lunedì 18 giugno 2007

L'ANATOMIA SECONDO RODARI


giorni fa, immersa com'ero nello studio di anatomia e istologia decisi per rilassarmi di riaprire uno dei mitici libri della mia infanzia: "C'era due volte il barone Lamberto" di Gianni Rodari... non l'avessi mai fatto! arrivata sì e no al capitolo 3 mi imbatto in questa dettagliata descrizione anatomo-istologica... e dire che da piccola non me n'ero neanche accorta! beata ignoranza.
Per chi fosse digiuno da tale fondamentale lettura premetto una breve trama: il barone Lamberto è un vecchio decrepito che vive nell'isola di San Giulio, sul lago d'Orta. durante un viaggio in iIdia uno stregone gli comunica che "colui il cui nome è pronunciato vive a lungo". Da allora il barone assume sei persone che rimangano giorno e notte in soffitta a pronunciare senza sosta il suo nome, e da quel momento inizia a ringiovanire... nel brano qui sotto lamberto e il fido maggiordomo Anselmo stanno riscontrando la ritrovata salute del barone.

"il barone si rialza, fa due o tre passi e scoppia a ridere: -guarda, - dice - ho dimenticato di reggermi ai miei due fedeli bastoni dal pomo d'oro e non casco. ossa e muscoli sono tornati a fare il loro dovere. avrei quesi voglia di fare una bella nuotata nel lago. - non esageriamo signor barone. cancelliamo il numero 24 zoppìa e riprendiamo i controlli. - dai ricomincia pure - numero quattro bronchite cronica. - ho tossito l'ultima volta per carnevale, perchè mi era andato un boccone per traverso. - numero cinque la cistifellea. - l'infiammazione dev'essere andata in vacanza, caro Anselmo, perchè da quella parte non sento più alcun disturbo. i controlli durano dicersi giorni. il barone lamberto e il suo fido maggiordomo passano sistematicamente in rassegna, senza nulla trascurare: il sistema scheletrico; il sistema muscolare (ci vogliono due mattine solo per quello perchè i muscoli sono più di seicento e vanno controllati uno per volta); il sistema nervoso (è così complicato che fa venire i nervi); l'apparato digerente (il barone ormai digerirebbe anche i gusci delle lumache); l'apparato circolatorio; i vasi linfatici; le ghiandole endocrine; il sistema riproduttivo. tutto in ordine dai corpuscoli tattili, che avvertono il cervello se l'acqua del bagno è troppo calda o troppo fredda, alle trentatrè vertebre della colonna, sia quelle mobili che quelle fisse. ogni parte del corpo, ogni componente di quella parte, ogni elemento della componenete vengono esaminati con severità, perchè non si permettano di nascondere qualche malanno, il principio di un guasto, il sospetto di un sabotaggio. i due esaminatori come viaggiatori coraggiosi, percorrono e ripercorrono il labirinto delle vene e delle arterie, sbucando da ventricoli e orecchiette, mescolandosi alle emazie e ai leucociti. - signor barone, i reticolociti si stanno moltiplicando che è un piacere. - e cosa sarebbero i reticolociti? - dei globuli rossi più giovani. - avanti con la gioventù allora. barone e maggiordomo s'infilano nel tunnel di corti e penetrano nell'orecchio, sbarcano nelle isole di Langerhans dalle parti del pancreas, si arrampicano sul pomo d'adamo, si avventurano nel groviglio dei glomeruli di Malpighi che se ne stanno raggomitolati nei reni, fanno l'altalena con l'ossigeno e l'anidride carbonica dentro e fuori dai polmoni, salgono sul ponte di Varolio, soffiano nella tromba di Eustachio, suonano gli organi del Golgi, tendono tendini, riflettono su riflessi, mettono in moto la doppia elica del DNA. ogni tanto si perdono di vista. - signor barone, dove si è nascosto? - sto aprendo il piloro. e tu dove sei? - qua vicino. sto succhiando i succhi gastrici. ci troviamo tra un momento nel duodeno. anselmo tiene il diario di bordo del viaggio. ma tanti esami forse non sarebbero tutti indispensabili. basterebbe la prova dello specchio. chiunque, vedendo il barone lamberto, gli darebbe sì è no quarant'anni e si acorgerebbe a occhio nudo che è sano in lungo e in largo."

venerdì 18 maggio 2007

VENT'ANNI DI FIERA DEL LIBRO

E' giovedì, sto tornando dal lingotto dopo la fiera, il sole tramonta lentamente dietro la passerella olimpica tingendo il cielo d'arancio. mi ritrovo a guardare a terra il selciato di piccole piastrelle di porfido e mi torna alla memoria quella stessa scena, anni prima. 1993 il mio piede è molto più piccolo, tengo per mano da un lato mamma, dall'altro papà, salto da una piastrella all'altra cercando di non toccare i bordi.... è la mia prima fiera del libro, che all'epoca si chiamava ancora salone. mi ricordo lo stemma: un libro verde e blu con una porta aperta in mezzo. e ricordo il mio primo libro della fiera: era sulle lumache e i molluschi in genere, aveva le pagine trasparenti con i disegni a tempera e un odore strano di stampa...

