domenica è uguale al giovedì anche i turni lo sono. Non esiste più un weekend libero e d'altro canto non sapremmo cosa farcene. L'organizzazione normale dell'ospedale si basa su risorse più abbondanti nei giorni feriali rispetto ai festivi quando gli ambulatori chiudono, gli interventi programmati non ci sono, molti specialisti sono reperibili da casa solo per le urgenze, gli esami diagnostici di secondo livello non vengono eseguiti. Il lavoro, anche per chi rimane, è in genere minore. Il numero di esami da chiedere e da controllare, di consulenti da chiamare, di procedure da seguire è limitato. Da un mese a questa parte, invece, viviamo in un lungo, affollato, weekend di lavoro. I servizi non essenziali sono tutti sospesi, gli esami di secondo livello sono banditi: una sola malattia, poche cure, tanta necessità di assistenza, tutta urgente.<br /></span><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7WtOgjFUw6nyOwuyR6GRcNYITUC5fvNZWPR7U3p766gkpDAgA-KziKGLXgTZeAvDw6xjYjqPaYf3nWqhgRkz1XYs3lbLQz8PPqsysA4gP0IhSi7m4y2ONsrY5Mlv3aHwN47zi5WNoiWo/s1600/IMG-0666.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7WtOgjFUw6nyOwuyR6GRcNYITUC5fvNZWPR7U3p766gkpDAgA-KziKGLXgTZeAvDw6xjYjqPaYf3nWqhgRkz1XYs3lbLQz8PPqsysA4gP0IhSi7m4y2ONsrY5Mlv3aHwN47zi5WNoiWo/s320/IMG-0666.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">La chiesa riadattata a reparto di degenza</span></td></tr></tbody></table></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Il resto del racconto e dei diari del reparto Covid sono disponibili </span><a href="https://www.ibs.it/abbracciare-con-sguardo-cronache-dal-libro-vari/e/9788849006834" style="font-size: large;" target="_blank">qui</a><br /><br /><a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/04/covid-19-curare-una-sola-malattia.html">Episodio successivo</a></div><div style="text-align: justify;"><font color="#011428" face="verdana" size="5"></font></div>TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-43639136876551114632020-04-03T14:39:00.002+02:002020-11-12T17:11:03.962+01:00L'arte di arrangiarsi all'epoca del Covid19<blockquote class="tr_bq"><div style="text-align: justify;"><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">Noi non valutiamo mai la realtà della nostra condizione fino al momento in cui ci viene illustrata da una congiuntura diametralmente opposta, nè sappiamo valutare i beni di cui godiamo fino a quando ci vengono a mancare. (Daniel Dafoe, Robinson Crusoe)</span></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;"><div><br /><a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/04/la-straziante-comunicazione-medico.html">Episodio precedente</a></div><div><span face=""verdana" , sans-serif"><br />In questo scenario che dai media è stato definito più volte "di guerra" apprendiamo tutti l'arte di arrangiarci.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZxQEYcbLJm_b-Fyic-uIX_MzW9yNtehD1NQWbpm2GohdPEQMdzQJZ0m2m5Lrky1dTo3lSEThr9C91g4Sps-vcJaK3sar3MltsSSJRdG3dc3_AqsNGLWr0BHvP40aOSel_JRsbTDVhrg8/s1600/IMG-0656.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1599" data-original-width="1600" height="319" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZxQEYcbLJm_b-Fyic-uIX_MzW9yNtehD1NQWbpm2GohdPEQMdzQJZ0m2m5Lrky1dTo3lSEThr9C91g4Sps-vcJaK3sar3MltsSSJRdG3dc3_AqsNGLWr0BHvP40aOSel_JRsbTDVhrg8/s320/IMG-0656.jpg" width="320" /></a></div><div><span face=""verdana" , sans-serif"><br /></span></div><div><span face=""verdana" , sans-serif">Dal primo giorno, a ogni turno, ci arrivano pacchi di maschere filtranti diverse: alcune con le scritte in cinese, altre in pacchi da 10 simili in modo sospetto a quelle delle ferramenta, a volte con la valvola, altre senza, moltissime difettose. Quando una si rompe cerchiamo di aggiustarla, per non sprecarla. In rianimazione una carrozzeria ha donato delle tute impermeabili per verniciare, utilissime anche per proteggersi dal Covid. La moglie di un paziente, che è anche una collega, ci ha regalato delle preziosissime maschere da ventilazione.<br />Lo shock culturale è enorme, ma come tutti gli shock di questo strano tempo, ci si abitua.<br />Passiamo improvvisamente dalla medicina usa-e-getta, quella in cui per mettere un accesso venoso centrale butti via due camici, due vaschette, un paio di pinze, delle forbici, un bisturi, due pacchi di garze e una bottiglia di clorexidina, all'arte del riciclo nota solo ai più anziani tra noi, quelli che hanno avuto la dubbia fortuna di lavorare con le suore.<br />Teniamo da parte tutto ciò che non usiamo, prima o poi tornerà utile, sterilizziamo tutto ciò che può essere sterilizzato, assembliamo parti che mai avremmo pensato fossero compatibili. In breve tempo diventiamo esperti di montaggio, di flussi d'aria garantiti dalle tubature, di sblocco di ventilatori domiciliari, di adeguamento di maschere.<br />Ogni giorno nasce un problema diverso e bisogna arrangiarsi a risolverlo: un giorno finiscono i caschi, quello dopo siamo senza flussimetri. Se recuperiamo un po' di ventilatori domiciliari ci mancano i circuiti dedicati e finiamo a rovistare negli armadi del reparto per recuperare campioni donatici anni fa e a cercare un modo per connettere i pezzi.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1w6RrKee_NSNrRvU1SSf5svUH0XjXFgtFmQT8ro2Uu_km6WQOUm_gtk8Fu_t-LtPmbOfpWJjefli_Epp57a6Dr8Jaudewzj1M-M4egWqf0AYL_1E4AyaYaAVRzaxkY7Lq495_V1TWC3Y/s1600/IMG-0637.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="975" data-original-width="1600" height="195" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1w6RrKee_NSNrRvU1SSf5svUH0XjXFgtFmQT8ro2Uu_km6WQOUm_gtk8Fu_t-LtPmbOfpWJjefli_Epp57a6Dr8Jaudewzj1M-M4egWqf0AYL_1E4AyaYaAVRzaxkY7Lq495_V1TWC3Y/s320/IMG-0637.jpg" width="320" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div><span face=""verdana" , sans-serif"><br /></span></div><div><br /></div><div>Il resto del racconto e dei diari del reparto Covid sono disponibili <a href="https://www.ibs.it/abbracciare-con-sguardo-cronache-dal-libro-vari/e/9788849006834" target="_blank">qui</a></div><div><br /><a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/04/il-mondo-ribaltato-degli-operatori.html">Episodio successivo</a><br /></div></span></div><div style="text-align: justify;"><font color="#011428" face="verdana" size="5"></font></div>TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-87524772492434467242020-04-01T06:07:00.001+02:002020-11-12T17:11:04.143+01:00La straziante comunicazione medico-paziente al tempo del Covid19<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;"><span face=""verdana" , sans-serif">"Quarantadue!" urlò Loonquawl. "Questo è tutto ciò che sai dire dopo un lavoro di sette milioni e mezzo di anni?"<br />"Ho controllato molto approfonditamente," disse il computer, "e questa è sicuramente la risposta. Ad essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda". (Douglas Adams, Guida Galattica per Autostoppisti)</span></span></div>
</blockquote>
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<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">
<span face=""verdana" , sans-serif"></span><br />
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<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;"><br /></span>
<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;"><a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/03/lisolamento-rumoroso-dei-pazienti.html">Episodio precedente</a></span></div>
<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif"></span><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXKSJkxr9P5dOJXPIUk0ljwwwD320A0VsDiXoQCcD6u-9tuWvlsDmZayw6bidKOEIYJoWHGF6K_yo6e1CNyOIxd9IdnSfkGr6wXTo2QGPYbvSV-FrVvQytqWCj6jBikTKfTy_xyXUFCIw/s1600/IMG-0657.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXKSJkxr9P5dOJXPIUk0ljwwwD320A0VsDiXoQCcD6u-9tuWvlsDmZayw6bidKOEIYJoWHGF6K_yo6e1CNyOIxd9IdnSfkGr6wXTo2QGPYbvSV-FrVvQytqWCj6jBikTKfTy_xyXUFCIw/s320/IMG-0657.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<br />
<span face=""verdana" , sans-serif">In questo mondo di videochiamate, videoaperitivi, zoom, meet, skype, facetime e app che fino a ieri non avevamo mai sentito i malati Covid vivono in una bolla.<br />Vengono prelevati a casa da operatori del 118 in tuta impermeabile bianca o arrivano al pre-triage dove i parenti vengono rispediti a casa e finiscono in un vortice dal quale usciranno dopo poche ore o dopo molte settimane, sempre con gli stessi vestiti, alcuni senza telefono, senza possibilità di comunicare con l'esterno. Alcuni finiscono dentro a un casco, che rende impossibili le telefonate, altri addormentati con un tubo in gola, impossibilitati quanti altri mai a comunicare. Neanche la morte li libera dall'isolamento. Vietate le visite alle camere mortuarie, vietato il trasporto della salma a cassa aperta, vietati i funerali. Un lenzuolo imbevuto di candeggina, una benedizione all'aperto davanti al cimitero e via.<br />L'ospedale ha chiuso le visite ai parenti e i colloqui si svolgono per telefono.<br />La comunicazione medico-paziente e medico-parente è molto difficile e delicata sempre, ma in queste circostanze è un'impresa.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: large;"></span></div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: large;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjpKsKqg2Qt21Q_l9vI3yQMq-nup-rwlVI7OVEcXeGpTzDlNW4WxEH8W2nwSNyfP4gHPshx7bZWPwcC0oP3IU7rYlZNpUnhrv9kuZCIZ6HqP6gbYPFVPCcxrWhWb_BMXDnzN1RmCQOkLw/s1600/IMG-0669.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="color: #20124d;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjpKsKqg2Qt21Q_l9vI3yQMq-nup-rwlVI7OVEcXeGpTzDlNW4WxEH8W2nwSNyfP4gHPshx7bZWPwcC0oP3IU7rYlZNpUnhrv9kuZCIZ6HqP6gbYPFVPCcxrWhWb_BMXDnzN1RmCQOkLw/s320/IMG-0669.jpg" width="240" /></span></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif"><br />Noi medici odiamo le comunicazioni telefoniche e mai come ora il motivo mi si è reso evidente. Inizialmente pensavo che il divieto di fornire informazioni telefoniche fosse principalmente una questione legale di verifica dell'identità del parente, ma non è così. Per quanto possiamo parlare lentamente, cercare di utilizzare un lessico semplice e rispiegare più volte i concetti, le persone con cui ci interfacciamo comprendono un decimo di ciò che diciamo loro. Perchè sono agitati, perchè sono troppo concentrati a cercare di capirci e, ovviamente, perchè noi pensiamo di essere chiari e non lo siamo. Per di più l'unica cosa che tutti vogliono sapere, cioè se il loro caro si salverà, è l'unica cosa che evitiamo a tutti i costi di dire, perché non lo sappiamo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<span face=""verdana" , sans-serif">Però la comunicazione ordinaria, faccia a faccia, funziona. Potrebbe andare meglio, molti di noi non sono bravi, ci sono problemi di tempo e di luogo, ma grossolanamente funziona e in gran parte lo fa grazie alla comunicazione non-verbale.<br />Il medico che si trova di fronte un parente può comprendere il suo stato d'animo dal volto, può intuire dall'espressione perplessa che non ha capito e rispiegare qualcosa anche se non gli viene esplicitamente richiesto, può confortare con una mano sulla spalla o può incoraggiare una domanda che vede affiorare alle labbra. Il parente che non capisce buona parte di ciò che il medico gli dice, invece, ha, nel colloquio di persona due grandi vantaggi: leggere sulla la faccia del medico se le notizie sono buone o cattive, e interpretare lo stato generale del malato vedendolo.<br />Nei colloqui telefonici noi medici restiamo unici occhi e dispensatori di conoscenza di chi sta all'altro capo del telefono e in pochi minuti dobbiamo riassumere concetti complessi senza alcun aiuto visivo e non-verbale. Come sintetizzare una serie di parametri in poche parole comprensibili a casa? Molto spesso non capiamo neanche noi come vadano i pazienti, figuriamoci se siamo in grado di spiegarci in modo facile. Ha una frequenza respiratoria leggermente più elevata di ieri, ha avuto di nuovo la febbre, l'ecografia sembra un po' meglio. È sostanzialmente uguale a ieri... ma loro il malato non l'hanno visto né ieri, né ieri l'altro e forse neanche una settimana fa, che significato dare a queste parole? Chi è a casa non ha mai visto un casco, una maschera da ventilazione, un paziente intubato, una terapia intensiva, ciò che gli raccontiamo è più che mai oscuro e quello che vorrebbero sapere non glielo diciamo. Ho perso il conto delle volte, in questi giorni, che mi sono sentita dire: "Guarirà?". E non conta quanto siamo espliciti nella comunicazione, chi ha qualcuno a cui tiene in ospedale cerca di appigliarsi a ogni condizionale per credere che andrà tutto bene, per cercare nella nostra voce un filo di speranza. Ieri il marito di una signora anziana che non sta andando affatto bene, alla terza ripetizione del "Non sta andando bene e se non migliora con il casco non abbiamo altre terapie a disposizione" mi ha risposto "Ma tra quanto tempo si può considerare fuori pericolo?" "C'è rischio che non ce la faccia?". Sì, c'è sempre rischio che non ce la facciano, quanto concreto vorrei saperlo anch'io.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: large;"></span></div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><span face=""verdana" , sans-serif"></span></span></span><br />
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<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><br /></span></span></div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span><br />
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<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: large;">
</span>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZC5IrDH6SSlYtyrjZEKtP4hEMueGs6AstjP9vFt-VHDxICg3WtO_0i1QC2dqdUGex0IaYYCD4Bdibav1Eye05xzcSdCxwKklKH-B8FFoxNImynJt24-aY3gC5DGh8XRiADaJ0xfMnEgw/s1600/IMG-0620.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="color: #20124d;"><img border="0" data-original-height="1075" data-original-width="1600" height="214" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZC5IrDH6SSlYtyrjZEKtP4hEMueGs6AstjP9vFt-VHDxICg3WtO_0i1QC2dqdUGex0IaYYCD4Bdibav1Eye05xzcSdCxwKklKH-B8FFoxNImynJt24-aY3gC5DGh8XRiADaJ0xfMnEgw/s320/IMG-0620.jpg" width="320" /></span></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<span face=""verdana" , sans-serif">Riccardo (nome di fantasia) ha 50 anni, è un po' sovrappeso come quasi tutti i nostri ricoverati Covid, ha sintomi da una settimana, ma è peggiorato improvvisamente, gli abbiamo messo un casco al volo, ma appena lo disconnettiamo respira malissimo. È giovane, sano, sappiamo tutti che merita una chance in più del casco, bisogna intubarlo e portarlo in rianimazione. Lui è inquieto, vorrebbe bere, vorrebbe togliere il casco, parlare con la moglie. Gli spieghiamo che non si può. Ciascuna di queste cose comprometterebbe la delicata operazione dell'intubazione e diminuirebbe significativamente le sue possibilità di sopravvivenza. Gli spieghiamo cosa faremo ed è spaventatissimo, dentro al suo casco rumoroso, mentre quattro omini blu di cui può intravedere solo gli occhi sotto una maschera di plastica gli urlano che respira troppo male e che è necessario addormentarlo, mettergli un tubo in gola e connetterlo a un respiratore per dare ai suoi polmoni la possibilità di guarire. Chiede se è proprio necessario. Sì. Chiede se avviseremo noi la moglie. Sì. Siccome tra gli infermieri che preparano i farmaci e l'anestesista che si appresta alla procedura sono la figura più inutile, cedo a Riccardo la mia mano da stringere. Mentre me la stritola mi fa la domanda che tutti noi speriamo di non ricevere mai: "Quante probabilità ho di svegliarmi?".<br />Un numero, conforto dell'era moderna. <br />A saperlo, un numero, e poi anche sapendolo, quanto è confortante un numero? <br />Per Douglas Adams, scrittore visionario di una trilogia di fantascienza nonsense in cinque parti, la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto è 42. <br />Ma quale sarà per Riccardo? Quale risposta mi conforterebbe se stessero per intubarmi? Come non comprendere la paura di chi si addormenta per non sapere se, quando e in che condizioni si sveglierà? Quanto è rassicurante avere come ultima immagine mentale quella di quattro camici azzurri, quattro visori di plastica con sotto due occhi e una maschera, mentre hai un casco in testa e senti solo il ronzio assordante dell'aria proveniente dal ventilatore? <br />Gli dò l'unica risposta possibile, quella che so essere per certo una bugia, ma spero sia almeno ciò di cui ha bisogno in questo momento: "Buone possibilità". Poi mi sento troppo in colpa e aggiungo "Lo facciamo perché è la cosa che le dà le maggiori possibilità di guarire". <br />Nelle varie leggi non scritte dell'ospedale c'è quella di non essere mai troppo ottimisti. Mai definire una notte "tranquilla" prima di sbollare, mai promettere che "andrà tutto bene". Non basta un arcobaleno al balcone per una profezia che si autoavvera.</span></div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: medium;"></span><br />
<div style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif; font-size: x-large; text-align: justify;">
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<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: medium;">
<div style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif; font-size: x-large; text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmgUiWGwm18hK_FIjRvZhx1dymNihlK8ioiKWACnEezfGobbzWEM_kIe05rPmwut8eWj84zZZIhGP_Ey-JtBHlevjxDNDgNAFmBXijTRLyVK5mcgHYLjKWmCmh-M6zV5G1iaBJiVDnRLE/s320/90785472_10223331838910672_88596426468098048_n.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" width="320" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><em>Photo Courtesy of Giorgia</em></td></tr>
</tbody></table>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmgUiWGwm18hK_FIjRvZhx1dymNihlK8ioiKWACnEezfGobbzWEM_kIe05rPmwut8eWj84zZZIhGP_Ey-JtBHlevjxDNDgNAFmBXijTRLyVK5mcgHYLjKWmCmh-M6zV5G1iaBJiVDnRLE/s1600/90785472_10223331838910672_88596426468098048_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="color: #20124d;"></span></a><br /></div>
</span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif">Riccardo è morto a meno di 24 ore da quel "Quante probabilità ho di svegliarmi" che mi appesantirà per sempre il cuore, ricevendo come ultima risposta la mia inutile rassicurazione.</span><br />
<br />Il resto del racconto e dei diari del reparto Covid sono disponibili <a href="https://www.ibs.it/abbracciare-con-sguardo-cronache-dal-libro-vari/e/9788849006834" target="_blank">qui</a></div><div style="text-align: justify;"><br />
<a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/04/larte-di-arrangiarsi-allepoca-del-covid.html">Episodio successivo</a></div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: medium;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: medium;"><span face=""helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif" style="color: #20124d;"></span></span></div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: medium;">
</span><span style="color: #000066;"><span style="font-size: 130%;"><span style="font-family: "trebuchet ms";"></span></span></span><br />
<div align="justify">
</div>
</span></div>
TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-37875163339042976132020-03-30T14:42:00.000+02:002020-11-12T17:11:04.386+01:00L'isolamento rumoroso dei pazienti Covid19<blockquote class="tr_bq"><div style="text-align: justify;"><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">Vuoi essere libero Andrew? Ti importa molto esserlo? <br />Andrew disse: -Vorreste essere schiavo, vostro onore? <br />-Ma tu non sei schiavo. Tu sei un ottimo robot, un genio nel tuo campo, a quanto ho sentito, capace di creazioni artistiche che non hanno uguali. Cosa potresti fare di più se fossi libero? <br />Forse niente, vostro onore, ma tutto quello che farei lo farei con maggiore gioia. In quest'aula ho sentito dire che solo un essere umano può essere libero. A me pare invece che chiunque lo desideri dovrebbe poter essere libero. E io voglio la libertà. (Isaac Asimov)<br /></span></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><blockquote class="tr_bq"><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;"><span face=""verdana" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"></span></span></blockquote><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;"></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQtb3M2eSyu9bNVGkENtVJ-fcRscF2uZhB_BXer6J7bpr6YlL9cFXg0eCHleuaGMxATdkOuNJf8X28phPeMMseLcaiPsTQIsYi_lqdzxFKDJjghCN7gS5u3n1IUPSNYbFw0zGT_Rp3iMA/s1600/35.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></span></div><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;"><div><a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/03/lavorare-in-subintensiva-al-tempo-del.html">Episodio precedente</a><br /><br /><span face=""verdana" , sans-serif">Se il reparto ha cambiato aspetto, la sala medici ha subito una trasformazione netta: è diventata sala medici, studio del primario, cucina e zona relax. Tutto il tempo che passiamo fuori dalla zona rossa si concentra qui. In poco tempo, con il contributo di tutti, compaiono gli oggetti essenziali per sopravvivere: una macchinetta del caffè, un forno a microonde, una piccola dispensa. Ogni giorno arrivano pacchi solidali dagli esercizi ancora aperti: pizza, torte, una sera addirittura una vaschetta di gelato. Ci sono poche regole universali negli ospedali e una di queste è che il cibo è sempre bene accetto: nulla sarà accolto con più entusiasmo di qualcosa di buono con cui buttare giù il ventesimo caffè durante una pausa di tre minuti in un turno che sembra eterno. I messaggi che accompagnano i vassoi sono ancora più commoventi #andràtuttobene #aiutiamochiciaiuta, perfino un "non buttate il vassoio che vengo a riportarvelo pieno".</span></div><div><br /></div><div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNj2wYyHRbPI8T1TEB-xPR7-laWRbspCxzsKR-V8OsmU7_akMsjYXL_xHL0AT3TeZI6EsHIpSRhoyLnt1jNLZCXvO6MJk9nRtzu5YDTLgXlH3OUOnai-tWmLJbGsYvZmRQMvwHOpusd2A/s1600/8E99A975-A32C-4F4D-A587-3C9D7D089927.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1600" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNj2wYyHRbPI8T1TEB-xPR7-laWRbspCxzsKR-V8OsmU7_akMsjYXL_xHL0AT3TeZI6EsHIpSRhoyLnt1jNLZCXvO6MJk9nRtzu5YDTLgXlH3OUOnai-tWmLJbGsYvZmRQMvwHOpusd2A/s320/8E99A975-A32C-4F4D-A587-3C9D7D089927.JPG" width="320" /></a></div><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQtb3M2eSyu9bNVGkENtVJ-fcRscF2uZhB_BXer6J7bpr6YlL9cFXg0eCHleuaGMxATdkOuNJf8X28phPeMMseLcaiPsTQIsYi_lqdzxFKDJjghCN7gS5u3n1IUPSNYbFw0zGT_Rp3iMA/s1600/35.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div><div><div></div><div></div><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><div style="text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipFSZKe35m6QG0sEnUA7TYL9HBNxwCfF8_2Xh5Ki_78DZmzxJmCVBGL3TX8LW0GW422yJGqo8wnoGHFurNpG-Qd8u6tPbk9XVu0_8l5l0Yj5RdYDWxKODGyG4E6Np4l2Y2JJX0Dd_YjEM/s1600/f29603ea-d493-4fc1-a850-b61ea88f45d2.JPG" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="768" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipFSZKe35m6QG0sEnUA7TYL9HBNxwCfF8_2Xh5Ki_78DZmzxJmCVBGL3TX8LW0GW422yJGqo8wnoGHFurNpG-Qd8u6tPbk9XVu0_8l5l0Yj5RdYDWxKODGyG4E6Np4l2Y2JJX0Dd_YjEM/s320/f29603ea-d493-4fc1-a850-b61ea88f45d2.JPG" width="240" /></a></div></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div style="text-align: justify;"><span face=""verdana" , sans-serif" style="color: #20124d;"><i>Photo Courtesy of Marcella</i></span></div></td></tr></tbody></table></div><div><span face=""verdana" , sans-serif">Più problematica è la gestione delle visite e in particolare la comunicazione interno-esterno. Nell'open-space (lo stanzone da 7 letti diviso dalla zona pulita da un lungo vetro) è stato installato un interfono: da fuori si può parlare a un microfono e la voce viene diffusa all'interno, da dentro, in teoria, i suoni vengono amplificati e riprodotti all'esterno. Se può essere sufficiente per gli allarmi dei ventilatori non lo è, però, per le nostre parole: sotto maschere e visor e con il rumore continuo dell'aria nei caschi e degli allarmi non basta sgolarsi per farsi comprendere da fuori. Il problema c'è sempre stato, ma è storicamente stato risolto con l'acquisizione di una grande abilità a sillabare attraverso il vetro e a leggere il labiale dal lato opposto. Con le mascherine neanche questa è un'opzione praticabile. La prima soluzione attuabile, la più rapida, è prendere appunti su un foglio e appoggiarlo al vetro affinché chi si trova all'esterno possa copiare/fotografare o leggere quanto scritto. Ciò implica, naturalmente, essere sempre due in turno.<br />Quando, però, a partire dal secondo giorno iniziamo a riempire le altre stanze, che non hanno un vetro, la situazione si complica. Bussiamo sulla porta per richiamare l'attenzione di chi si trova all'esterno, poi lasciamo scivolare un foglio sotto la porta e chi sta fuori (senza toccarlo) lo fotografa o ci porta il materiale necessario.</span><span face=""verdana" , sans-serif">Sempre grazie all'intraprendenza del personale (e del primario) a facilitarci il compito compaiono dapprima un baby monitor, una di quelle radioline che si usano per controllare il sonno dei neonati, e dopo qualche giorno quattro coppie di walkie talkie.</span></div><div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody><tr><td><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQtb3M2eSyu9bNVGkENtVJ-fcRscF2uZhB_BXer6J7bpr6YlL9cFXg0eCHleuaGMxATdkOuNJf8X28phPeMMseLcaiPsTQIsYi_lqdzxFKDJjghCN7gS5u3n1IUPSNYbFw0zGT_Rp3iMA/s1600/35.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQtb3M2eSyu9bNVGkENtVJ-fcRscF2uZhB_BXer6J7bpr6YlL9cFXg0eCHleuaGMxATdkOuNJf8X28phPeMMseLcaiPsTQIsYi_lqdzxFKDJjghCN7gS5u3n1IUPSNYbFw0zGT_Rp3iMA/s320/35.JPG" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption"><span face=""verdana" , sans-serif"><i>Photo Courtesy of Fabio</i></span></td></tr></tbody></table><span face=""verdana" , sans-serif">La comunicazione tra noi migliora, ma rimane indispensabile la presenza di due medici in ogni momento: chi è dentro le stanze vestito da astronauta perde il senso del tempo ed è impossibilitato a gestire le relazioni con l'esterno. Programmare i ricoveri, rispondere alle telefonate, effettuare consulenze nei reparti covid a bassa intensità, tutto viene gestito da chi è fuori, mentre chi è dentro rappresenta le mani, occhi ed ecografo del medico all'esterno.</span><span face=""verdana" , sans-serif"></span></div><div><div><a href="https://www.pinclipart.com/picdir/middle/138-1382021_futurama-clipart-bender-robot-de-futurama-png-transparent.png" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span face=""verdana" , sans-serif"><img alt="Image result for futurama robot" border="0" height="200" src="https://www.pinclipart.com/picdir/middle/138-1382021_futurama-clipart-bender-robot-de-futurama-png-transparent.png" width="85" /></span></a><span face=""verdana" , sans-serif">Diverso tipo di isolamento subiscono i pazienti. Costretti ad abbandonare i familiari al triage, entrati in ospedale da soli, chiusi in un casco che li fa assomigliare a dei minions o a dei robot di futurama, visitati da personale di cui intravedono solo gli occhi, vivono ciascuno nel proprio rumoroso isolamento.<br />È difficile spiegare come funziona e a cosa serve il casco nel quale si vedono rinchiusi la maggior parte dei pazienti al telegiornale, ma ci provo lo stesso.</span><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"><br /></span></div></div><div><span face=""verdana" , sans-serif">I polmoni funzionano alternando una piccola pressione negativa con una piccola pressione positiva; inspirando i nostri muscoli espandono il torace creando una piccola depressione che aspira l'aria nei polmoni e quando espiriamo si crea, all’inverso, una piccola pressione positiva che spreme l’aria fuori dal polmone.<br />La piccola pressione negativa necessaria ad aspirare l’aria può portare gli alveoli polmonari, quando sono malati, a chiudersi; così invece che espandersi e riempirsi di aria restano schiacciati e non partecipano alla respirazione: il sangue che li attraversa non viene ossigenato e non rilascia l’anidride carbonica.<br />Per prevenire questo collasso degli alveoli, ed anche per impedire che gli alveoli si riempiano completamente del liquido infiammatorio prodotto dalla polmonite Covid, è utile mantenerli un po’ gonfiati anche quando, inspirando, tenderebbero a chiudersi. Bisogna trovare il modo, cioè, di lasciare che il paziente respiri coi suoi muscoli e aspiri l’aria ad ogni atto respiratorio, ma che la pressione dentro gli alveoli non diventi mai negativa, come invece accade a noi quando respiriamo normalmente.<br />Questo modo lo si è trovato e si chiama CPAP continuous positive airway pressure, pressione positiva continua delle vie aeree. Come si fa?<br />Si mette il paziente dentro un casco a pressione positiva, dove l’aria entra da una parte grazie ad un erogatore, ed esce dall’altra attraverso una valvola regolabile con la quale si determina quanta pressione positiva deve esserci dentro il casco. Se il flusso di aria in entrata è molto maggiore del flusso col quale il paziente inspira, anche durante l’inspirazione il casco resta gonfio e in pressione e quindi anche l’inspirazione, che normalmente avviene a pressione negativa, avviene a pressione positiva; il paziente quando inspira crea una piccola depressione rispetto alla pressione positiva che c’è nel casco, così da determinare il flusso di aria verso i polmoni, ma questa depressione non è tale da rendere negativa in assoluto la pressione negli alveoli. Insomma, se il casco per esempio è gonfiato a +10, nell’alveolo la pressione invece che andare da -2 in inspirazione a +2 in espirazione va da +8 quando il paziente aspira l’aria a +12 quando la butta fuori, e questo previene il collasso degli alveoli.<br />L'effetto CPAP più semplice che possiate immaginare è respirare fuori dal finestrino di un'auto in corsa (ma vi sconsiglio di provarci se non volete finire decapitati).</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.repstatic.it/content/localirep/img/rep-milano/2020/03/02/191731363-32403988-183a-408a-a3bf-4095a4ca91dd.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Image result for cpap casco" border="0" height="180" src="https://www.repstatic.it/content/localirep/img/rep-milano/2020/03/02/191731363-32403988-183a-408a-a3bf-4095a4ca91dd.jpg" width="320" /></a></div><span face=""verdana" , sans-serif"></span><br /><div><span face=""verdana" , sans-serif"><br /></span><span face=""verdana" , sans-serif">Il flusso d'aria necessario a mantenere una pressione positiva è molto alto e può essere ottenuto in due modi. Quello costoso e moderno è un ventilatore a turbina (o ad aria compressa): immaginatevi un minuscolo motore di un aereo che pompa aria in un tubo, voi regolate un parametro e lui eroga aria fino ad ottenere la pressione desiderata. Quello antico ed economico è un venturimetro: semplificando al massimo concetti di fisica che non credo abbiate voglia di ripassare, un flusso d'aria in un condotto stretto e forato genera un vuoto di pressione che richiama aria dall'esterno. Grazie all'effetto venturi un flusso di 10 litri al minuto convogliato nel giusto modo può generarne uno di 30 o 40. I caschi con venturimetro hanno una scatoletta che regola il flusso e si attacca al muro alle tubature dell'ossigeno, un filtro, un tubo corrugato che porta aria al casco, e una valvola di uscita.</span><br /><span face=""verdana" , sans-serif">Il problema è che i caschi sono rumorosi, ingombranti e fastidiosi. Immaginate di avere per tutto il giorno il ronzio del motore di un aereo, ma 10 volte più forte nelle orecchie. Di non poter bere, mangiare, grattarvi il naso o sistemare i capelli. Di avere degli spallacci sotto le ascelle che tengono fermo il casco a livello del collo e di avere tubi e protuberanze varie che sporgono dal casco e vi impediscono di trovare una posizione comoda per appoggiare la testa sul cuscino. Tutto questo per giorni e giorni. Così sono i nostri minions della subintensiva: sofferenti e giustamente insofferenti.</span><br /><span face=""verdana" , sans-serif">Così capitano anche episodi toccanti, come quello che racconta con queste parole la nostra infermiera Alessia:</span></div><span face=""verdana" , sans-serif"></span><br /><div></div><div><span face=""verdana" , sans-serif">la signora ti chiama</span><br /><span face=""verdana" , sans-serif">tu hai caldo (avvolta come un palombaro nei tuoi ormai compagni di viaggio, nonché migliori amici, DPI)</span><br /><span face=""verdana" , sans-serif">ti trascini verso di lei: "dica signora"</span><br /><span face=""verdana" , sans-serif">"mi vergogno un po' ma... vorrei solo UN ABBRACCIO!"</span><br /><span face=""verdana" , sans-serif">non puoi tirarti indietro e la abbracci, perché forse è anche quello di cui hai bisogno tu.</span><br /><span face=""verdana" , sans-serif">La conferma che questo COVID non colpisce solo il corpo.</span></div><span face=""verdana" , sans-serif"></span><span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms"; font-size: large;"><i><br /></i></span><span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms"; font-size: small;"><a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/04/la-straziante-comunicazione-medico.html" target="_blank">Episodio successivo</a></span></span></div><div style="text-align: justify;"><font color="#011428" face="verdana" size="5"></font></div>TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-9110895218245382542020-03-28T10:41:00.001+01:002020-11-12T17:11:04.983+01:00Lavorare in Subintensiva al tempo del Covid19<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">Benché un flagello sia infatti un accadimento frequente, tutti stentiamo a credere ai flagelli quando ci piombano addosso. Nel mondo ci sono state tante epidemie di peste quante guerre. Eppure la peste e la guerra colgono sempre tutti alla sprovvista. (La Peste, Albert Camus)</span></div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">
</span>
<div>
<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;"><br /></span></div>
<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/03/lavorare-in-pronto-soccorso-al-tempo.html"><span face=""verdana" , sans-serif">Episodio precedente</span></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif">Se il cambiamento del pronto soccorso è stato progressivo e posticcio, quello della medicina d'urgenza del mio ospedale è stato rapido e definitivo.<br />Un giorno avevamo metà dei letti pieni di pazienti non-covid, il giorno successivo abbiamo avuto indicazioni di trasferirli in massa, quello ancora dopo avevamo gli operai a fare le modifiche.</span><br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7PMhuRP4uaCx1fLWJrAopSzQrp1k-Yyyz4J6p1O5OGEsYpoPhv23XeU6Y7dBT3vhL5ljvJoNNH8zNrH4CUuxJi3GPx-JUqO56AjVG7dY4f9AIC14WPiRPaaWdCIW-LivQHLRXjVamRS0/s1600/IMG-0608.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7PMhuRP4uaCx1fLWJrAopSzQrp1k-Yyyz4J6p1O5OGEsYpoPhv23XeU6Y7dBT3vhL5ljvJoNNH8zNrH4CUuxJi3GPx-JUqO56AjVG7dY4f9AIC14WPiRPaaWdCIW-LivQHLRXjVamRS0/s320/IMG-0608.JPG" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Photo Courtesy of Fabio</i></td></tr>
</tbody></table>
</span>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif">Quando sono tornata per il primo turno di notte è stato un tuffo al cuore. Anche qui è sorto un muro dove non c'era, ma è intonacato e ha al centro una porta identica a tutte le altre con il cartello "accesso alla zona rossa". L'effetto è straniante come quello di certi sogni in cui sai benissimo dove sei e come dovrebbero essere le cose, ma quello che vedi è diverso dalla realtà.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;">
</span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif">Sono rimasti fuori dalla nuova porta due magazzini, la sala medici, lo spogliatoio medici e il bagno infermieri. Tutto il resto del reparto, compresa la cucina e i due studi, quello di segretaria e caposala e quello del primario, è stato svuotato e trasformato in stanze di degenza o in magazzini. In tutte le stanze è stato installato un circuito a pressione negativa, in breve significa che il ricambio d'aria dentro alle stanze è talmente rapido che quando si apre la porta l'aria entra sempre senza uscire mai e ciò garantisce un rischio minimo di fuoriuscita del virus. Inoltre sono state installate telecamere a infrarossi, per poter sorvegliare i pazienti anche con le porte chiuse, un interfono e sarebbero dovuti arrivare dei monitor per poter leggere i parametri vitali di tutti i pazienti da un'unica postazione pulita.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;">
</span>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif">In terapia subintensiva vengono ricoverati i pazienti che hanno bisogno del ventilatore ma sono svegli. Pazienti che, cioè, vengono ventilati tramite maschere facciali o caschi. Queste procedure causano una importante aerosolizzazione (il virus viene sparato a distanza) e pertanto per assistere i pazienti servono le maschere filtranti e i camici impermeabili. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif">A due giorni dall'inizio dei lavori il reparto è pronto, ma non ci sono maschere e camici a sufficienza per medici e infermieri. Rimaniamo fermi altri due giorni in attesa dei presidi, quando finalmente apriamo, sulla base della conta dei DPI (dispositivi di protezione individuale) ci danno indicazioni a ricoverare tre pazienti. Entro sera ne arrivano 7. In due giorni il reparto, ristrutturato per ospitare 10 pazienti, ne accoglie 14, uno in più dell'era pre-covid.<br /> I monitoraggi che ci hanno promesso per i 6 letti rimanenti non arriveranno mai. Ci aggiustiamo recuperando qualche monitor portatile dal pronto e una colonnina parametri che abbiamo sempre avuto in reparto, ma un letto rimane completamente sguarnito. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif">Le istruzioni iniziali sono tassative: non si può uscire e rientrare nelle stanze con i camici sporchi, non si può passare da una stanza all'altra con i camici sporchi, non si possono aprire le porte che per pochi secondi. Queste direttive durano meno di due turni: non reggono alla prova della penuria costante di mascherine.</span></div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;">
<div style="text-align: justify;">
</div>
</span><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXdBQRie9dJkGV4kh8uYVkqGU547YoqvjgZ1k1aSWStLAHhM7VGpDWQU6f8I7r9uStj9c_tpdr7WKC1SeHVG2dazJW9dcHTOuL_CdbQUlOIR4CWpaKldA99fbloTNx0TR38uTbjxhdIIs/s1600/IMG-0615.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
<div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXdBQRie9dJkGV4kh8uYVkqGU547YoqvjgZ1k1aSWStLAHhM7VGpDWQU6f8I7r9uStj9c_tpdr7WKC1SeHVG2dazJW9dcHTOuL_CdbQUlOIR4CWpaKldA99fbloTNx0TR38uTbjxhdIIs/s1600/IMG-0615.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXdBQRie9dJkGV4kh8uYVkqGU547YoqvjgZ1k1aSWStLAHhM7VGpDWQU6f8I7r9uStj9c_tpdr7WKC1SeHVG2dazJW9dcHTOuL_CdbQUlOIR4CWpaKldA99fbloTNx0TR38uTbjxhdIIs/s320/IMG-0615.jpg" width="240" /></a></div>
</span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"></span></span><span face=""verdana" , sans-serif">Dal secondo giorno compare una riga per terra tracciata con lo scotch: la metà destra del corridoio è zona sporca: si può transitare da una stanza all'altra avanti e indietro con l'illusione di mantenere pulita l'altra metà. Le maniglie delle porte vengono disinfettate ogni 3 ore, tutto ciò che esce dalle stanze viene sanificato, un bagno è trasformato in locale svestizione. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif"><br /></span>
<span face=""verdana" , sans-serif">Il mio primo turno nella subintensiva-Covid19 è una notte. </span><br />
<span face=""verdana" , sans-serif"><br /></span>
<span face=""verdana" , sans-serif">Mentre sono a casa ad aspettare di sapere dove e quando devo andare a lavorare, mi chiama una collega: "Siamo senza pile per i laringoscopi, se puoi valle a comprare e portarcene almeno 6 questa sera".</span></div>
<span face=""verdana" , sans-serif">
</span><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"><div style="text-align: justify;">
<a href="https://img.medicalexpo.it/images_me/photo-g/68734-14362363.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Image result for laringoscopio" border="0" height="200" src="https://img.medicalexpo.it/images_me/photo-g/68734-14362363.jpg" width="200" /></a></div>
</span><span face=""verdana" , sans-serif"><div style="text-align: justify;">
Il laringoscopio è un attrezzo che si infila in gola ai pazienti addormentati per posizionare correttamente il tubo endotracheale. È costituito da un manico e da una lama d'acciaio. In cima c'è una luce che serve a illuminare la gola e guidare il posizionamento del tubo. Le pile scariche del laringoscopio sono il terrore di ogni anestesista... immaginatevi di avere un paziente addormentato e paralizzato e di dovergli cacciare un tubo in gola alla cieca mentre qualcuno vaga per il reparto alla ricerca di un altro laringoscopio o di pile nuove. <br />