1994 ora faccio prima elementare: è appena nato "il battello a vapore" una delle due case editrici per bambini esistenti all'epoca, per promuovere lo stand ad ogni libro acquistato fanno pescare i bambini bendati con una mano in una boccia di vetro piena di regali. ricordo di aver passato giorni in quello stand e ricordo anche i premi: gomme, bandane, freesbe e... i pog! chi se li ricorda? quei dischetti di cartone da impilare e da colpire con un dischetto di plastica, tutti quelli che cadevano a faccia in su erano vinti... normalmente li vendevano a bustine in cartoleria.

l'anno dopo distribuivano palloncini all'elio: lì è nata la mia passione. l'inspiegabile magia del volo, il cordino che mi tirava il braccio, il terrore di perderlo, ogni volta una delusione per la durata effimera del gioco, il tetto del lingotto, altissimo, coperto di palloncini blu e gialli irrecuperabili... ricordo gli anni successivi passati tra lo stand del battello a vapore, ogni anno in una sezione di colore diverso! della e-elle che pubblicava quei libretti piccoli illustrati ad acquerello tra cui Rodari in edizione economica e della giunti (i libroni alti e sottili sui miti greci sull'iliade e l'odissea).
man mano che crescevo è arrivata la salani, che però per anni non ha avuto uno stand tutto suo e poi... non so bene come sia avvenuta la transizione, la mia memoria si è inceppata, forse per oggi l'ho sovraccaricata troppo.

il salto successivo è alla quarta ginnasio (o quinta.. non ricordo!) ci offrono un ingresso ridotto in cambio della partecipazione a una conferenza-incontro con l'autore di un libro orrendo, accettiamo, così dopo la conferenza siamo liberi di gironzolare da soli. non ero mai andata alla fiera con gli amici, è bello ma anche molto più stancante perchè ognuno ha interessi diversi e probabilmente giriamo per ogni singolo stand macinando chilometri e chilometri.

con la fiera sono cresciuta, adattando ogni anno l'itinerario ai miei mutati gusti e forse lasciando che le montagne di libri cambiassero a loro volta le mie preferenze, non so se senza sarei stata diversa, ma credo di sì.... se poi questo sia un bene o un male è impossibile da stabilire, in ogni caso il mio personale quindicennale (si dice?!??!) di fiera del libro andava celebrato.

domenica 15 aprile 2007

BIOCHIMICA ALL'AMERICANA






ieri girellavo per la rete alla ricerca di un testo decente su cui studiare biochimica speciale, quando mi sono imbattuta in una serissima pubblicazione americana, una specie di bignami di biochimica (chiamalo bignami, son 312 pagine... ma in confronto ai libri normali come il Lehninger si può considerare tale!). la casa editrice è delle più serie: Mc Graw-Hill, la stessa che pubblica l'Harper per intenderci... ma il titolo mi ha incuriosito: "Basic Concepts In Biochemistry, a student's survival guide" così l'ho scaricat...ehm.. "regolarmente consultato" e mi sono immersa nella lettura di tale capolavoro della letteratura biochimica. in pochi minuti mi son trovata come una deficiente a ridere da sola davanti al computer, vi riporterò alcuni estratti a dir poco esilaranti.




tutto inizia dalla prefazione, dove, per mettere le cose in chiaro l'autore specifica:

"Basic Concepts In Biochemistry, a student's survival guide is not a conventonal book: it is not a review book or a text book or a problem book. it is a book that offers help in two different ways: help in understanding the concepts of biochemistry [e fin qui direi che ci sta...]and help in organizing your attack on the subjects and minimizing the subject's attack on you" in pratica fai attenzione che la biochimica è roba che scotta, potresti rimanere segnato a vita! mi raccomando vacci coi piedi di piombo... da notare anche la metafora militare che non poteva mancare trattandosi di americani (l'autore insegna alla facoltà di medicina del Texas)



si passa poi a CHAPTER 1, WHERE TO START, instructions e già qui... non è che un libro ha bisogno di grandi istruzioni! ma l'autore si dilunga invece per parecchie pagine elargendo consigli di questo pregio: "the first rule (it may not be the first rule, but it is a rule) is not to waste time reading things you already know. [...]another option is just to look at the pictures". giustamente... perchè sprecarsi a leggere faticosamente? facciamo un libro a fumetti!