Ecco a noi oggi sono finite le pile di riserva e il magazzino non sa se e quando riuscirà a rifornirle. Trattandosi di un oggetto facilmente reperibile è più semplice e sicuro andare in ferramenta a comprarne una scorta che attendere novità dal magazzino. Sarà solo la prima delle tante pezze da mettere di questi tempi.</div>
</span><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"><div>
</div>
</span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif">Il turno inizierebbe alle 22, ma mi chiamano prima: "Ci sono due ricoveri, vieni a darci una mano". <br />Percorro le strade deserte col mio motorino incrociando solo una pattuglia dei carabinieri e senza mai appoggiare i piedi per terra, un'unica tirata di 7 km.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGwspIHcrpTTiCA0hwKNoQ9KIKCSw7v2ik-gA7Ew2NSATw4-soYdwrduEkSbDGqIrIqF1XUyVoPPl2ylzReWZe0vMeqbnkrljBPUM0GaoIuUi6ene2wmnVwdW0s7EiSm2pvacYLuqUJnI/s1600/IMG-0642.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGwspIHcrpTTiCA0hwKNoQ9KIKCSw7v2ik-gA7Ew2NSATw4-soYdwrduEkSbDGqIrIqF1XUyVoPPl2ylzReWZe0vMeqbnkrljBPUM0GaoIuUi6ene2wmnVwdW0s7EiSm2pvacYLuqUJnI/s320/IMG-0642.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<span face=""verdana" , sans-serif">Arrivo, recupero dal magazzino una tutina usa e getta pulita, mi cambio nello spogliatoio, cercando di passare indenne dalle scarpe (da riporre in apposita scarpiera) agli zoccoli (che stazionano su di un panno imbevuto di cloro). Anello, collana e orologio li ho lasciati a casa, altrimenti dovrei metterli e toglierli ogni volta che arrivo al lavoro. Mi lego i capelli (ho scelto un pessimo momento storico per farmeli crescere, ma tant'è) e mi lavo le mani con la soluzione idroalcolica con la tecnica consigliata dall'OMS. Impacchetto il telefono con il cellophane: potrei lasciarlo fuori, ma mi serve per fotografare i documenti, quindi dopo attenta analisi ho scelto la pellicola per alimenti, che preserva il touch screen e la fotocamera e può essere buttato a fine turno, sollevandomi dall'incombenza di sanificare il telefono ogni volta. <br /><br />Vado a recuperare una mascherina chirurgica, che devo tenermi cara per tutto il turno. Con questa tenuta posso stare nella sala medici/relax ed entrare nella zona rossa, a patto di mantenermi nella metà sinistra del corridoio ed entrare solo in medicheria o in magazzino.<br /> <br />Ho appena preso consegne che una paziente decide di disconnettersi il casco: qualcuno deve entrare per sistemarglielo, ma gli infermieri sono a fine turno e sprecheremmo del materiale per pochi minuti di utilizzo, così entro io.<br /> <br />Mi metto la cuffia di tessuto non tessuto (10 secondi) <br />Mi lavo le mani con la soluzione idroalcolica (40 secondi) <br />Indosso il camice impermeabile chiudendolo dietro al collo e al fianco con un fiocco (30 secondi) <br />Mi metto la maschera filtrante (20 secondi) <br />Indosso il visor (5 secondi) <br />Mi lavo le mani con la soluzione idroalcolica (40 secondi) <br />Metto i guanti della mia misura (15 secondi) <br />In ogni passo sono assistita da un infermiere che spunta la checklist e la firma al termine.<br /> <br />A questo punto faccio il mio ingresso trionfale nell'open space in cui alloggiano tutti e 6 i pazienti. Salvo la paziente del letto 4 dal soffocamento riconnettendo il casco al ventilatore, le spiego che anche se le manca il fiato è altamente sconsigliabile tentare di autorimuoversi il casco perché rischia di precipitare da una brutta sensazione di dispnea al soffocamento vero e proprio causato dal restare con la testa in un sacco di plastica dove non arriva aria.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</span><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"><div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgITrty4zJNmf9zPIqA41YLOdOM6yn_8J79Zd6MfTP3QKcdrWLPgswvo5xdifSZnRqSWPuyH-Fejc3o9t1ymTYgne3cBEfOGHPqw1F8SVpdtZu4t2Vnyq9UmQ_BHwj7QottJpfW6zYSYUQ/s1600/IMG-0611.JPG" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="580" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgITrty4zJNmf9zPIqA41YLOdOM6yn_8J79Zd6MfTP3QKcdrWLPgswvo5xdifSZnRqSWPuyH-Fejc3o9t1ymTYgne3cBEfOGHPqw1F8SVpdtZu4t2Vnyq9UmQ_BHwj7QottJpfW6zYSYUQ/s320/IMG-0611.JPG" width="193" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Photo Courtesy of Giovanna</i></td></tr>
</tbody></table>
</div>
</span>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"></span></span><span face=""verdana" , sans-serif">Sudo sotto il camice impermeabile e il visor. Farsi capire dai pazienti è una fatica: già normalmente per parlare con chi ha un casco bisogna urlare, se poi indossi anche una maschera e un visor è un'impresa. Compiutala, aspetto. Aspetto il cambio degli infermieri e il ricovero di un nuovo paziente che deve arrivare dal pronto soccorso. Corro su e giù a tacitare allarmi dei ventilatori, a sistemare caschi, a chiudere flebo, a riavviare motori di materassi antidecubito, a riposizionare saturimetri. A un certo punto non ho più niente da fare. Ma non posso uscire, dovrei rientrare per il ricovero e sprecherei del prezioso materiale. Non posso fare nulla, però, così bardata, a parte sedermi e aspettare. Dopo 40 minuti a fissare il vuoto giunge un infermiere a salvarmi. Iniziamo il giro letti, per sistemare per la notte un paziente alla volta. Mi colpisce quanto ci sia da fare e a quante cose noi medici non diamo peso, semplicemente perché ci pensa qualcun altro. Per dormire (o almeno provarci) il paziente deve essere ben sistemato nel letto, con le lenzuola che non facciano pieghe, con la coperta se la vuole, deve aver bevuto, essere stato rassicurato, le flebo non devono finire nel cuore della notte o suoneranno gli allarmi, i cateteri devono essere vuoti. Mille piccole premure che gli infermieri dispensano quotidianamente, mentre noi ci preoccupiamo di chiedere esami, cambiare terapie e visitare i pazienti.</span></div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif">Quando arriva il ricovero mi rendo conto di un altro problema al quale non sono abituata: nulla può uscire dalla stanza. Se il paziente entra con la cartella del pronto soccorso bisogna buttarla e ristamparla da capo, se entra senza devo visitarlo senza i dati precedenti. Devo ricordare a memoria parametri, ecografia e anamnesi, per poterli scrivere un'ora o anche tre dopo, quando uscirò dalla stanza. Sembra banale, e in effetti siamo abituati a ricordarci dettagli dei pazienti anche dopo molto tempo, ma quando hai una sola malattia da curare, tutte le storie si assomigliano. Mi aveva detto che aveva solo febbre o anche tosse? I sintomi saranno iniziati 7 o 10 giorni fa? E l'ecografia com'era? Era lui che aveva quell'addensamento basale o il suo vicino? E come avrò impostato il ventilatore?. Per la prima notte me la cavo con la memoria, anche perché il paziente è uno solo, ma a breve si renderanno necessarie altre strategie.<br /> <br />Dopo alcune ore passate dentro ho le vertigini, scoprirò poi che capita a molti, qualcuno lamenta invece cefalea. Sospettiamo che sia colpa delle mascherine che costringono a inalare più anidride carbonica del dovuto, ma potrebbe anche essere la fatica continua, il rumore, gli allarmi. <br />Finalmente, dopo quasi 4 ore, esco dalla stanza.<br /> Rimuovo i guanti <br />Lavo le mani <br />Rimuovo il camice slegandolo di lato e accartocciandolo su se stesso toccandolo solo dall'interno <br />Lavo le mani <br />Rimuovo il visor toccandolo solo da dietro <br />Lavo le mani <br />Rimuovo la maschera (prima l'elastico inferiore) <br />Lavo le mani <br />Rimuovo la cuffia toccandola solo dall'interno <br />Lavo le mani <br />Rimetto la mascherina chirurgica <br />Bevo mezzo litro d'acqua in un sorso solo <br />Vado a fare pipì<br /> Riscrivo al pc tutto quello che ho fatto al nuovo malato ricoverato, chiedo gli esami, imposto la terapia, compilo la scheda di ingresso per la raccolta dati. <br />Muoio su una poltrona per circa un'ora. <br />Arriva il cambio, sospiratissimo.<br /> <br />Sempre nel pomeriggio la telefonata mi aveva avvisato: "La seconda cosa che devo dirti è che da oggi ci facciamo la doccia a fine turno, quindi portati un asciugamano e le ciabatte". Io, che di solito non faccio la doccia neanche in palestra, preferendo di gran lunga quella di casa mia, sono stranamente sollevata. <br />Non mi è piaciuto tornare a casa dall'ultimo turno e dovermi fiondare in bagno abbandonando i vestiti in ingresso. Non mi sono sentita protetta a mettere la giacca, il casco, i guanti, dopo aver visitato malati covid con l'esile protezione di un camicino usa e getta e una mascherina chirurgica.<br /> Recupero il mio fedele accappatoio in microfibra e le ciabatte di plastica che mi hanno accompagnato nei peggiori ostelli del mondo e li infilo nello zaino, solo che non mi sto preparando a un viaggio in India, ma a un improbabile tour post-apocalittico, come quelli che ora organizzano al reattore nucleare di Chernobyl.</span></div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;">
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmfAuQiTpdkr0BMOh1c1BnHG6L1TudHEgg-34tHhSqdXlft9wB4naADEu1Uxo1c-EVHp8A_ahUulHyCNckYO9-5hRHnTnApsjvKU0jPYwx2HHCDkD-7db26B6mYmNFMt1nkSIR8xkSRyM/s1600/IMG-0641.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmfAuQiTpdkr0BMOh1c1BnHG6L1TudHEgg-34tHhSqdXlft9wB4naADEu1Uxo1c-EVHp8A_ahUulHyCNckYO9-5hRHnTnApsjvKU0jPYwx2HHCDkD-7db26B6mYmNFMt1nkSIR8xkSRyM/s320/IMG-0641.jpg" width="320" /></a></div>
<br /></div>
</span>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif">Il nostro spogliatoio si è trasformato in un bagno attrezzato: sono spuntati dei phon nettamente migliori di quello che ho a casa e sembra un po' di essere in piscina o alle terme... coda per la doccia a parte. Però questo clima un po' campeggio, un po' apocalisse ci sta rendendo tutti più uniti. Come dice una collega "Quando tutto questo sarà finito o saremo una grande famiglia o non ci potremo più vedere". Speriamo la prima.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il resto del racconto e dei diari del reparto Covid sono disponibili <a href="https://www.ibs.it/abbracciare-con-sguardo-cronache-dal-libro-vari/e/9788849006834" target="_blank">qui</a><br />
<br />
<a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/03/lisolamento-rumoroso-dei-pazienti.html"><span face=""verdana" , sans-serif">Episodio successivo</span></a><span face=""verdana" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;">
</span></div>
</span></div>
TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-87179836447951718652020-03-25T12:43:00.003+01:002020-11-12T17:11:05.164+01:00Lavorare in Pronto Soccorso al tempo del Covid19<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;"><span face=""verdana" , sans-serif">La pace regnava sul mondo, le sentinelle non davano l’allarme, nulla lasciava presagire che l’esistenza sarebbe potuta cambiare. (Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari)</span></span></div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">
</span>
<div>
</div>
<span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: medium;">
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgutUcaR4lqwFkgkfG6Pqd_3HaTPROfiLY-6cPU12EnDbDvjGaoDiKJI2FpNCkAuQctXVWcjZ_L2qjCIGBwMf3QKXchfs2MywLCI_DdfPMMSHAIdFoPV6XNNmeKP72ckITh5HQPMUwYZOs/s1600/89241779_10157418456528547_7445688139647025152_n.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-size: large;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgutUcaR4lqwFkgkfG6Pqd_3HaTPROfiLY-6cPU12EnDbDvjGaoDiKJI2FpNCkAuQctXVWcjZ_L2qjCIGBwMf3QKXchfs2MywLCI_DdfPMMSHAIdFoPV6XNNmeKP72ckITh5HQPMUwYZOs/s320/89241779_10157418456528547_7445688139647025152_n.jpg" width="320" /></span></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="font-size: small;"><i>Photo courtesy of Giorgia</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<span face=""verdana" , sans-serif">Nel corso delle settimane a partire da metà febbraio la coda in pronto soccorso si è accorciata sempre di più. Sono spariti prima i codici bianchi, poi si sono ridotti i codici verdi, e dalle classiche 4 ore di attesa siamo scesi a pochi minuti. I corridoi, di solito strabordanti di barelle, si sono svuotati. La notte un clima irreale calava sulle sale d'aspetto vuote.</span></div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: medium;">
<span face=""verdana" , sans-serif"></span><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjd6PSr_PFbgO17GClcxzO9yQOxTTYnZxtz78Jh-a_xWLohs5563wAdPBo0lyaGQvlgeurJR1I5YffZkGVLxX61W6AtqqSar9fk1MDPXwM4TO56kX-ZkDrMndaiEitTmx3cu_jjZcIP-Wo/s1600/89254744_10157418456353547_3608148136414937088_n.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjd6PSr_PFbgO17GClcxzO9yQOxTTYnZxtz78Jh-a_xWLohs5563wAdPBo0lyaGQvlgeurJR1I5YffZkGVLxX61W6AtqqSar9fk1MDPXwM4TO56kX-ZkDrMndaiEitTmx3cu_jjZcIP-Wo/s320/89254744_10157418456353547_3608148136414937088_n.jpg" width="320" /></a><span face=""verdana" , sans-serif">Abbiamo vissuto a lungo un deserto dei Tartari, ma a differenza che nel classico di Buzzati, i tartari sono arrivati.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: x-small;">
</span>
</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"></span><br /><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"></span></div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;">
</span>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: large;"></span><span face=""verdana" , sans-serif">La prima ondata è stata più che altro di panico. Mentre in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna chiudevano le prime zone rosse, fuori dal nostro pronto soccorso si montava la tenda di pre-triage della protezione civile, quella dove gli infermieri muoiono di freddo a 4 ore alla volta vestiti come gli spermatozoi di "tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso e non avete mai osato chiedere".</span><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: x-small;"><span style="font-size: large;"></span></span><br /><span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: x-small;"><span style="font-size: large;"></span></span></div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: xx-small;">
</span>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1k5u5ijiQBOS4IaRyIMNI0c2F0-l6MSu6FUs6J6unuy_akgYBMmWyZD4fz-sPXNEzgO9usi1z7cYOvzg57plGz6-oeQeHZ32T-62WxBxrLmw09RlKDTcQuobIOsDfLFB1tC6ukwXR0a4/s1600/IMG-0368.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1k5u5ijiQBOS4IaRyIMNI0c2F0-l6MSu6FUs6J6unuy_akgYBMmWyZD4fz-sPXNEzgO9usi1z7cYOvzg57plGz6-oeQeHZ32T-62WxBxrLmw09RlKDTcQuobIOsDfLFB1tC6ukwXR0a4/s320/IMG-0368.jpg" width="240" /></a><span face=""verdana" , sans-serif">Quel primo giorno siamo stati subissati di telefonate: "Il marito di mia cugina che fa il camionista è passato da Codogno ma senza fermarsi e poi ci ha portato un pacco di arance, potremmo esserci contagiati?", "Ho la febbre da tre settimane, devo fare il tampone?", "Il 1500 non mi risponde e il 112 mi ha attaccato quindi chiedo a voi". Chiunque avesse un numero interno dell'ospedale l'ha subissato di telefonate, rendendo impossibile l'attività ordinaria. Il centralino mi metteva in attesa, tutti i numeri interni per chiamare i consulenti erano staccati e io non sapevo come rintracciare lo psichiatra, il chirurgo, il vascolare o chiunque altro mi servisse per i miei pazienti non-Covid.</span><br />
<span face=""verdana" , sans-serif"><br /></span>
<span face=""verdana" , sans-serif"><br /></span>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWxc86SH9xCBgwkdgjHL8YpQkkbdZSMafRjWN07PwQlM-silhSDylqjbzdDTSwKBfZLOmwsdf8CCqnCRWaoGS-A5XA8qsnBE2gWOee2DyLTL5KOgmfnDp8ZYy5Laxi3pswa8XKH1vaAks/s1600/IMG-0375.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1122" data-original-width="1125" height="319" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWxc86SH9xCBgwkdgjHL8YpQkkbdZSMafRjWN07PwQlM-silhSDylqjbzdDTSwKBfZLOmwsdf8CCqnCRWaoGS-A5XA8qsnBE2gWOee2DyLTL5KOgmfnDp8ZYy5Laxi3pswa8XKH1vaAks/s320/IMG-0375.jpg" width="320" /></a></div>
<span face=""verdana" , sans-serif"><br />Lentamente il pronto soccorso si è adattato al crescente numero di casi sospetti. All'inizio erano così pochi che bastava la nostra stanza di isolamento per visitarli: l'infermiere mi chiamava dal triage, il paziente veniva accompagnato lungo un percorso esterno fino alla stanza di isolamento, nel frattempo mi bardavo (cuffia, calzari, camice impermeabile, maschera filtrante, visor, doppio paio di guanti), poi entravo nella stanza di isolamento, visitavo e interrogavo il paziente, uscivo, chiamavo l'unità di crisi per l'autorizzazione al tampone e, se c'erano dei criteri molto stringenti, chiedevo il tampone, altrimenti rimandavo il paziente a casa con la tachipirina.<br />Ben presto la stanza di isolamento non è stata più sufficiente e ci hanno dato 4 stanze al quarto piano (sempre accessibili da percorso dedicato) per ospitare fino a 16 pazienti.<br /> E poi, mano a mano che i pazienti "normali" diminuivano, il covid si è mangiato quasi tutto il pronto soccorso.<br /> <br />Una notte sono andata al lavoro e c'era un muro. Un muro di mattoni a separare l'area covid da quella normale, o, come diciamo noi, lo sporco dal pulito, la zona dove devi vivere con mascherina, guanti, cuffia e camice di tessuto non tessuto da quella dove hai il privilegio di lavorare come un mese fa, con la tutina di stoffa e le mani libere.<br />Il muro, nota giustamente un collega, sembra quello della copertina di "the wall" dei Pink Floyd.</span></div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: xx-small;"></span><br />
<div style="font-size: small; text-align: justify;">
</div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: xx-small;">
<div class="separator" style="clear: both; font-size: small; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhF6uVFhMrrktINc_gZ0hU6fV8fS4ETrP7fidJEESAyazD35mG5htJQXLsIH-ivKep5YmtKL1jrCDuEVFH2tbE8h3ZipxxS7Hqr13BXq9oOUrun-Y5SZG6NQqNsWbvmseEpITC3oHMlIFo/s1600/89911360_10157450799318547_7422339172712579072_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: large;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhF6uVFhMrrktINc_gZ0hU6fV8fS4ETrP7fidJEESAyazD35mG5htJQXLsIH-ivKep5YmtKL1jrCDuEVFH2tbE8h3ZipxxS7Hqr13BXq9oOUrun-Y5SZG6NQqNsWbvmseEpITC3oHMlIFo/s320/89911360_10157450799318547_7422339172712579072_n.jpg" width="320" /></span></a></div>
<div style="font-size: small; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="justify">
</div>
</span>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif">Ora la zona pulita ha 1 ambulatorio e 1 sala emergenza per 8 posti letto totali, mentre quella sporca ha 2 ambulatori, 1 sala emergenza e una sala di degenza per 18+4 posti totali. I percorsi sono completamente separati e anche la radiologia ha due spazi, separati da muri di nylon, uno per i pazienti puliti, l'altra per i sospetti covid. I pazienti vengono smistati al pre-triage (la famosa tenda) e accedono da due ingressi diversi.<br /><br /> Le due sezioni del pronto non hanno nessun contatto se non per telefono o per radio.<br /> Per limitare al massimo lo spreco di materiale la scorta dei farmaci rimane nel pulito, mentre nella zona covid c'è un carrello emergenze con i soli farmaci e presidi essenziali. Per i farmaci mancanti si chiede alla radio.<br /> <br />"Isolamento a emergenza, passo"<br /> "Qui emergenza, avanti isolamento"<br /> "Serve un keppra in 250 di fisiologica, passo"<br /> "Ricevuto isolamento, lo preparo, passo"<br /> "Emergenza a filtro, passo"<br /> "Qui filtro, avanti emergenza"<br /> "Ti passo il Keppra deflussato, passo"<br /> "Ricevuto emergenza, passo"<br /> "Filtro a isolamento, passo"<br /> "Qui isolamento, avanti filtro"<br /> "Ti lascio il keppra, quando vuoi puoi aprire la porta, passo e chiudo"<br /> Se la situazione non fosse drammatica sembrerebbe di stare a un campeggio scout.</span></div>
<div style="font-size: small; text-align: justify;">
</div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: xx-small;">
</span><span face=""verdana" , sans-serif"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif">Nel frattempo le indicazioni dell'organizzazione mondiale della sanità sono cambiate: per visitare i pazienti con covid sospetto o accertato basta la maschera chirurgica, il visor, un solo paio di guanti e il camice di tessuto non tessuto. La maschera filtrante e il camice impermeabile vanno riservati alle procedure più invasive (tampone, aerosol, ventilazione in maschera, intubazione). Di conseguenza nella stanza emergenza-isolamento-covid c'è sempre un infermiere per prestare assistenza ai pazienti eventualmente presenti, mentre il medico, che va su e giù tra gli ambulatori e la stanza isolamento si cambia di volta in volta.<br /><br /> Fuori dalla stanza di isolamento c'è il "filtro", una zona franca e semi-pulita con un infermiere che gestisce la radio ed è incaricato di fornire alla stanza di isolamento-covid tutto ciò di cui ha bisogno. Il Filtro fa da tramite tra l'emergenza pulita e l'emergenza-isolamento-covid e tra la degenza-covid e il resto dell'ospedale. Fa i bagni a letto ai pazienti il cui tampone è risultato negativo e che necessitano di ricovero in zone pulite dell'ospedale, sanifica tutto il materiale che esce dall'isolamento e lo prepara all'utilizzo successivo, invia le provette per gli esami e legge i referti alla radio. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span face=""verdana" , sans-serif">Quando sono dentro con un paziente, vestita come un astronauta, la sensazione di isolamento è totale, prendere fiato è faticoso sotto alla maschera filtrante, e il suono del respiro mi rimbomba nelle orecchie: mi sembra davvero di essere in una navicella spaziale ad anni luce di distanza da altri esseri umani.<br /><br /> Noi medici di pronto siamo abituati, nelle emergenze, ad avere moltissimi presidi e tantissime mani a disposizione: un paziente grave assorbe spesso tutte le risorse in turno e chiunque passi sa come dare una mano. Moltissime cose avvengono senza che ce ne rendiamo conto e senza una richiesta esplicita: gli infermieri e gli oss sanno benissimo cosa fare, chi cerca un accesso venoso, chi analizza l'emogasanalisi, chi spoglia il paziente e lo monitorizza, chi mette il catetere, chi fa l'ecografia, chi prepara i farmaci: è tutto molto efficiente e rapido. Invece nell'isolamento siamo due: un medico, un infermiere, un carrello emergenza, un attacco dell'ossigeno e un ventilatore. Possiamo chiedere cosa vogliamo, ma la latenza è notevole. Un altro paio di mani richiede 5 minuti di vestizione e 5 minuti, durante un'emergenza, sono eterni. Per chiamare l'anestesista bisogna spiegare alla radio il motivo, far chiamare da fuori e aspettare che l'anestesista a sua volta si vesta. I farmaci richiedono lo scambio radio di cui sopra, bisogna pensare in anticipo, ma anche evitare di sprecare materiale che una volta entrato non può più uscire.</span></div>
<div style="font-size: small; text-align: justify;">
</div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: xx-small;">
<div style="font-size: small; text-align: justify;">
<br /></div>
</span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: xx-small;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; font-size: large; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihTEg5-XDtGYD8c8B3ZIDgle8ySeZh2CQswRUqM01l_5ln8wgAejYoeR2x2DztintrjR9UrLUkf9agAu0thbC6Uave2o-uuIazv5dm93di31HstV2FBUXUwX5DLS8WjAzqM3GksbrZZj4/s1600/90049132_10158205384123814_2976475119959932928_n.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihTEg5-XDtGYD8c8B3ZIDgle8ySeZh2CQswRUqM01l_5ln8wgAejYoeR2x2DztintrjR9UrLUkf9agAu0thbC6Uave2o-uuIazv5dm93di31HstV2FBUXUwX5DLS8WjAzqM3GksbrZZj4/s320/90049132_10158205384123814_2976475119959932928_n.jpg" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Photo courtesy of Marida</i></td></tr>
</tbody></table>
</span><br />
<div>
<span face=""verdana" , sans-serif">In poco più di una settimana quel muro, che è diventato simbolo della nostra lotta, si è riempito di firme e graffiti. Ci ricorda che siamo uniti, anche se non possiamo toccarci e per riconoscerci dobbiamo parlarci, perché l'unica cosa che spunta dalle divise sono gli occhi e i maschi barbuti si sono rasati per far aderire meglio le mascherine. Già si parla di quando lo abbatteremo, quel muro: chi dice a martellate, chi a pugni, chi a testate. Di quando sgonfieremo la tenda e potremo abbracciarci.</span><br />
<br />
Il resto del racconto e dei diari del reparto Covid sono disponibili <a href="https://www.ibs.it/abbracciare-con-sguardo-cronache-dal-libro-vari/e/9788849006834" target="_blank">qui</a><br />
<br />
<br />
<a href="https://triptofun.blogspot.com/2020/03/lavorare-in-subintensiva-al-tempo-del.html?fbclid=IwAR2DdktsxcK-41FlA61RtzX2nTjlNJBGoOiMVN2Tb7QsHTg97imgpbxWb7E">Episodio successivo</a></div>
</div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif" style="color: #20124d; font-size: xx-small;">
</span><span style="color: #000066;"><span style="font-size: 130%;"><span style="font-family: "trebuchet ms";"></span></span></span></span></div>
TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-69945713274073213972019-12-31T09:45:00.001+01:002020-11-12T17:11:05.345+01:00Qualche consiglio di lettura<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;">Mi sarebbe piaciuto, giunti a fine anno, stilare una top ten dei libri letti. Peccato che le liste non mi siano mai piaciute, e che sia totalmente incapace di mettere in ordine libri di generi diversi. Poi i generi tra cui spazio sono così vari che potrebbero accontentare più di una persona e sarebbe un peccato lasciare fuori qualche bella scoperta solo perchè la lista ne contiene già dieci. Così ho semplicemente scorso la lista e speso due parole per quelli che ho amato di più quest'anno. Li trovate di seguito, se può servire.<br />
<br />
<b>Ambito letterario</b><br />
<br />
<i>Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato</i> <br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1422139730l/24677851.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="475" data-original-width="297" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1422139730l/24677851.jpg" width="200" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span><br />
<br />
Per chi ama i libri. Il giovane Libero Marsell vive tra l'Italia e la Francia, sentendosi costantemente straniero, specchio dello scisma tra due mondi generata dalla separazione dei suoi genitori. Lo salvano la letteratura e una serie di donne "guida". La trama raccontata così è riduttiva, ma i personaggi di questo libro restano dentro a lungo, insieme alla sensazione avvolgente di un grande romanzo.<br />
<br />
<b>Da provare anche... </b><i>Giacomo Papi, il censimento dei radical chic.</i> Un grande soggetto con l'unico difetto di essere troppo breve e poco sviluppato nelle trame secondarie. In un presente ucronico o in un futuro poco lontano, l'Italia ha un governo sovranista; parlare difficile è diventato segno di malafede e gli intellettuali sono additati alla gogna mediatica, qualcuno viene persino ucciso dalla folla inferocita. Lo stesso libro è sottoposto a un ipotetico vaglio della censura con note a piè di pagina che sottolinea le parole difficili e le frasi dalla sintassi complessa suggerendo delle alternative. <span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1548098474l/43668294._SY475_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="475" data-original-width="303" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1548098474l/43668294._SY475_.jpg" width="204" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</span></span></span> <b>Ambito medico </b><br />
<br />
<i>Adam Kay, Le farò un po' male: diario tragicomico di un medico alle prime armi </i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1544768477l/43229734._SX318_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="427" data-original-width="318" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1544768477l/43229734._SX318_.jpg" width="238" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span><br />
Per chi, come me, fa parte del mondo sanitario, ma anche per chi ne è del tutto estraneo. Con sapiente ironia l'autore, tra un aneddoto da specializzando e un oggetto improbabile estratto dalla vagina di qualcuno, trasmette alcune criticità del sistema inglese. Leggetelo se volete sapere dove rischia di andare il nostro sistema sanitario in crisi.<br />
<br />
<b>Da provare anche...</b> <i>Jennifer Worth, Chiamate la levatrice.</i> Le avventure di una levatrice inglese nella Londra dell'800. Una trama del genere non ispira fiducia, lo so. Ma credetemi se vi dico che i personaggi raccontati sembrano usciti da un romanzo, lo stile è fresco e vi verrà voglia di accompagnare la levatrice negli altri due volumi della trilogia. <span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1392466031l/20813213.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="313" data-original-width="224" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1392466031l/20813213.jpg" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<br />
<i>Atul Gawande, The Checklist Manifesto</i> (penso che in italiano si chiami Checklist e basta). L'avevo già letto, ma una rilettura con più cognizione di causa fa sempre bene. è un libro che definirei, banalmente, rivoluzionario: insegna molto sul modo di pensare di quasi tutti gli umani e dei medici in particolare e propone alcune soluzioni semplici e applicabili. </div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1312061594l/6667514.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="475" data-original-width="315" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1312061594l/6667514.jpg" width="212" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span><br />
<br />
<b>Ambito giuridico </b><br />
<br />
<i>Ian Mc Ewan, La ballata di Adam Henry </i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1429105141l/23612098.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="397" data-original-width="250" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1429105141l/23612098.jpg" width="201" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span> Per chi ha voglia di leggere di medicina, ma anche di legge. La storia, semplice, è quella di una giudice inglese che si ritrova a decidere se sottoporre o no a trasfusione di sangue un ragazzo testimone di Geova quasi diciottenne affetto da una neoplasia ematologica. Contrariamente alle sue abitudini, decide di conoscerlo personalmente, con sviluppi imprevedibili. Etica, libero arbitrio, religione, attraverso la lente di un giovane che scoppia di voglia di vivere e di una lady inglese meno algida di quanto vorrebbe e con qualche rimpianto di maternità.<br />
<br />
<i>Elvio Fassone, fine pena: ora </i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1447008533l/27708572.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="313" data-original-width="224" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1447008533l/27708572.jpg" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span><br />
Per chi, come me, non si è mai occupato di carcere è a dir poco illuminante. L'autore è un magistrato coinvolto in un maxi-processo per mafia durante il quale conosce Salvatore, un imputato poi condannato all'ergastolo. Tramite la corrispondenza tra i due, instauratasi quasi per caso con lo scambio di un libro, siddharta, veniamo introdotti nelle assurdità e crudeltà del mondo carcerario italiano.<br />
<br />
<b>Da provare anche...</b> <i>Marco Malvaldi, Vento in scatola.</i> Sempre di ambito carcerario e sempre tratto da una storia vera, il maestro del giallo ci immerge in una storia tutta italiana: protagonista un tunisino truffatore accusato di un reato che non ha commesso, dal quale non osa scagionarsi per timore di essere punito per quello che ha commesso davvero. <span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1550914988l/44094027._SX318_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="445" data-original-width="318" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1550914988l/44094027._SX318_.jpg" width="228" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</span></span></span><br />
<b>Voglia di classici </b><br />
<br />
<i>A.J.Cronin, E le stelle stanno a guardare </i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1281029830l/8764681.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="310" data-original-width="200" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1281029830l/8764681.jpg" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span><br />
Un romanzo epico e sconsolato sul mondo, profondamente ingiusto e crudele, delle miniere di carbone. Un romanzo di formazione al contrario. Un classico senza tempo che potrebbe essere ambientato ai giorni nostri. Una traduzione un po' agé che lo rende ancora più affascinante.<br />
<br />
<i>Natalia Ginzburg, Lessico familiare. </i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1343559988l/1358541.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="332" data-original-width="202" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1343559988l/1358541.jpg" width="194" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span> Al liceo non l'ho mai letto e forse ho fatto bene, perchè ora l'ho adorato. Lo stile è unico e incredibilmente leggero per ciò di cui tratta e per come lo affronta. In verità ho ascoltato l'audiolibro letto da Margherita Buy, che probabilmente lo rende ancora più speciale. Vi basti sapere che grazie a questo libro mi è tornata voglia di "scrittori della prima Einaudi" e sono passata a Pavese, Calvino e poi a Fenoglio sul filone Seconda Guerra Mondiale e infine alla Storia di Elsa Morante.<br />
<br />
<b>Da provare anche...</b> <i>Elsa Morante, La Storia</i> Ok, è un mattone di 700 pagine, ma i personaggi trasudano umanità e rimangono per sempre. Ha solo un difetto, è di una tristezza sconfinata, non iniziatelo se non siete dell'umore adatto a soffrire un po'. <span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1175617775l/535946.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="140" data-original-width="86" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1175617775l/535946.jpg" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</span></span></span><br />
<i>Harper Lee, il buio oltre la siepe </i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1459004453l/18190276._SY475_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="475" data-original-width="314" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1459004453l/18190276._SY475_.jpg" width="211" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span><br />
Anche questo sfuggito ai classici dell'adolescenza non so perchè, forse per il titolo fuorviante. Bellissimo. Nel sud degli stati uniti, da poco uscito dalla schiavitù, l'avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa di un nero. I suoi due figli, intanto, vivono un'infanzia spensierata a due passi da una casa stregata, la cui storia viene svelata poco a poco fino all'umanissimo finale. Anche qui personaggi che restano nel cuore molto a lungo.<br />
<br />
<b>Viaggio </b><br />
<br />
<i>Federico Rampini, L'oceano di mezzo</i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1562270690l/46753869._SX318_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="462" data-original-width="318" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1562270690l/46753869._SX318_.jpg" width="220" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</span></span></span>Rampini è stato ovunque, nella Bruxelles pre-unione Europea, in paesini abbandonati della Francia, in Giappone, quasi ovunque negli USA e di ogni posto ha da raccontare un pezzo di storia misconosciuto, un aneddoto denso di significato, un'esperienza personale. Il tutto corredato da acquerelli meravigliosi.<br />
<br />
<b>Da provare anche... </b><i>Ryszard Kapuscinski, In viaggio con Erodoto.</i> Per chi ha una formazione classica quasi un sogno. L'autore, giornalista d'assalto di un oscuro giornale polacco, viene inviato nei posti più improbabili con mezzi e interpreti scarsi. Trova conforto nelle storie di Erodoto, di cui cita ampi brani contestualizzandoli e spiegandoli alla luce di quanto osserva al di fuori. <span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1538222011l/6021286.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="380" data-original-width="240" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1538222011l/6021286.jpg" width="202" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span><br />
<br />
<br />
<b>E sempre per i viaggi classici...</b> <i>Daniel Mendelsohn, Un'odissea.</i> Un professore di lettere classiche negli USA offre al padre ottantenne di partecipare al suo seminario sull'Odissea. Ne segue una crociera a tema nel mediterraneo dove a brani del poeta e relativa esegesi si intervallano aneddoti sulla vita familiare dell'autore. Lo amerete se vi piacciono gli autori americani e insieme i classici. <span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1519723451l/38812982.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="396" data-original-width="250" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1519723451l/38812982.jpg" width="202" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</span></span></span> <b>Non-fiction </b><br />
<br />
<i>Antonio Scurati, M, il figlio del secolo </i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1536311308l/41731319._SX318_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="444" data-original-width="318" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1536311308l/41731319._SX318_.jpg" width="229" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
<div style="text-align: justify;">
</div>
</span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<br />
Sono in dubbio se inserirlo nei saggi, ma per il vastissimo lavoro di ricerca secondo me merita questa categoria. Di certo è un saggio molto godibile e di facile lettura (ha un indice dei "personaggi" al fondo, se all'inizio avete problemi con i nomi). Personalmente non ho mai approfondito la storia dell'ascesa del fascismo e ricordo che i libri delle superiori erano piuttosto stringati sull'argomento. In parecchie centinaia di pagine di documenti storici e ricostruzioni romanzate, invece, Scurati ha tempo di far emergere i personaggi come persone reali e di indagare alcuni meccanismi ancora attuali di consenso e sfruttamento dell'opinione pubblica.<br />
<br />
<i>Irene Tinagli, La grande ignoranza </i></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1548727931l/43746090._SY475_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="475" data-original-width="303" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1548727931l/43746090._SY475_.jpg" width="204" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span><br />
Un ottimo saggio, ben documentato, che aiuta a comprendere alcuni mali della politica moderna (non solo italiani) con excursus storici molto utili a chi, come me, ha una memoria politica forzosamente corta per cause anagrafiche. Fornisce anche spunti di riflessione e abbozzi di soluzioni meritevoli di pensiero.<br />
<br />
<br />
<i>Francesco Piccolo, L'italia spensierata</i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1299763768l/9549233.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="301" data-original-width="200" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1299763768l/9549233.jpg" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
</span></span></span>Questo saggio mi ha fatto scoprire un autore fantastico, quindi gli sono grata per forza. Ma poi l'idea è geniale: andare ad analizzare con spirito antropologico gli eventi da italiano medio. L'autogrill migliore e peggiore d'Italia durante un giorno da bollino nero autostradale, il film di natale di Boldi e De Sica il giorno di Santo Stefano, un soggiorno a Mirabilandia con due settenni.<br />
<br />
<br />
<i>Fabrizio Gatti, Bilal </i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1443232365l/6219028._SY475_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="475" data-original-width="311" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1443232365l/6219028._SY475_.jpg" width="209" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span><br />
<br />
<br />
Baro perchè l'ho letto a fine 2018, ma ve lo consiglio lo stesso. Questo libro risponde alla grande domanda "perchè i clandestini spendono migliaia di euro per arrivare in Europa invece di prendere un biglietto aereo?". L'autore ha seguito per intero la rotta dei clandestini attraverso il Sahara e poi a Lampedusa, spacciandosi per un profugo curdo. Non vi dico altro, va semplicemente letto.<br />
<br />