WHAT DO I NEED TO KNOW? si chiede e sentite come si risponde:

"you need to know only the things you will need later", devi sapere solo le cose che devi sapere (dopo presumibilmente sta per l'esame). un genio della tautologia!!



si hanno poi una serie di istruzioni raccolte in un box dal titolo INSTRUCTION FOR USE

"understand the concept first, make notes, never use a colored highlighter". l'ultima affermazione, piuttosto originale è così giustificata: "to remember something write it down, don't just highlight it with a colored pencil or pen. highlightingh is a great way to forget to read the material". secondo il professore emerito, dopo tredici anni di scuola (12 per gli americani) uno studente non ha ancora trovato un metodo adeguato per memorizzare e non solo: evidenziare impedisce di leggere! si colora a caso la pagina secondo la simmetria delle righe!! il che a pensarci bene può anche essere probabile nel caso dell'analfabeta di prima che anzichè ripassare le cose che già conosce guarda le figure... 




in ogni caso il primo capitolo conclude in bellezza con la seguente massima per la vita:



questa è l'affermazione che senz'ombra di dubbio condivido pienamente, compresa la parte sulla mia sanità mentale che sento esser stata messa a dura prova se non definitivamente compromessa dallo studio di metabolica. Tuttavia trovarlo scritto in un libro di testo è tutt'altra cosa! si legittima con l'aucoritas del Ph.D. professor quella che da sempre è stata la visione della biochimica degli studenti di medicina (e non solo azzarderei...). Ciò può essere da un lato invidiabile segno di modernità, ma dall'altro frustrante: se è la stessa autorità costituita a denigrare il ruolo della materia che insegna, cosa rimane agli studenti come segno di ribellione? appassionarsi sul serio alla biochimica al punto da studiare "per diletto" un libro serio? in tal caso la mossa del professore texano sarebbe davvero astuta! ma vi dirò... preferisco il mio italianissimo diritto a sancire l'inutilità della biochimica (sia chiaro intendo quella che prevede lo studio di ogni singolo intermedio di reazione e non della biochimica i generale di cui son fin troppo comprensibili le conseguenze cliniche) in attesa di un professore che mi smentisca piuttosto che il contrario!



Allego tra le foto anche quella del parco divertimenti della biochimica trovato in un altro libro, di un professore dell'università della florida che probabilmente è stato eccessivamente influenzato da Dinseyland ad Orlando...



venerdì 2 febbraio 2007

MEDITAZIONI ESTEMPORANEE

“Mea culpa
Anziché insegnare, raccontavo delle storie.
Qualunque cosa, pur di tenerli zitti e buoni.
Loro erano convinti che stessi insegnando.
Ne ero convinto anch’io.
In realtà stavo imparando.
E ti definivi un professore?
Io non mi definivo niente. Ero più che un professore, e meno. Nell’aula di una scuola superiore uno diventa un sergente istruttore, un rabbino, una spalla su cui piangere, un cerbero, un cantante, uno studioso di second’ordine, un impiegato, un arbitro, un pagliaccio, un consulente, un censore dell’abbigliamento, una guida, un apologeta, un filosofo, un collaboratore, un ballerino di tip tap, un politico, un medico, un fesso, un vigile urbano, un prete, un padre-madre-fratello-sorella-zio-zia, un ragioniere, un critico, uno psicologo, l’ultima goccia che fa traboccare il vaso”.
(F.Mc Court, “Ehi Prof!”)

qualche giorno fa (parecchi a dire il vero, ma poi ho dovuto studiare), leggendo questo magnifico libro mi sono imbattuta nelle frasi di cui sopra… cadevano particolarmente a fagiolo perché era da un po’ che pensavo alle differenze sostanziali tra università e liceo. Sì d’accordo, si possono dire le solite cose: all’università bisogna essere più responsabili e maturi, nessuno controlla quello che fai, dai gli esami che vuoi quando vuoi, accetti i voti che vuoi ecc ecc…. ma secondo me questa non è LA differenza che fa sentire il distacco, o almeno non lo è per me. Io trovo che quello che più colpisce nel passaggio è il rapporto professore-studente. La comunità studentesca, la “classe” c’è sempre, quello che non c’è più è il rapporto professore-classe. I professori di liceo si devono improvvisare burocrati, confidenti, moralisti e consiglieri, la loro personalità influisce pesantemente nel loro rapporto con gli studenti e i ragazzi si regolano di conseguenza. Il docente universitario invece segue un gruppo disomogeneo di studenti per un tempo molto breve e non deve fare null’altro che spiegare. I docenti e gli studenti sono due sfere che non entrano mai in contatto, si sfiorano in periodo d’esami con per tramite la materia e poi riprendono ciascuno la propria strada indisturbati. Positivo da un lato e negativo dall’altro. Chi non si stuferebbe a dover segnare ogni giorno sul registro assenti e presenti, giustificare ritardi e firmare autorizzazioni? Ma chi vorrebbe essere soltanto un nome su un foglio e un voto in trentesimi?per cui forse, alla fine i prof di liceo hanno qualcosa che gli universitari non possono, per motivi evidenti, avere: la capacità di cambiare ruolo,di recitare più parti, di avere un rapporto umano quotidiano con i propri studenti, di entrare a far parte di tante vite ogni anno, di conoscere quelle vite e cosa ci sta dietro. Rimane l’interrogativo fondamentale: bisogna essere più sadici per segare qualcuno che conosci o per trattar male un perfetto sconosciuto?