<b>Da provare anche... </b><i>Cristina Cattaneo, naufraghi senza volto.</i> Sapevate che metà dei cadaveri ributtati a riva dal mediterraneo restano non identificati? L'autrice, medico legale, ha fatto parte di un progetto volto a ridare un nome e una storia ad alcuni di questi naufraghi. è una lettura straziante che ricostruisce mille storie: quella dell'ormai tristemente celebre dodicenne con la pagella cucita nel giubbotto, ma anche di uno sconosciuto con un mucchietto di terra del suo paese cucita nella felpa, o di decine di stranieri di tutta Europa venuti in Italia nella speranza e nel timore di riconoscere i propri cari tra le foto dei cadaveri ripescati in una nave affondata. <span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1543341699l/42967093._SY475_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="475" data-original-width="292" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1543341699l/42967093._SY475_.jpg" width="196" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</span></span></span><br />
<b>Graphic Novel e affini </b><br />
<br />
<br />
<i>Teresa Radice, Stefano Turconi, Non stancarti di andare </i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"> <a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1543278093l/36548730._SX318_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="436" data-original-width="318" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1543278093l/36548730._SX318_.jpg" width="233" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span><br />
Forse la scoperta più sorprendente dell'anno. Una graphic novel meravigliosa sia come disegni sia come testo e trama. Con un filo che lega i desaparecidos argentini degli anni '70, l'emancipazione femminile del '68, la crisi siriana degli anni '10 del 2000 e una storia personale commovente è davvero una delle graphic novel più belle che abbia mai letto.<br />
<br />
<br />
<b>Da provare anche...</b> <i>Leo Ortolani, due figlie e altri animali feroci.</i> Non è una graphic novel in senso stretto, perchè è principalmente tratta da email e quindi costituita in gran parte di testo scritto intervallato da tavole magistralmente disegnate dal mitico autore di RatMan. Non credevo che avrei potuto ridere tanto su un tema così serio riflettendoci anche su. Imprescindibile per tutti coloro che abbiano mai pensato all'adozione, ma divertente anche per tutti gli altri. <span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"></span></span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
</span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;"><a href="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1468137139l/12818430._SX318_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="438" data-original-width="318" height="320" src="https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1468137139l/12818430._SX318_.jpg" width="232" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: #20124d;">
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TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-76777417517593516952019-09-11T20:50:00.000+02:002020-11-12T17:11:05.538+01:00L'eutanasia spiegata a tua sorella<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;">Il movimento pro vita ha prodotto recentemente una campagna pubblicitaria che a me, come penso a moltissimi altri lavoratori del settore, ha fatto partire un embolo. Unisce infatti con estrema maestria disinformazione e uso scorretto delle parole, facendo appello a due leve infallibili: i sentimenti e la famiglia. Un piccolo capolavoro di malvagità che merita di essere smontato punto per punto in un lavoro perfettamente inutile di questi tempi nei quali la soglia dell’attenzione non supera la lunghezza di un tweet.<br />
<br />
Ingoiate un omeprazolo, uno xanax, date un’occhiata a queste immagini e cominciamo. <br />
</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;">
</span>
<br />
</span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><div style="text-align: justify;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;">
</span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYJ0fndxcZ4bszuDxoHhf6AVb1b9Ts7Wb2o4rlin5k8JLJ18TTzEyqXauIiW9OYwMo-n75vl_DV4aC25HFrRxlR9rbQRLbhYZeM49YJUxBHRzthH0P0Q1ulqcMuGD9bHp1cUBi1XOgnQE/s1600/IMG-20190903-WA0010.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="886" data-original-width="1336" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYJ0fndxcZ4bszuDxoHhf6AVb1b9Ts7Wb2o4rlin5k8JLJ18TTzEyqXauIiW9OYwMo-n75vl_DV4aC25HFrRxlR9rbQRLbhYZeM49YJUxBHRzthH0P0Q1ulqcMuGD9bHp1cUBi1XOgnQE/s320/IMG-20190903-WA0010.jpg" width="320" /></a></span></div>
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWfgeIksbHP01WsX1JcFNdBw9ysDGH44ufe7kK2PLVjkNWjN4LW7ethawVIRwa-J4vReEJeyZ2Eai-6knwy-rqs9xVLdq8fzuiZs7250HagkuLMBIx8JxKiQNiX0jcAiQe8tblEEkrA04/s1600/IMG-20190903-WA0012.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="890" data-original-width="1334" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWfgeIksbHP01WsX1JcFNdBw9ysDGH44ufe7kK2PLVjkNWjN4LW7ethawVIRwa-J4vReEJeyZ2Eai-6knwy-rqs9xVLdq8fzuiZs7250HagkuLMBIx8JxKiQNiX0jcAiQe8tblEEkrA04/s320/IMG-20190903-WA0012.jpg" width="320" /></a></span></div>
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsIzTLzfVNeqZlXYsHTZCfqitsgtNIJb4AnOVF4PLkC1GQqldoqbcYAxFVIe5_ldala6foAq0ANdieoLHiXh1VVd06HmytNfcZvHv1iNFOMvz1Wyadnehzk8jSmL-yQlVacKRm-5HflhU/s1600/provita1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="267" data-original-width="640" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsIzTLzfVNeqZlXYsHTZCfqitsgtNIJb4AnOVF4PLkC1GQqldoqbcYAxFVIe5_ldala6foAq0ANdieoLHiXh1VVd06HmytNfcZvHv1iNFOMvz1Wyadnehzk8jSmL-yQlVacKRm-5HflhU/s320/provita1.jpg" width="320" /></a></span></div>
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjr6AQY9joBkGWOIjikGLa0kzSLt0EHvJKKw3u3hSbNcLnKHSSLTYWKlmuCitlQg57Xm8J4lO188VWp-HmuymeV5ZqzBnGYFUlxy-gj2ASjdH3N9sjHKYU-jWBH_l88HJ39s9XIjfJhpLY/s1600/provita3-1050x701.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="701" data-original-width="1050" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjr6AQY9joBkGWOIjikGLa0kzSLt0EHvJKKw3u3hSbNcLnKHSSLTYWKlmuCitlQg57Xm8J4lO188VWp-HmuymeV5ZqzBnGYFUlxy-gj2ASjdH3N9sjHKYU-jWBH_l88HJ39s9XIjfJhpLY/s320/provita3-1050x701.jpg" width="320" /></a></span></div>
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;">
</span> Eutanasia dal punto di vista etimologico significa “buona morte” ed è ciò che ciascuno si augura per sé: addormentarsi serenamente nel proprio letto in età avanzata e non svegliarsi più il mattino successivo senza aver mai sofferto.<br />
<br />
Raramente, però, chi utilizza questa parola lo fa nel suo senso etimologico. Da anni è infatti utilizzata, in senso positivo o negativo, per indicare un insieme di atti giuridicamente distinti che sono le<b> direttive anticipate di trattamento</b>, il <b>suicidio assistito</b> e <b>l’omicidio del consenziente</b>.<br />
<br />
L’etica alla base di questi tre atti è <b>l’autodeterminazione</b> dell’individuo che non può prescindere dalla sua definizione di <b>accettabilità della vita</b>. Ciascuno di noi, ogni giorno, svolge un’implicita riflessione interiore sull’accettabilità della propria vita nel momento in cui, alzatosi al mattino, prende l’ascensore per scendere al piano terra anziché lanciarsi dalla finestra o sale sul tram anziché buttarcisi sotto.<br />
<br />
Alcune persone fisicamente sane, talvolta, reputano negativo il bilancio della propria qualità di vita e si suicidano per cause mentali o sociali (si pensi, ad esempio, al direttore di un’azienda costretta a dichiarare bancarotta o al giocatore indebitato). <span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;">
</span><br />
<br />
Il <b>principio etico dell’autonomia</b>, nato, ricordiamo, dopo la seconda guerra mondiale a causa degli orrori dei campi di sterminio, tutela l’individuo assegnandogli la scelta definitiva in campo terapeutico e limitando notevolmente i trattamenti sanitari obbligatori, cioè eseguibili anche contro la sua volontà.<br />
<br />
Nell’ottica autonomista il medico è sempre un esperto che consiglia la terapia più adatta, mentre il paziente sceglie se accettarla o rifiutarla. Nella totalità del mondo occidentale se una persona è cosciente e capace di intendere e di volere può liberamente accettare o rifiutare qualsivoglia trattamento le sia proposto, da un’aspirina alla ventilazione meccanica. <span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"></span><br />
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;">
</span><br />
<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Piergiorgio_Welby">Piergiorgio Welby</a>, ad esempio, poteva legalmente scegliere di interrompere la ventilazione meccanica in qualunque momento e ciascun sanitario sarebbe stato deontologicamente obbligato a rispettarne la volontà. Si è montato un caso per nulla.<br />
<br />
Il principio dell’autonomia, però, non è onnipotente: ha delle regole ben precise. Posso, in virtù del principio dell’autonomia, decidere di farmi asportare un piede sano? No. E nessun medico è deontologicamente obbligato a fare una cosa del genere. Posso, in virtù del principio dell’autonomia, rifiutare l’amputazione di un piede gangrenoso che so mi porterà a morte certa solo perché non voglio perdere la mia integrità fisica? Sì. E nessun medico può amputarmelo contro la mia volontà.<br />
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Finchè il paziente è cosciente è tutto molto semplice. Ma <b>cosa accade quando il paziente non è cosciente</b>? Accade che, sul principio dell’autonomia, prevalgono quelli della <b>non maleficienza</b> e della <b>beneficialità</b>: il medico sceglie al posto del paziente ciò che è “bene” per lui, tenendo sempre in mente il “primum non nocere” di Ippocrate. A parole è tutto facile, e nei primi momenti lo è davvero. A nessuno verrebbe in mente di non provare a rianimare un giovane che ha avuto un incidente stradale. Ma qual è il “bene” e soprattutto il “non male” per un giovane che ha avuto un’emorragia cerebrale devastante e che è confinato in un letto di rianimazione non cosciente per il resto della sua vita? Per rispondere bisognerebbe sapere qual è la qualità di vita ritenuta accettabile <i>dal paziente</i> e agire di conseguenza. Per qualcuno potrebbe essere importante anche solo respirare, per altri potrebbe essere ritenuto intollerabile essere accuditi in tutto e per tutto senza potersi mettere in comunicazione con il mondo.<br />
<br />
Il principio dell’autonomia, eluso a causa dell’incoscienza del paziente, rientra dalla finestra sotto forma di <b>direttiva anticipata di trattamento</b>: io oggi, che sono cosciente e capace di intendere, dichiaro che se mai dovessi trovarmi in condizioni <i>irreversibili</i> di incoscienza rifiuterei le terapie necessarie a mantenermi in vita. Non posso chiedere di essere ucciso, ma di non essere sottoposto a ventilazione meccanica/nutrizione artificiale/idratazione/terapia antibiotica sì. Proprio come non posso chiedere che mi sia asportato un piede sano, ma posso rifiutarmi di essere amputato di un piede malato. </div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;">
</span>
Le direttive anticipate di trattamento servono anche, o soprattutto, a chi ha una diagnosi di malattia neurodegenerativa dall’evoluzione ben nota e prevedibile come la <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Sclerosi_laterale_amiotrofica">SLA (sclerosi laterale amiotrofica).</a> Chi soffre di questa malattia sa fin troppo bene che a un certo punto della propria vita smetterà di respirare. Ha, però, tutto il tempo per decidere prima se, quando si porrà l’eventualità, vorrà o non vorrà essere attaccato ad un ventilatore. Potrà anche decidere in un primo momento di sì e, se rimane cosciente, cambiare poi idea (vedi Welby).<br />
<br />
<i>È in grado una persona comune di decidere anticipatamente quali condizioni di vita siano da ritenersi accettabili? Se ne può discutere. Come ci si comporta come medici in caso di direttive anticipate prive di senso/ contraddittorie/ mal espresse? Sarà un bel problema.</i> La legge 219 tuttavia tenta di proteggere il disponente prevedendo che il medico possa disattendere le direttive anticipate se palesemente incongrue, in accordo col fiduciario. E a proposito del fiduciario mette contro qui di dire che esso è più importante ancora delle disposizioni anticipate di trattamento, in quanto sarà il fiduciario, in accordo coi medici, a “tradurre” in atti concreti o in concrete astensioni quanto disposto dal paziente. <span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;">
</span><br />
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;">
</span><br />
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Passiamo alla questione suicidio assistito / omicidio del consenziente.<br />
<br />
Chi è cosciente e fisicamente sano e desidera morire, nel nostro Paese, può legalmente farlo: basta assumere una dose letale di farmaci, lanciarsi da un ponte, sdraiarsi sui binari della ferrovia o scegliere uno tra le altre decine di metodi più o meno fantasiosi messi in atto nel corso dei secoli.<b> Il suicidio in Italia non è sanzionato</b>, come invece avviene o è avvenuto in altre parti del mondo e in altre epoche. </div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"></span><br />
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;">
</span> <br />
La domanda lecita è <b>se</b>, oltre a non sanzionare il suicidio, per tutelare l’autonomia dell’individuo,<b> lo Stato debba provvedere a facilitare la morte di chi ritiene che le proprie condizioni di vita non siano più accettabili</b>. È il caso recentemente esemplificato da <a href="https://www.repubblica.it/cronaca/2018/10/24/news/dj_fabo_sentenza_aiuto_suicidio_corte_costituzionale-209876093/">DJ Fabo</a>. Una persona cosciente e paralizzata ad oggi in Italia può morire solo rifiutandosi di bere e mangiare e facendosi supportare con una sedazione palliativa terminale per tutto il tempo necessario. Basta? Non basta? Se ne può discutere. <span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"></span><br />
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;">
</span><br />
Alcuni paesi, tra i quali Svizzera, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Oregon, Vermont, Montana, California, ritengono che sia sensato offrire a persone altamente selezionate la possibilità di porre fine alla propria vita qualora ritengano, a buona ragione, la propria qualità di vita inaccettabile.<br />
<br />
Si apre quindi lo scenario del suicidio assistito (ti preparo i farmaci e sarai tu a premere il bottone/ bere la pozione/ spingere lo stantuffo della siringa) o dell’omicidio del consenziente (sei paralizzato, mi esprimi il tuo consenso e lo stantuffo della siringa lo premo io).<br />
<br />
<i>Può il suicidio assistito/ l’omicidio del consenziente essere applicato indistintamente a chiunque ne faccia richiesta? No</i>. Esattamente come non si può pretendere che ci venga asportato un piede sano non si può richiedere il suicidio assistito per episodi di bullismo. I paesi che lo regolamentano hanno le proprie regole, ma quasi tutti escludono i pazienti psichiatrici e le persone che in passato hanno tentato il suicidio e <b>ne limitano l’applicazione a casi di patologie progressivamente ingravescenti, sicuramente letali e per le quali non esiste più terapia</b>. <span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"></span><br />
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
</span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;">
</span><br />
Per i pochi che hanno resistito fin qui veniamo alla ragione per la quale sto scrivendo. Da un’associazione che si chiama pro vita mi aspetto una tutela di qualche diritto “in favore di”, “per”, “pro” appunto. Dalla loro campagna, invece, traspira una specie di prevaricazione dei parenti sul paziente. “Tizio può decidere di morire. E se fosse tuo parente?”… sottointendendo un “Come si permette sto stronzo di prendere una decisione senza pensare a me??”<br />
<br />
È un sentimento forte, che prende alla pancia (e sappiamo quanto vada di moda di questi tempi) e fa leva su quello che un po’ tutti pensiamo ai funerali (come farò <i>io</i> a vivere senza di lui?) e in particolare a quelli dei suicidi (come ha potuto lasciar<i>mi</i> solo? Come ha potuto non pensare al <i>mio</i> dolore?).<br />
<br />
La domanda che ci dovremmo fare è: <b>che diritto tuteliamo vietando l’”eutanasia”? Quello dei parenti a sfavore di quello dei pazienti? </b>E da quando è diventato di moda il diritto di vietare qualcosa a qualcuno? Io, eterosessuale, ritengo mio diritto vietare a te, omosessuale, di sposarti. E che diritto sarebbe? Da cosa mi protegge esattamente? Che poi gli individui abbiano diritto o no di morire o gli omosessuali abbiano diritto o no di sposarsi è una questione da discutere. Ma di certo in nessuno dei due casi vietarlo è “diritto” di qualcuno.<br />
<br />
Tornando al funerale del suicida, la domanda corretta da porsi dovrebbe essere “quale dolore stava vivendo dentro di sé se non ha pensato al mio e a quello di tutti gli altri e ha preferito morire che continuare a vivere?”.<br />
<br />
In quest’ottica un vero movimento pro vita non dovrebbe combattere l’eutanasia, ma sostenerla. Cosa, più della garanzia di una buona morte, è di stimolo per continuare a vivere?<br />
<br />
La partita bioetica è apertissima e le domande superano di gran lunga le risposte, ma per fare dei passi avanti bisogna di certo evitare messaggi distorti, così facili da veicolare e difficili e faticosi da smantellare. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-44393532803233927552019-01-02T18:33:00.000+01:002020-11-12T17:11:05.720+01:00Obiettivo risarcimento e la medicina difensiva<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</blockquote>
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<br />
«Se pensi di essere vittima di un caso di malasanità puoi far sentire la tua voce, saremo a tua disposizione a zero anticipi e zero rischi». Questo dichiara lo spot «Obiettivo risarcimento», trasmesso per qualche settimana sulle reti nazionali e poi ritirato su richiesta della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici (FNOMCeO) e del Ministro Giulia Grillo.<br />
<br />
Mi sono presa la briga di leggere qualche commento sotto il post del Ministro e ho dovuto immediatamente chiudere la pagina per evitare una pancreatite fulminante da travaso di bile.<br />
Gli stessi no-vax che non credono nella scienza gridano al gombloddo della Kasta dei medici e pretendono che sia il tribunale a decidere chi svolge la propria professione correttamente e chi no.<br />
Purtroppo non ho salvato gli screenshot migliori, ero troppo impegnata a vomitare, ma i migliori sono quelli dei sostenitori dei 5 stelle che sostengono che il ministro si sia venduta ai "poteri forti" e sia indistinguibile dalla Lorenzin.<br />
<br />
Lasciate che vi chiarisca qualche punto.<br />
<br />
In Italia chi è vittima di un presunto errore medico può denunciare la struttura per ottenere un risarcimento del danno (ed è una denuncia civile, a pagamento) oppure denunciare direttamente il medico per lesioni personali (un reato penale perseguibile a querela, che è gratuita). In entrambi i casi non è, ovviamente, detto che chi sporge la denuncia abbia ragione, ma l'ordinamento giuridico si comporta in modo diverso nei due casi. Nel caso di articoli normati dal codice civile la dimostrazione di innocenza è a carico della difesa e basta dimostrare che sia più probabile che il danno sia stato causato da un errore piuttosto che no per ottenere il risarcimento. Nel penale, invece, la dimostrazione di colpevolezza è a carico dell'accusa e deve essere certa. Non si può incarcerare qualcuno perché "è più probabile che abbia ucciso una persona piuttosto che non l'abbia uccisa"... vale lo stesso per le lesioni colpose. A meno che non sia certo che la lesione è avvenuta con colpa (ossia per imprudenza, imperizia o negligenza) vincerà la difesa e l'accusa sarà condannata al pagamento delle spese processuali.<br />
<br />
Non a caso il 99% delle cause penali finisce con un'assoluzione, mentre nei processi civili spesso il risarcimento è di poche migliaia di euro, anche inferiori ai costi processuali. Spessissimo nelle cause civili gli ospedali patteggiano in via extragiudiziale, ossia accordano un rimborso di poche migliaia di euro pur di non intraprendere le vie legali, molto più lunghe e costose.<br />
<br />
Esiste poi un'ultima possibilità: l'indennizzo. L'indennizzo è una somma di denaro che viene elargita a titolo di risarcimento danni nei casi in cui il danno sia certo, ma non vi sia colpa. E' il caso ad esempio dell'errata diagnosi prenatale: ogni test ha una certa sensibilità ed è possibile che una malattia genetica sfugga alla diagnosi prenatale. Accertato che non vi è colpa, perché i test sono stati eseguiti ed interpretati correttamente, resta il danno dovuto alla mancata diagnosi, ed è possibile ottenere un indennizzo.<br />
<br />
E fin qui, si dirà, i medici non hanno nulla da temere: se nel 99% dei casi ne escono assolti perché mai devono protestare contro una simile pubblicità?<br />
<br />
Perché il nostro lavoro non è come quello del meccanico che vi ripara l'automobile e vi dà la garanzia sui pezzi sostituiti. Il nostro lavoro è difficile e l'esito è incerto. La medicina non assomiglia all'ingegneria, dove i calcoli strutturali corretti fanno stare su il ponte; l'essere umano è una macchina complessa, talvolta guarisce da sé, talvolta subisce danni anche se tutto è stato fatto perfettamente.<br />
<br />
Proprio per questo motivo è difficile dimostrare in tribunale di aver subito un danno: per ogni caso eclatante (come le pinze in pancia di Elio e le storie tese) ve ne sono mille in cui stabilire un nesso causale è difficilissimo e non vi è modo di sapere cosa sarebbe avvenuto se il medico si fosse comportato diversamente. Tutto ciò che i medici hanno a disposizione, come ausilio decisionale, sono delle linee guida che dicono che "agire in un certo modo in un certo gruppo di pazienti nella maggior parte dei casi è meglio che agire in un altro". Ma nulla garantisce l'esito di una specifica decisione in un paziente specifico.<br />
<br />
Per di più il nostro lavoro richiede un numero impressionante di decisioni quotidiane, e, anche il medico più studioso e scrupoloso del mondo prima o poi sbaglierà.<br />
"E quindi i pazienti ci devono rimettere?" Chiederete voi. No, ma vi è una differenza sostanziale tra "chi sbaglia deve pagare" e "chi è danneggiato deve essere risarcito". Nel primo caso si presume che gli errori siano inammissibili, nel secondo li si ammette e si cerca di rimediare alle conseguenze.<br />
La verità è che gli errori sono inevitabili, possono essere ridotti, ma non azzerati.<br />
Cognitivisti di calibro ben maggiore di me se ne sono occupati (se siete interessati vi lascio solo un paio di riferimenti imprescindibili <a href="https://www.epc.it/Prodotto/Editoria/Libri/L-errore-umano/2091">1</a>, <a href="http://atulgawande.com/book/the-checklist-manifesto/">2</a>), ma prendetelo per buono: l'unico modo di non fare errori è non agire. Qualunque comportamento umano reca in sé una fonte di errore.<br />
<br />
Vi delizierò con un esempio personale: lavoro in pronto soccorso e nell'ultimo mese ho visitato 245 pazienti, dimettendone personalmente il 78 %. In base alle ore lavorate ho dedicato in media 33 minuti a paziente. Tra spostamenti, burocrazia e telefonate probabilmente il tempo trascorso effettivamente faccia a faccia con il paziente durante la visita è inferiore ai 10 minuti.<br />
<br />
La totalità dei pazienti che si reca al pronto soccorso ne esce con una diagnosi (un'etichetta) e una terapia. L'etichetta dipende dall'idea che il medico si è fatto del problema del paziente sulla base dei 10 minuti che ha passato con lui e dei pochi accertamenti che ha a disposizione in urgenza. Qual è la probabilità che questa etichetta sia sbagliata? Molto elevata. Ciò che ci si dimentica, però, è che il pronto soccorso è fatto per gestire le urgenze, il nostro lavoro è discriminare in tempo molto breve (circa 10 minuti) le patologie pericolose per la vita da tutte le altre. Non possiamo fare tutte le diagnosi, non possiamo conoscere i pazienti meglio del medico di base, non abbiamo modo di intrattenerci con loro o di indirizzarli ad altre strutture. Cerchiamo di fare un po' di tutto, ma con le risorse che sono state ottimizzate solo per venire incontro allo scopo originario del pronto soccorso: escludere le patologie immediatamente pericolose per la vita.<br />
<br />
Obiettivo Risarcimento se ne frega degli errori cognitivi, dello scopo di una struttura ospedaliera, delle conseguenze dell'errore: deve solo ottenere soldi e lo fa nel modo giuridicamente più ineccepibile: contestando errori di prescrizione o ritardi diagnostici senza conseguenze. <br />
<br />
Ma torniamo alla domanda originaria: perché denunciare in modo indiscriminato i medici è malsano?<br />
<br />
Perché genera difensivismo, che decuplica i costi della sanità e ne riduce la qualità.<br />
<br />
Cos'è il difensivismo? è scegliere una condotta non perché ritenuta benefica per il paziente, ma solo per evitare eventuali denunce.<br />
<br />
Facciamo un esempio: l'embolia polmonare è una patologia che causa affaticamento respiratorio e mancanza di fiato. E' relativamente rara, ha dei fattori di rischio specifico, ma può essere anche grave. Si diagnostica solo con la TAC. Chi agisce secondo scienza e coscienza valuta la probabilità che il paziente abbia l'embolia polmonare e decide di chiedere la TAC solo se questo rischio è sufficientemente elevato (per non sottoporre il paziente a radiazioni inutili e non aumentare costi e liste d'attesa). Capiterà però di sicuro che alcuni pazienti con l'embolia polmonare non grave siano dimessi senza fare la TAC e quindi senza diagnosi. <br />
<br />
Negli USA, dove il difensivismo è molto più comune che da noi, in pronto soccorso un paziente su 10 si becca una TAC per escludere l'embolia polmonare (in Europa meno di 1 su 50). E' necessario? gli studi dicono di no. Diagnosticare più embolie polmonari che in Europa non riduce la mortalità della malattia. Si tratta di una diagnosi inutile. Perché gli americani lo fanno? Perché i medici pensano che se si perdono un'embolia polmonare il paziente li denuncerà. Non stanno pensando al benessere del paziente (che prenderà radiazioni inutili), ma a difendersi dalle denunce. Per di più lì è il paziente a pagare la TAC, non l'ospedale.<br />
<br />
Nel nostro sistema sanitario, invece, il "pagante" non esiste, o meglio è costituito da tutti i contribuenti. I medici prescrivono accertamenti e svolgono operazioni che lo Stato rimborserà all'ospedale. Non ottengono nessun tornaconto diretto né dall'appropriato uso delle risorse, né dall'astensionismo. La deontologia impone al medico di scegliere gli accertamenti necessari al benessere del proprio paziente, evitando quelli inutili... ma se il sistema è viziato dal rischio di denunce nessuno impedisce al medico di richiedere troppi accertamenti con danni per il paziente stesso e per la sanità. Peggio ancora in ambito chirurgico: in USA i chirurghi si rifiutano di eseguire interventi troppo complessi per paura di essere denunciati dai pazienti in caso di esito infausto. In Italia la medicina difensiva ha fatto crescere a 14 milioni di euro l’anno la spesa per esami e ricoveri impropri. Un costo che pagano tutti.<br />
<br />
Come sempre, il problema dell'elettorato a 5 stelle è la totale incapacità di analisi della realtà.<br />
"Vogliamo il reddito di cittadinanza per chi non studia e non lavora"<br />
"Non è che perché uno ha studiato deve per forza avere ragione"<br />
Se ci aggiungete pure che chi ha studiato e fa un lavoro faticoso e rischioso come quello del medico deve guadagnare di meno, prendere meno pensione ed essere denunciato di più... potete pure toglierlo il numero chiuso a medicina, in capo a qualche anno non troverete un'anima che sia disposta a farlo questo lavoro.<br />
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<a href="https://www.lastampa.it/2014/02/14/italia/avvocatichirurghi-guerra-tra-professioni-a-colpi-di-spot-in-tiv-cKdgH3WiKg3G7xFGeMmF8I/pagina.html">https://www.lastampa.it/2014/02/14/italia/avvocatichirurghi-guerra-tra-professioni-a-colpi-di-spot-in-tiv-cKdgH3WiKg3G7xFGeMmF8I/pagina.html</a><o:p></o:p></div>
<!--EndFragment--><span style="color: #000066;"><span style="font-size: 130%;"><span style="font-family: "trebuchet ms";"></span></span></span></span></div>
TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-71258374713420794252018-10-16T13:43:00.000+02:002020-11-12T17:11:05.904+01:00Il numero chiuso a medicina, l'etica della politica e il termostato del forno<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Molti cicli ormonali del corpo umano, ma anche il termostato del forno, funzionano per feedback. Come funziona un sistema a feedback? Esiste un recettore (un termometro nel caso del forno) che quando percepisce uno stimolo (bassa temperatura) produce una reazione (accensione del forno) che causerà la scomparsa dello stimolo (raggiungimento della temperatura prefissata) e provocherà lo spegnimento della risposta. Ovviamente il sistema ha una latenza, per cui dallo stimolo alla sua scomparsa passa un certo tempo, tanto più il sensore è sensibile, tanto più breve è la latenza.</span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;">
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il sensore del fabbisogno di medici, che pure è un meccanismo di feedback quasi banale, ha una latenza lunghissima. Vediamo perché.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La stragrande maggioranza dei medici italiani lavora nel settore pubblico, pertanto è facilissimo sapere quanti sono, quanti anni hanno e quanti ne servono.</span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Questi sono i medici del SSN che andranno in pensione ogni anno da qui al 2040. Si tratta di specialisti impiegati negli ospedali o sul territorio, mentre i medici di famiglia, che sono liberi professionisti convenzionati fanno conto a parte, con analogo andamento. Ovviamente questi dati sono del 2016, ma si sarebbero potuti ottenere nel 2010 o nel 2000.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "calibri";"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"></span><br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm3EumQxEptf9xQAYXPmV2OJfvk6t9yGe-f5kvE8HJsyqOo9tACDVD2ujlX3R1S8M3-4A_QwgUS0kk39GAZo6swewZ98vGF57JFNch3-KF59W5-zeLgWkrYbpPqF3HRh54OGMh4Tdc-U8/s1600/proiezione+pens.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><img border="0" data-original-height="338" data-original-width="865" height="249" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm3EumQxEptf9xQAYXPmV2OJfvk6t9yGe-f5kvE8HJsyqOo9tACDVD2ujlX3R1S8M3-4A_QwgUS0kk39GAZo6swewZ98vGF57JFNch3-KF59W5-zeLgWkrYbpPqF3HRh54OGMh4Tdc-U8/s640/proiezione+pens.png" width="640" /></span></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "calibri"; mso-ansi-language: EN-US; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin; mso-no-proof: yes;"><!--[if gte vml 1]><v:shapetype
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<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;"><i> fonte: Anaao-Assomed 2016</i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "calibri"; mso-ascii-theme-font: major-latin; mso-hansi-theme-font: major-latin;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"></span><br /></span></div>
<div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La prima domanda che ci potremmo fare è: come mai tra il 2021 e il 2025 andranno in pensione il doppio dei medici che tra il 2036 e il 2040?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La risposta è banale, negli anni ’70, in seguito alla rimozione del numero chiuso di Medicina si è assistito a un picco di iscrizioni, seguito da un picco di laureati e da un picco di assunzioni nel SSN che quindi ad oggi è costituito in larga misura di 60-65enni che andranno in pensione a breve. Questo picco delle assunzioni negli anni 80 ha causato, come logico, un blocco delle assunzioni dei 20 anni successivi, come si vede dalle proiezioni pensionistiche.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Come funziona un buon sistema a feedback? Semplice: nel 2010 si sa che nel 2021 il fabbisogno di medici specialisti per il solo SSN sarà di circa 6000 unità/anno + 4000 per la medicina generale, pertanto si programma un pari numero di borse e, a ritroso, un numero uguale + 10% (tasso di abbandoni) per l’accesso a medicina. Tutto insieme? Ovviamente no, bisogna tenere conto del tempo. Per avere 6000 specialisti e 4000 medici di famiglia nel 2021 avrò bisogno di 10.000 abilitati nel 2016 e di 11.000 ingressi a medicina nel 2010.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Nel 2010 i posti a medicina sono stati 9000 (e già i conti non tornano), ma soprattutto i contratti di specialità per il 2016 sono stati 6000 + quasi 1000 per la medicina generale, mancheranno quindi nel 2021 circa 3000 medici specialisti per rimpiazzare i pensionamenti di quell’anno.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Oggi, anno 2018, mancano medici. Lo strillano i giornali, lo urlano i concorsi pubblici per posti a tempo indeterminato che vanno deserti. Venite a fare i medici che c’è bisogno o il SSN collasserà!! Ma di che medici c’è bisogno oggi? Di specialisti e di medici di famiglia, quelli di cui avrebbero dovuto programmare l’accesso tra il 2006 e il 2009 e che ormai è troppo tardi per formare.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Perché il feedback si è rotto e non è stato programmato un adeguato numero di borse in specialità quando era tempo? Perché formare uno specialista costa 25.000€/anno e tutti questi soldi non ci sono mai stati. Ma i governi, di volta in volta, hanno aumentato il numero programmato a medicina (che tanto è gratis) che è così passato da 7300 nel 2007 a 10.000 nel 2011.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Se ne deduce che esistano dei medici laureati a spasso (o all’estero). Quanti sono questi medici che non hanno avuto accesso alla formazione specialistica? Facile a dirsi. Tra il 2006 e il 2016 si sono laureati circa 76.000 medici e sono stati banditi circa 57.500 posti in specialità e 10.000 borse per la medicina generale. 8500 medici sono rimasti a spasso negli ultimi 10 anni perché non hanno potuto accedere a una formazione specialistica, basterebbe recuperare questi per supplire alle carenze.</span></div>
<div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"></span><br /></div>
<div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Sempre oggi, anno 2018, si laureeranno 9300 medici che dovrebbero, a rigor di logica, supplire le carenze di specialisti del 2023. Carenze che sono previste in 5600 unità (+ medicina generale). Se offrissimo una borsa di specialità a tutti i laureati di quest’anno quasi metà di loro non potrebbe lavorare, pur trovandosi nel momento di massima carenza del sistema.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma proiettiamoci al 2020, anno per il quale è attesa la laurea di coloro che hanno avuto accesso a medicina nel 2014 e che, grazie a un maxi-ricorso, sono quasi il doppio dell’atteso… 18.000 anziché 10.000. Questi 18.000 andranno a colmare le carenze di organico del 2026 che sono previste in 3700 unità. Nei prossimi 10 anni produrremo una disoccupazione medica mostruosa, laureati che sono costati allo stato centinaia di migliaia di euro saranno costretti ad emigrare in paesi dalla politica sanitaria ancora meno lungimirante della nostra.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il “governo del cambiamento” questa cosa la sa già. Ma sapete perché pensa di abolire oggi il numero chiuso a medicina? Perché 60.000 diciannovenni iscritti al test di medicina votano domani, ma 60.000 disoccupati di lusso, nel 2030 non sapranno più dove andarli a pescare Di Maio e Salvini.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Non entro nemmeno nel merito del se e come debba essere fatta una selezione dei candidati all’accesso all’università. Tanto meno mi pronuncio sulla spinosa questione della qualità della didattica in una facoltà che dovrebbe essere pratica come la nostra. Né mi pronuncio sul superlavoro a cui costringeremmo un sistema universitario già allo stremo delle forze e in penuria costante di personale docente. Il problema è più basilare: uno Stato col nostro debito pubblico non può permettersi di formare 60.000 medici all’anno quando il fabbisogno è di 3000. Non può permettersi di proiettare decine di migliaia di giovani ad una disoccupazione certa.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La politica si deve fare (anche) con i numeri, non con le boutade populistiche pagate a carissimo prezzo sulla nostra pelle. Alla politica manca ormai, da troppo tempo, l’etica. E agli elettori manca l’intelligenza di comprendere il concetto di sensibilità del termostato: le decisioni di oggi influenzeranno la temperatura di domani e se oggi abbiamo freddo tra dieci anni potremmo trovarci all’inferno.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "calibri";"><o:p></o:p></span></div>
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</span></div>
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</div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;">
La signora che mi siede di fronte dimostra meno dei suoi 80 anni e, dopo cinque minuti abbondanti di colloquio non mi è ancora chiara la ragione dell'accesso. So solo che è stata registrata insieme al marito, il quale in questo momento è nella stanza a fianco con il mio collega. "Mio marito fa il matto, perchè non capisce che invecchio anche io. Lui ha 95 anni e si è preso la moglie giovane, ma io ormai ho 80 anni sa? E lui non lo capisce. E ho sette operazioni sulle spalle!". Inizia ad elencarmele, a partire dalla immancabile e piemontesissima, la parotomia (meglio nota agli addetti come isterectomia laparotomica).<br />
"Perchè sa, io ho patito la fame dai 4 ai 14 anni, e poi di nuovo dai 20 ai 24. L'unico periodo in cui sono stata bene è stato quando sono andata in Inghilterra a fare l'infermiera... il mio errore è stato tornare, ma sa... avevo la mamma malata e cosa vuole fare, non potevo mica restare là". "Mio marito ha sempre avuto un brutto carattere, un dittatore, vuole comandare sempre lui. Io gliel'ho detto, meno male che non ti conoscevo, se no mica ti sposavo con questo carattere!" "Anche i figli... ne ho 3, ma nessuno vuole occuparsi di suo padre, con tutto quello che gli ha fatto quando erano piccoli". "Poi una si immagina di passare una vecchiaia tranquilla ma..." e qui la voce le si spezza in pianto "... Con quello lì".<br />
"Quello lì" avrebbe bisogno dell'assistente sociale, ma, anche se avrebbero diritto all'accompagnamento, soldi non ce ne sono e chissà quando verrà attivato. D'altro canto loro di soldi per pagare un ricovero in struttura privata non ne hanno e così all'una di notte me li ritrovo in pronto soccorso entrambi. Perchè lui ha urlato svegliando tutti i vicini che la moglie lo faceva morire e lei in preda alla disperazione ha chiamato il 118, poi per un attacco d'ansia ha detto ai volontari che aveva male al petto ed eccoli qui tutti e due.<br />
<br />
Il paziente successivo di anni ne ha meno di venti ed è già un tossico notevole. Cannabinoidi, crack, eroina, amfetamine. I genitori, disperati, l'hanno cacciato di casa, ma il ricovero dove dorme ad Agosto è chiuso per ferie e lui non ha più un posto dove stare. Cuore di mamma l'ha ripreso in casa, sfruttando l'assenza del papà per un viaggio di lavoro. Dopo poche ore, però, in seguito ad un problema informatico di cui capiamo poco il ragazzo, che ora parla con poche frasi esplosive e si sofferma su dettagli di nulla importanza perdendo il senso generale del discorso, dà di matto, la mamma si spaventa e chiama il 118 per farlo vedere da uno psichiatra.<br />
Quando arriva però il ragazzo è tranquillissimo, sono le due di notte e non posso chiamare lo psichiatra reperibile per un litigio di famiglia.<br />
<br />
La coppia che arriva dopo sembra quasi normale, a confronto. Lui, paziente, zitto. Lei, moglie, che parla per tutti e due e anche di più. Lui ha avuto una serie di ictus e anche se è ancora giovane, porta molto male i suoi anni. Lei non si rassegna a vederlo meno performante di un tempo, a tratti assente, talvolta sofferente e l'ha già portato da ogni specialista possibile e sottoposto ad ogni indagine immaginabile. Quando le spiego che ulteriori indagini sarebbero inutili, perchè ormai sappiamo qual è il problema di suo marito, ma purtroppo non è uno di quei problemi che la scienza attuale è in grado di risolvere perchè il cervello non ricresce, è come se parlassi ad un muro. "Deve pure esserci qualcosa, qualche indagine più approfondita, qualche esame che si può fare, qualche cura per farlo star meglio". L'eterna condanna della medicina moderna, schiacciata da un lato dai medievalisti che "è tutto un complotto, la medicina non funziona, l'HIV non esiste, la chemioterapia uccide i pazienti, i vaccini servono ad arricchire le case farmaceutiche" e dall'altro chi non si rassegna ai limiti della scienza e pretende una soluzione. <br />
<br />
La signora che mi compare in carrozzina, 82 anni ben portati, è reduce da un tumore della laringe. Per sopravvivere si è dovuta sottoporre ad un intervento molto demolitivo, ora ha una tracheotomia (un buco in gola per respirare) e una gastrostomia (un buco nello stomaco per mangiare). Non può più parlare nè urlare, per questo arriva con una lavagnetta e un pennarello rosso con il quale traccia rapidamente e accuratamente, con quelle belle grafie che non si vedono più, una frase terribile "non ne posso più, voglio morire". A fianco a lei la figlia psicoterapeuta, che un po' legge, un po' anticipa, un po' indovina, un po' interpreta quello che la mamma vuole dire. La signora, di tanto in tanto, sfoga tutta la sua frustrazione per non essere compresa chiudendosi gli occhi con le mani e morsicando con la bocca senza denti un fazzoletto intriso di lacrime.<br />
Il colloquio, tra interpretazioni della figlia e lettura della lavagnetta, richiede un sacco di tempo. In sostanza la signora, che fino a prima del ricovero era perfettamente autonoma, sta faticando ad adattarsi a questa nuova vita silenziosa e con assistenza continua. La badante non la aspira bene, il figlio ogni tanto si altera, lei non riesce a scrivere abbastanza in fretta ciò che vuole o intende e vorrebbe solo essere lasciata in pace. Al culmine di questo litigio ha radunato tutti gli ipnoinducenti che aveva in casa dichiarando di volerla fare finita. Poi se n'è pentita ed è scappata. Il lungo racconto deve averla calmata, o forse è solo sufficientemente intelligente da capire che per essere dimessa deve dichiarare di non aver veramente pensato di uccidersi.<br />
Eppure quanto deve essere terribile una vita senza voce. <br />
Quanto deve essere terribile tentare di stare vicino ad un figlio tossicodipendente, gestendo contemporaneamente i giudizi della gente, che se hai un figlio malato ti compatisce e se ce l'hai tossico ti accusa.<br />
Quanto deve essere terribile vedere un proprio caro deteriorarsi a poco a poco, sapendo o temendo che non c'è niente da fare.<br />
Quanto deve essere terribile invecchiare a fianco ad un compagno che invecchia più di te e non dà mai spazio alle tue lamentele.<br />
<br />
Chi si fa carico di tutta questa sofferenza? La famiglia, se c'è e finchè dura. E quando la famiglia non ne può più, laddove c'è una necessità qualsiasi, c'è un posto sempre aperto, notte e giorno, che offre qualcuno con cui parlare e a cui chiedere una soluzione: il pronto soccorso. Solo che il pronto soccorso non è pensato per questo. Non abbiamo soluzioni se non un po' di tempo da dedicare, un po' di empatia da regalare e, se proprio va bene, una barella per dormire una notte. I più fortunati ottengono un sollievo di qualche ora, un esame inutile che placherà la loro ansia e li illuderà di poter resistere ancora un po'. Fino al prossimo passaggio in pronto soccorso.<br />
<br />
Qualcuno torna a casa a mani vuote, come la madre del tossico, che se lo riprenderà in casa perchè lui rifiuta di dormire in barella fino alla visita psichiatrica del giorno dopo. Qualcuno trova conforto spontaneo in quello che accade, come la signora della tracheotomia, che torna a casa di umore leggermente migliore, o quanto meno pronta di nuovo a combattere.<br />
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Qualcuno, come la prima signora, vince alla lotteria. "Ho saputo che tenete mio marito questa notte! Grazie! è davvero un regalo che mi fate, almeno posso dormire una notte tutta filata senza che lui mi svegli ogni ora per andare in bagno e posso riposare un po' le orecchie senza che mi racconti di tutte le sue avventure prima del matrimonio! Grazie davvero! Siete proprio di buon cuore".<br />
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Bastasse quello, signora, bastasse quello.<br />
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TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-23270081601716896282018-05-07T14:00:00.000+02:002020-11-12T17:11:07.245+01:00Le birrette ai tempi dei cinquestelle<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEin139j2ED9BP9cPDZQ2gWtsr6KcQ_f_SS_Rn5kWMQgu84SfJPkbP4u0TumsFHJXJnezipyztOE_u9YZ1AqNRuT5_D4jThtfMbBwMuJ7gpdQngg4wx82pqrsCtyNgeg31UDrb7dvoBGvfk/s1600/bigstock-wine-glasses.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1068" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEin139j2ED9BP9cPDZQ2gWtsr6KcQ_f_SS_Rn5kWMQgu84SfJPkbP4u0TumsFHJXJnezipyztOE_u9YZ1AqNRuT5_D4jThtfMbBwMuJ7gpdQngg4wx82pqrsCtyNgeg31UDrb7dvoBGvfk/s320/bigstock-wine-glasses.jpg" width="212" /></a></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;">Siamo un paese di alcolisti, bisogna prenderne atto.<br />Ma non di alcolisti fastidiosi come gli inglesi che bevono pinte su pinte a stomaco vuoto e poi vomitano nella metropolitana. Noi siamo più come quei vecchietti che "Bevo solo un bicchiere di vino a pasto, ma quello buono, che faccio io" e che poi vanno in astinenza 48 ore dopo il ricovero perché gli ospedali si ostinano inopinatamente a servire solo acqua.<br />Non sto scherzando. Secondo la definizione di alcolismo basta bere più di un bicchiere di vino (o di una birra piccola) al giorno o più di 4 bicchieri in una sola occasione per rientrare nella categoria... Fatevi due conti sull'ultima festa a cui avete partecipato.<br /><br />L'alcol è connaturato alla nostra cultura: ci saranno tanti italiani non bevitori, ma vi sfido a trovare un vero, autentico astemio. Vi sfido a fare un tiramisù senza un goccio di rum nella crema o la torta di nocciole senza accompagnarla con lo zabaione o il risotto senza sfumarlo col vino bianco o il ragù senza vino rosso. Vi sfido ad andare ad una sagra in cui non scorra vino a fiumi, ad andare a cena dagli amici senza portare "una bottiglia buona" a festeggiare Capodanno senza stappare lo spumante, a mangiare una pizza senza birra.<br />In questo contesto i provvedimenti, sempre più disastrosi, della SindacA a 5 stelle hanno la stessa lungimiranza politica del sig. Rino, l'inquilino rompicoglioni del primo piano del palazzo dove abitavo da piccola che ci bucava il pallone con la speranza di poter proseguire meglio la siesta e che otteneva, per tutta risposta, l'odio del palazzo e i cori di sfottò dei bambini.<br />D'altro canto dagli inventori di uno vale uno e del potere al demerito non si può pretendere l'acume politico di Berlinguer.<br />Ma facciamo un breve, brevissimo riassunto.<br /><br />Succede che, dopo il 2006, grazie a una gestione criticabile e dispendiosa, ma a posteriori abbastanza efficace, Torino acquista la fama di città giovane e vivibile. Succede che decine di migliaia di studenti universitari ci si trasferiscono. Poi, un po' per sfiga, un po' per mancanza di soldi, permessi ecc. succede che a Torino chiudono, negli ultimi 4-5 anni, un sacco di locali, tra cui i mai troppo compianti e celeberrimi Murazzi, luogo di devastazione semi-controllata e semi-isolata a due passi dal centro e a dieci metri di profondità. Succede che, a meno di instaurare una dittatura stile Iran, la gente che al sabato sera è sempre uscita continua pervicacemente a voler uscire. Chi è abituato a frequentare i Murazzi si sposta in Piazza Vittorio, chi viveva agli imbarchini del Valentino passa in San Salvario, chi non ne può più di San Salvario si sposta in Vanchiglia.<br />I residenti, come il sig. Rino, protestano per tutto il casino che va a formarsi per strada: i locali d'altra parte sono piccoli e il clima è decisamente più favorevole che in Canada o in Norvegia ed è normale che gli avventori apprezzino i tavolini all'aperto (che solo i torinesi chiamano, alla francese, dehor).<br /><br />La giunta pentastellata, con abile mossa, nel 2017 emette un'ordinanza: niente alcol da asporto dalle 20 alle 8 nei quartieri più interessati dalla Movida: San Salvario, Vanchiglia e Centro.<br />Ora c'è solo una cosa che stimola gli italiani ad agire: vietare qualcosa. Il nostro popolo ha imparato nei secoli a sopravvivere sotto le più svariate dominazioni, ricavandone un allegro sprezzo dell'autorità e la profonda convinzione che fregare lo stato sia giusto e divertente.<br />Vieti l'asporto? nessun problema, si compra il vino al supermercato h24 e lo si beve per strada. Vieti di bere per strada? sono già pronti camelback e botti da San Bernardo o bottiglie di gin-tonic travestite da schweppes. Vieti San Salvario? Tutti si spostano su Corso Moncalieri e si ricomincia da capo.</span></div>
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<a data-cthref="/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwjK6snExfPaAhWLqaQKHeseCEsQjRx6BAgBEAU&url=https%3A%2F%2Fwww.thetimes.co.uk%2Farticle%2Fadolf-hitlers-copyright-panzers-roll-out-x55zlx2nvnm&psig=AOvVaw3ETabgPtGyvBg0IiyP9oQA&ust=1525780522304690" data-ved="2ahUKEwjK6snExfPaAhWLqaQKHeseCEsQjRx6BAgBEAU" href="https://www.google.com/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwjK6snExfPaAhWLqaQKHeseCEsQjRx6BAgBEAU&url=https%3A%2F%2Fwww.thetimes.co.uk%2Farticle%2Fadolf-hitlers-copyright-panzers-roll-out-x55zlx2nvnm&psig=AOvVaw3ETabgPtGyvBg0IiyP9oQA&ust=1525780522304690" id="irc_mil" jsaction="mousedown:irc.rl;keydown:irc.rlk;irc.il;" style="border-image: none; border: 0px currentColor; clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Image result for hitler film" height="192" id="irc_mi" src="https://www.thetimes.co.uk/imageserver/image/methode%2Fsundaytimes%2Fprodmigration%2Fweb%2Fbin%2F7f31edbc-bcb2-413f-8f4d-32c91b2810ee.jpg?crop=580%2C350%2C0%2C0&resize=498" style="margin-top: 83px;" width="320" /></a><span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms"; font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;">Me li vedo i consiglieri comunali alle prese con questo grattacapo. Peggio del signor Rino del primo piano. "Il nostro progetto è inaspettatamente fallito, vietare l'alcol da asporto non basta! La gente prende i cocktail nei locali e poi esce a berli al di fuori degli spazi consentiti"<br />
"Eh già, il nemico è molto più astuto del previsto, pensa che alcuni hanno addirittura iniziato a cambiare quartiere"<br />
"E ora come si fa?".<br />
L'assessore alle politiche giovanili propone di creare degli appositi festival in periferia, che raccolgano i giovani e li allontanino dal centro e dai sig. Rino dei quartieri ricchi, ma viene immediatamente schernito: "Quanto credi che ci metteranno gli abitanti della periferia a lamentarsi di questi festival? Dovremo ricominciare tutto da capo". <br />
"Vietiamo del tutto l'alcol alla sera!" interviene allora l'assessore all'innovazione e progresso cittadino.<br />
"Ma non vi sembra irrealizzabile?" commenta qualcuno "Ma non pensate che perderemo consensi?" azzarda un altro <br />
"Non pensi a tutti i consensi che ci deriveranno dalla QuieteDeiResidenti"<br />
"Ma a me questa QuieteDeiResidenti sa un po' di SilenzioDegliInnocenti o di AlbaDeiMortiViventi"<br />
"E non ti attrae forse l'idea di una città che all'alba è pacifica e silenziosa e può godere del sano riposo che deriva dalla morte di tutti i suoi abitanti?"<br />
"Ma non pensate che i gestori dei locali possano protestare?" interviene il solito piantagrane "E come si fa con l'asporto e i vari foodora? Mica vogliamo far fallire questa risorsa di garanzie e di diritti per i giovani lavoratori!".<br />
"Nessun problema - continua l'assessore alla genialità e al proibizionismo - Abbiamo pensato a tutto".<br />
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<a href="http://www.lastampa.it/2018/05/05/italia/alcol-da-asporto-vietato-e-tavoli-allaperto-a-punti-torino-sfida-la-movida-OFpEhwHYu7uiLfkhabsJJM/pagina.html">Ecco</a> il risultato.<br />
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Se non avete voglia di leggere l'articolo originale ve lo riassumo: dalle 21 è possibile ordinare nei ristoranti e locali bevande alcoliche solo se accompagnate a piatti caldi e in misura "proporzionata" (1 bicchiere per porzione). Ma solo fino alle 23, dopodiché tutti a casa a vedere ballando con le stelle. Idem per l'asporto: ogni pizza uscirà con la sua birra e se per caso con i 50 gradi di agosto desiderate la seconda birra... pizza in omaggio! Ma sempre rigorosamente prima delle 23. Prevedo apocalittiche gare di ingollamento pizze che manco a San Francisco con gli hot dog.<br />
Saranno limitate, anche se non si sa ancora in che modo, la vendita di bevande alcoliche anche nei supermercati e distributori. Nulla si sa di come fare a trasportare gli alcolici di casa in casa: sarà consentito portare bottiglie chiuse? E chi verificherà che le stesse non vengano invece utilizzate per i demoniaci boteillon?<br />
Ancora non si sa cosa ne sarà di piole e vinerie che da secoli a Torino servono solo piatti freddi come acciughe al verde e uova sode. Probabilmente sarà consentito ubriacarsi ma solo in orario lavorativo, o comunque prima delle 21. <br />
Diventeremo come l'Inghilterra, dove il venerdì è riconoscibile dal casino che si sente per strada. E il casino è prodotto da centinaia di persone vestite da ufficio che chiacchierano, spesso sotto la pioggia, con la loro quinta pinta di birra in mano, rigorosamente servita in boccali di vetro. C'è rumore, inevitabilmente. A Londra ce n'è così tanto che sembra di camminare in un alveare. I residenti se ne fanno una ragione, magari scendono anche loro a bersene una. Alle 19, quando i pub chiudono, sono tutti ubriachi come delle pigne e tornano a casa cantando e rumoreggiando. Ma prima delle 21, s'intende. Questo sì che è progresso.<br />
Forse potremmo rispolverare anche l'idea degli speak easy, come ai tempi del proibizionismo anni '20. Anzi, prevedo fantastici toga party a tema: capelli alla maschietta, bretelle, bocchini per le sigarette, whiskey distillato in casa e parola d'ordine per accedere a un locale nascosto sotto ad una cabina del telefono.<br />
Ci sono voluti vent'anni per togliere a Torino la fama di città che muore al tramonto, per insegnare ai pizzaioli a sfornare anche dopo le 22, per convincere i ristoratori che non tutti gli avventori sono piemontesi che amano mangiare alle 19.30 e anche chi va al cinema al primo spettacolo ha diritto a cibarsi uscito dalla sala... e ora tutto è frantumato grazie a questa geniale mossa politica.<br />
Me li immagino gli entusiasti sig.ri Rino che finalmente ad Agosto potranno aprire le finestre e godere della placida quiete della città deserta, anzi morta. Nessuno per strada, solo un lontano coro di ubriachi. Possibile? Ma da dove arriverà mai? Chi mai può osare sfidare apertamente le ire della sindacA? Sono gli inquilini del piano di sopra. Hanno regolarmente acquistato vino e superalcolici in orario diurno e ora stanno dando una festa openbar che si protrarrà sicuramente per tutta la notte.<br />
In fondo è questo che accade in Iran, dove l'alcol è proibito: lo si distilla a casa e si organizzano feste. E lì hanno pure la polizia politica che può arrestarli. Ecco, io fossi la SindacA almeno su questo ci farei un pensiero: se proprio devi prendere spunto almeno fallo bene, Chiara!<br />
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TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-19813625316404990582018-05-01T16:27:00.002+02:002020-11-12T17:11:07.427+01:00Ma come ti permetti?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3SnZt84-YzfNZqrPQM42Lv3AhIqWh_53xbwN8mUL7LplAIOyoMyDC_MD7m7D6elaGiiW5_3StXruwcntvAKZmtBHTZppspKeTBXzyQKCMt1EeXrn4eg70pbZGCWTPRz31IS_aEaxdX_g/s1600/download.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="161" data-original-width="314" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3SnZt84-YzfNZqrPQM42Lv3AhIqWh_53xbwN8mUL7LplAIOyoMyDC_MD7m7D6elaGiiW5_3StXruwcntvAKZmtBHTZppspKeTBXzyQKCMt1EeXrn4eg70pbZGCWTPRz31IS_aEaxdX_g/s1600/download.jpeg" /></a></div>
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<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;">Da quando esiste la TV satellite ho un solo terrore: che un giorno mi suonino alla porta Enzo e Carla di<i> Ma Come ti Vesti?</i> Il programma più violento della TV.<br />
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La puntata inizia sempre con gli amici di qualcuno (che è praticamente sempre una lei) che si lamentano di come vesta male e di come sia insopportabile vederla così. Le lamentele principali sono tre: è troppo sportiva, è troppo originale o bizzarra e non porta i tacchi. Da notare, anche, che la lei in questione non è mai brutta, al massimo “poco curata” e non ha acconciature elaborate o trucco pesante.<br />
Seguono riprese “di nascosto” della vittima nella sua normale interazione sociale, perché tutti possano apprezzare quanto sia obbrobrioso il suo stile. A questo punto, come dei veri supereroi, Enzo e Carla compaiono a tradimento e scatta l’operazione “Ma come ti vesti?” vera e propria. Questi due tizi dai gusti improbabili si insinuano, infatti, a casa della malcapitata e le svuotano il guardaroba al grido di “Ma che schifo questo” “Ma come fai a mettere quest’altro” “Ma che orrore” “Ma questo colore non va più di moda dal 96” e così via, con la poveretta che protesta e cerca inutilmente di salvare dal bidone della spazzatura i pezzi che le piacciono di più.<br />
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A questo punto Enzo e Carla elargiscono consigli come se fossero detentori della verità assoluta e concludono con un “Mai più con…” questo o quel capo o questo o quell’abbinamento.<br />
Alla vittima viene consegnata una carta di credito ed è libera di andare a fare shopping in giro tentando di attenersi alle indicazioni che le sono state date.<br />
Ne risulta, in genere, un miglioramento del look non completamente snaturante della personalità del soggetto. La stessa ragazza che prima portava solo scarpe da ginnastica e tute acetate magari compare con un paio di jeans con le paillettes e una maglia moderatamente elegante. Insomma una cosa normale.<br />
Ma il programma è perverso e mentre la malcapitata prova, commenta e sceglie i capi, Enzo e Carla, a casa, seguano in diretta la scena e la deridano apertamente con “Non ha capito niente” “Proprio non ce la fa” “Che orrore” e così via.<br />
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<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpg5iPWDe5GjjnQ-GVIPAILm8aStzlTHABAk3oVmaZrp5Bnn2sq1crrMpSa3vOoNfcmn9wzNknZNeAvpfsV0vpvIrsVHj3mLzJ1STZnecA3b6pkAemr_UMgqFVPHxqyrmeYAvPiCk4pwU/s1600/ma_come_ti_vesti_10_Facebook_R439.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="302" data-original-width="439" height="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpg5iPWDe5GjjnQ-GVIPAILm8aStzlTHABAk3oVmaZrp5Bnn2sq1crrMpSa3vOoNfcmn9wzNknZNeAvpfsV0vpvIrsVHj3mLzJ1STZnecA3b6pkAemr_UMgqFVPHxqyrmeYAvPiCk4pwU/s320/ma_come_ti_vesti_10_Facebook_R439.jpg" width="320" /></a></div>
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A questo punto i due corrono per strada a fermarla, la insultano ancora un po’ e la accompagnano in una boutique di loro scelta dove si incaricano di scegliere e abbinare personalmente i capi mentre alla cavia resta il ruolo passivo di provarli di controvoglia.<br />
Lo ammetto: ho sempre avuto la fobia dei negozi con <i>lacommessa</i>. <i>Lacommessa</i> è quel genere di creatura che ti guarda in faccia e ha già deciso cosa venderti e non c’è modo che tu possa esprimere perplessità riguardo a taglia/colore/modello di quello che ti sta facendo provare. Se sei fortunato e hai l’età della ragione puoi mettere da parte l’orgoglio e dartela a gambe il prima possibile, se invece sei un bambino puoi solo sperare che il genitore che ti accompagna non soccomba al “Ma ti sta così cariiiiino” de <i>Lacommessa</i> più deleterio del canto delle sirene di Ulisse. Da questo punto di vista sono grata all’invenzione dei grandi magazzini dove puoi girare liberamente, decidere cosa provare, nasconderti in un camerino, non farti vedere da nessuno e uscire con la merce che vuoi acquistare senza che nessuno intervenga con il proprio parere.<br />
Questa parte del programma rappresenta quindi la materializzazione del mio incubo infantile e, lo ammetto, lo guardo solo per vedere lo sguardo riluttante della malcapitata e solidarizzare con lei. Un po’ come uno yeti che guarda King Kong, insomma.<br />
La scena si svolge così: questa povera tizia è costretta a indossare cose che solo nel mondo fantastico e popolato di unicorni che costituisce il cervello di Enzo Miccio potrebbe essere considerato “elegante”. Pizzi ovunque, gonne con strascichi chilometrici, pantaloni d’argento attillatissimi e scintillanti, sandali di almeno 15 centimetri con cui neanche Naomi Campbell sarebbe in grado di percorrere più di 2 metri, borsette con nappi, frange, nastrini. Abbinamenti di colori improbabili e soprattutto completamente estranei alla personalità del soggetto che stanno vestendo e che è ridotto esclusivamente al proprio corpo.<br />
La poveretta si lamenta e ad ogni “Non vedi com’è bello?” risponde con un incerto “Ma veramente a me…” ma non fa in tempo a finire la frase che viene sovrastata da un altro commento entusiastico di Enzo o da un commento sarcastico di Carla.<br />
Ovviamente i due comprano per la tapina tutte le mise pre-abbinate e si passa alla stazione successiva: coiffeur e trucco.<br />
E qui il messaggio è ancora più evidente: così come sei fai schifo, per essere accettata dalla società devi attenerti a certe regole, i capelli di questo colore non donano con il tuo incarnato, molto meglio una tinta così, con i colpi di sole cosà e il trucco che schiarisce, amplifica, colora, modella. Mica puoi pretendere di farti vedere così come sei, che se anche non sei nato con un aspetto repellente comunque dovresti un minimo sforzarti per renderti più gradevole alla vista.<br />
Il finale ovviamente vorrebbe essere quello di una favola: la novella Cenerentola scende le scale con uno dei completi scelti da Enzo e Carla e finalmente riscontra la loro approvazione incondizionata, uno la riempie di complimenti mentre l’altra descrive minuziosamente pezzo per pezzo i capi. E si tratta di questi capi, non so se mi spiego.<br />
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<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2umwYZdHOfTBiW_xxWjnLMzG8Fu0vYcf4nxNwsS_H3hYAct_HI860rDEVi_uX37ta-79RHxkHgrwN7R9ghTeohFMIF4BaSBmGMH3csrKcYNLzmFAx4IDIrVVnXG_Lt_PHpKIMJ_4Ns_w/s1600/Erminia-1-560x316.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="316" data-original-width="560" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2umwYZdHOfTBiW_xxWjnLMzG8Fu0vYcf4nxNwsS_H3hYAct_HI860rDEVi_uX37ta-79RHxkHgrwN7R9ghTeohFMIF4BaSBmGMH3csrKcYNLzmFAx4IDIrVVnXG_Lt_PHpKIMJ_4Ns_w/s320/Erminia-1-560x316.png" width="320" /></a></div>
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<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
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Per finire in bellezza la poveretta fa il suo nuovo debutto in società, con le amiche che a momenti non la riconoscono e tutti che inneggiano alla bravura di Enzo e Carla, capaci di risolvere i problemi anche dove non esistono. La Cenerentola, ovviamente, non può che essere loro grata di essere stata trasformata da paria del suo gruppo di amiche nell’ennesima brutta copia di Chiara Ferragni.<br />
Ora, sarebbe troppo facile fare una critica sociologica a questo programma, immaginarsi le conseguenze sulle adolescenti socialmente isolate e magari, con un briciolo di abilità dialettica, dimostrare che se una volta il bullismo non era un problema è perché la TV non trasmetteva “Ma come ti vesti” e “Vite al limite” (non lo penso, ovviamente. La colpa è dei cellulari e della nostra percezione distorta del mondo da quando c’è internet).<br />
Non è mia intenzione fare niente di tutto questo, non voglio scagliarmi contro la televisione cattiva nè difendere un’immagine non superficiale della donna conducendo una campagna contro Enzo Miccio. Solo noto che, quando accendo la televisione per sentire del rumore di sottofondo mentre mi dedico ad altro, “il banco dei pugni” mi fa sorridere, “pronto soccorso H24” mi fa incazzare, ma “ma come ti vesti” mi fa proprio soffrire.<br />
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TripToFunhttp://www.blogger.com/profile/13541208417241441560noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1520375902715921817.post-47136551276793384432017-12-16T09:00:00.000+01:002020-11-12T17:11:07.606+01:00Che cosa ti sei perso<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;">Sono tante le cose che ti sei perso in questi cinque anni.<br /><br />Gli smartphone. Whatsapp, i meme, i messaggi gratis, le foto stupide. Il gotha di quando eravamo liceali e aspettavamo Natale per poter mandare 100 sms al giorno con i sondaggi e le altre cazzate... quante idiozie avremmo partorito con queste potenzialità? Quanti messaggi vocali? Quante chat e contro-chat? quante foto ritoccate?<br /><br />La mia prima ricetta: te l'avevo promessa e sono sicura che avresti trovato un sacco di applicazioni creative<br /><br />Il racconto del mio primo lavoro e di tutti quelli successivi. E sai le risate che ci saremmo fatti con tutto quello che succede in pronto?<br /><br />La mia casa di via Campana e un invito a cena a tuo rischio e pericolo (ma non ti saresti lamentato, lo so).<br /><br />Un altro nipote, e il primo che ti assomiglia sempre di più man mano che cresce.<br /><br />Due film dello Hobbit (a dire il vero non li ho visti neanche io e probabilmente non ci siamo persi nulla).<br /><br /><i>Animali fantastici e dove trovarli</i>, invece, ti sarebbe piaciuto, ci scommetto. E probabilmente avresti iniziato ad imitare lo snaso o qualcos'altro di ancora più imprevedibile.<br /><br />Un sacco di capodanni, nessuno dei quali trascorso in solitudine in una baita a guardare nevicare e a leggere Harry Potter come progettavamo di fare. E a proposito di progetti ripetuti e mai realizzati: non siamo mai andati a Gardaland, nemmeno io ci sono ancora stata.<br /><br />La casa in cui vivo adesso, che è mia sul serio, dove avremmo potuto organizzare serate cinema professionali con pizza e proiettore.<br /><br />Il mio periodo londinese... chissà se saresti venuto a trovarmi? Chissà cosa avremmo fatto?<br /><br />Un mondiale e un europeo nei quali abbiamo rimediato una magra figura e una mancata qualificazione ai prossimi mondiali... beh forse almeno su questo meglio conservare i ricordi del 2006 e del 2012.<br /><br />Qualche sparuta rimpatriata con i compagni di liceo, che ormai stanno sparsi in mezzo mondo.<br /><br />Un po' di feste di compleanno, in gran parte non memorabili.<br /><br />Una mezza tonnellata di confidenze, spazianti per tutto l'arco dell'umano: dal comico al tragico, di quelle che ti regalavo con leggerezza sapendo che sarebbero state in buone mani<br /><br />Un milione di matrimoni, qualcuno annunciato, altri più imprevedibili... e, di questo sono piuttosto certa, un sacco di ore a commentarli.<br /><br />E l'ennesimo matrimonio è proprio oggi, il giorno del tuo trentesimo compleanno.<br /><br />Così non ho potuto che chiedermi cosa avrei fatto in un universo alternativo, quello in cui avessi dovuto dividere questo sabato tra un matrimonio e la tua festa.<br /><br />E come sarebbe stata, poi, la tua festa?<br /><br />Come sarebbero stati questi anni? In tutto o in parte diversi? Cosa saresti diventato? E io? Proverei la stessa sottile sensazione di gelo ogni volta che sulle consegne brevi dell'accettazione leggo quelle tre lettere: T.A.C. tentativo anti-conservativo?<br /><br />Da un po' di tempo non ti penso tutti i giorni, ho anche ripreso, rarissimamente, a sognare. Mi sono riavvicinata, con calma, alla musica. Qualcuno la chiamerebbe resilienza, qualcuno guarigione. <br /><br />A me è venuto in mente piuttosto questo disegno di Zerocalcare (che era destinato a tutt'altro, ma, come tutte le cose grandi, sta bene anche qui)</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;">Ti voglio bene, amico mio.</span></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiH-jglKm2p5WdP5i2MbAw36EePyja-zJHXSDKkxuQxSoLMMCImgiiHv_G-tjyATnoKsFQ2mZVnlkjrjeQJS_jMxiwRAWWDhnLMMO_sCFPd8yt-UpTJeZSQp3aOmalvm4OLXuvdhIykOOI/s1600/girl_with_umbrella_by_leopinheiro-d5kfpna.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiH-jglKm2p5WdP5i2MbAw36EePyja-zJHXSDKkxuQxSoLMMCImgiiHv_G-tjyATnoKsFQ2mZVnlkjrjeQJS_jMxiwRAWWDhnLMMO_sCFPd8yt-UpTJeZSQp3aOmalvm4OLXuvdhIykOOI/s400/girl_with_umbrella_by_leopinheiro-d5kfpna.jpg" width="400" /></a></div>
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<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;"></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;">Continua da <a href="http://triptofun.blogspot.it/2016/11/afasia-prima-parte.html" target="_blank">qui</a></span></div>
<span style="color: #20124d; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-size: large;">
</span>
<br />
<div>
<span style="color: #20124d; font-size: large;"><br /><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Laura? Cosa diamine fai ci fai qui, Laura? </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Hanno rapito anche te! </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Vogliono costringermi a parlare. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">D'accordo, d'accordo, non so cosa volete da me, ma farò tutto quello che volete, basta che non le facciate del male, ok? </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Laura, amore, cosa fai sul mio letto? vattene, tu che non sei legata, non pensare a me, scappa! </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Ma come hanno fatto a prenderti? Ero andato da solo al supermercato. Il cellulare, maledetto. Lo sapevo che non dovevo salvarti “amore”. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Nome e cognome. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Sempre detto. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"> Poi mi hai fatto quella scenata. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">”Conto così poco per te da essere un nome e cognome qualunque in rubrica?” </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">No, Laura, non conti così poco, darei la vita per te. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Oh, Ma perché ti ho dato retta? Perché ho reso così facile rintracciarti? </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Vattene Laura, scappa, ci penso io a loro. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Perché anche tu parli strano, Laura? </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Quando hai imparato questa lingua? </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Perché non mi hai mai detto niente? </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Sei d'accordo con loro anche tu? </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Sei tu che mi hai fatto catturare? </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Sei tu che gli hai detto che sarei andato al supermercato? </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Sei tu che mi hai tradito? </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Dimmelo, Laura, sei tu? </span><br /><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Eccola, ecco la prova che stavo cercando: sei lì che parli con la ragazza coi capelli corti, sei d’accordo con loro, Laura, parli la loro lingua. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Oh, Laura, perché? Perché? </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Eravamo felici insieme, io ti amavo, Laura, eri tutta la mia vita, come hai potuto tradirmi così? Come ho potuto non accorgermi che tramavi nell’ombra, che ti approfittavi del mio amore? </span><br /><br /><br /><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i>“Ma, dottoressa, è sicura che faccio bene a stare qui? Si agita di più quando mi vede, è come se non mi riconoscesse, è rabbioso, non lo riconosco”. </i></span><br /><br /><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i>”Signora, suo marito ha subito dei danni importanti con l’ictus, non siamo in grado di capire se riconosca le persone e l’ambiente che lo circondano. Essere attorniato da estranei è stressante per lui, un volto familiare non può fargli che bene. Certo, non siamo sicuri che la riconosca, però male non può fare”. </i></span><br /><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Quindi è così? Tutta la mia vita non è stata altro che una menzogna? La persona cui ho voluto in assoluto più bene, la mia Laura, era lì pronta a tradirmi. Non mi ha mai amato, lei, ha sempre finto in attesa di questo giorno. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Sei contenta Laura? Ora finalmente puoi vedermi qui, inerme, in balia di questi Mengele che mi hanno impiantato un braccio artificiale, un dispositivo di tracciamento e chissà cos’altro. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Ah, è tutto chiaro, ora: la tua scarsa propensione per i viaggi (avevi paura che scoprissi la tua vera identità?), quella volta che ti sei infuriata perché sono uscito con gli amici senza dirtelo. Avevi paura che scappassi eh? Avevi paura che vanificassi i tuoi sforzi sparendo prima che potessi portare a compimento il tuo piano! </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">E dimmi, Laura: la debolezza e le vertigini delle ultime settimane? Erano colpa tua anche quelle vero? Mi stavi avvelenando. Così avresti potuto costringermi ad andare dal medico passando per un moglie premurosa… eh Laura? Peccato che io i medici li odi e non mi sia lasciato convincere. Sarebbe stato un piano perfetto, il tuo. Ma no, io resistevo, io dal medico non ci volevo andare, e così sei stata costretta a farmi rapire al supermercato. Sai che ti dico? Che ti odio, Laura. Prima ti amavo, ma ora ti odio. </span><br /><br /><br /><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i>“Ma Lei dice che [singhiozzo]? Erano un paio di settimane che aveva queste vertigini in continuazione… Gli cadevano le cose dalle mani. Sbatteva contro le porte, come se non le vedesse. Io glielo ripetevo di continuo: Marco, non stai bene, vai dal medico, ma lui niente. <br />Ha sempre avuto la testa dura. <br />Il medico è quello che paghi perché ti dica se è il caso di prenotare la bara all’ikea, diceva sempre. <br />Non mi dà mai retta. <br />Se mi avesse dato retta, almeno [singhiozzo]”. <br /><br />”Non pianga, Signora, quelle le vertigini erano già i segni del primo ictus, ma anche se quello fosse stato preso in tempo, per il suo tumore sarebbe stato comunque troppo tardi”.</i></span><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"> </span><br /><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i><br />”Sì, ma vederlo così è una sofferenza per tutti, e chissà per lui”. <br /><br />”Purtroppo non siamo in grado di sapere che percezione ha Marco di ciò che gli sta intorno e fino a che punto sia cosciente, ma non ho mai dato segno di riconoscerla ed è ancora molto agitato. Possiamo sempre sperare in un recupero che per quanto riguarda i movimenti c’è senz’altro stato, ma sulla parola, purtroppo, gli esiti sono più variabili e solo il tempo ci potrà dire”. </i></span><br /><br /><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Bianco. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Luce. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Mi ci sto abituando. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Sto iniziando a capire cosa mi dicono. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Vogliono sempre le stesse cose. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Stai fermo. Apri di occhi. Tira fuori la lingua. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Mi usano come una cavia. Tra poco, appena mi mostrerò più collaborativo, mi metteranno a girare su una ruota come un criceto o mi abbandoneranno in un labirinto pieno di trappole per vedere se riesco ad uscirne vivo usando questo braccio bionico. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Anche a quello mi sto abituando. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Lo muovo persino, anche se con fatica, pesa una tonnellata, sarà di titanio. Come minimo mi aspetto che premendo un bottone nascosto si trasformi in un mitra. Se solo scoprissi con quale sequenza di movimenti si attiva potrei far fuori tutti: Faccia-A-Luna, Bin Laden e la ragazza con i capelli corti per primi, poi tutte le guardie che accorrono solo quando cerco di scappare e per ultima te, Laura. Lo so che vieni di nascosto la notte, quando faccio finta di dormire. Hai paura a farti vedere di giorno ora che ti ho scoperta eh? Hai paura che cerchi di ucciderti. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Ma vedrai, poco alla volta con questo braccio mi allenerò. Scoprirò quali sono i suoi segreti e appena riuscirò a dominarlo ti ucciderò. </span></span></div>
<div>
<span style="color: #20124d; font-size: large;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><br />Ti vedo che piangi, lo sai? </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Vieni qui la notte e singhiozzi sul mio letto quando fingo di dormire. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Ti sei pentita? Ti faccio pena? È troppo tardi ormai. Dovevi pensarci prima di vendermi a questi sadici. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Ma forse non è troppo tardi, Laura, aiutami a fuggire, Laura, non piangere, non voglio ucciderti sul serio, Laura, mi hai fatto molto arrabbiare, mi hai venduto questi terroristi che fanno strani esperimenti su di me, Laura, cerca di capirmi, ti prego, non piangere. </span></span></div>
<div>
<span style="color: #20124d; font-size: large;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><br />Ecco, sì, così. Guardami. Guardami negli occhi come se fosse la prima volta. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Ricordi? </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Quando ci siamo innamorati: pioveva e non volevi bagnarti le scarpe nuove. Eri così deliziosa, con quell’aria timida, ti dondolavi su e giù sui gradini della biblioteca, cercando riparo sotto il cornicione e guardavi la piazza come se fosse un lago, una distesa invalicabile d’acqua e vento. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Eri così bella che ho rubato un ombrello al ristorante solo per poterti accompagnare per quei pochi metri. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Non l’ho fatto con cattiveria, giuro. Lo so che non avrei dovuto rubare l’ombrello ad un povero cristo che mangiava ignaro, ma non potevo lasciarti lì, capisci, e io quel giorno l’ombrello non ce l’avevo. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Ma ho capito subito subito che non potevo perderti. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">L’ho capito da come eri rivestita, da come ti dondolavi sui talloni, dal tuo sguardo spaurito, da come ti mordevi il labbro guardandoti intorno alla ricerca di una via di fuga. Quando ti ho offerto l'ombrello l'ho capito dal tuo sguardo che eri quella giusta, Laura. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Guardami così. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Guardami come se ti porgessi l'ombrello in un giorno di pioggia e tu avessi paura di bagnare le scarpe nuove. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Guardami e promettimi che fuggiremo insieme, ci dimenticheremo di tutto questo. Fuggiremo lontano, dove non possano trovarci mai, ricominceremo da capo. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Ecco, lo sento di nuovo, ma questa volta non è come le altre, non è quella porcheria chimica, quel sonno che ti forza le palpebre anche quando il tuo cervello lotta per stare sveglio, questo è sonno vero. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Laura, io e te, a casa. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Io e te in una nuova casa, lontana. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">C’è il mare. Si sentono voci di bambini, rumore delle onde. </span><br /><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Senti anche tu, Laura? Com’è bello? E tutto perfetto qui.</span></span></div>
<div>
<span style="color: #20124d; font-size: large;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">È un sogno.</span></span>
<!--EndFragment--><span style="color: rgb(0 , 0 , 102);"><span style="font-size: 130%;"><span style="font-family: "trebuchet ms";"></span></span></span></div>
<div>
<span style="color: #20124d; font-size: large;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div>
<span style="color: #20124d; font-size: large;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div>
<span style="color: #20124d; font-size: large;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<span style="color: #20124d; font-size: large;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
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