sabato 29 giugno 2013

L'ANGINA DELL'ANIMA



  • l'albero puzzolente di via Cernaia
  • la Feltrinelli di Porta Nuova
  • il cineteatro Baretti
  • un bar di via Cibrario che non ho riconosciuto finché non ci ho messo piede dentro
  • il pub Nelson
  • la panchina di XVIII dicembre quella dal lato dei giardini
  • piazza Paleocapa
  • piazza Bodoni
  • l'angolo del controviale di corso Vittorio con il Palagiustizia
  • il cinema Ideal
Mi piace camminare per la mia città, dà la sicurezza di un posto familiare: all'inizio pensavo che il trucco fosse la semplice assuefazione, il vederlo migliaia di volte, come le pareti della tua stanza. Poi ho capito che ciò che conta, invece, è il ricordo.

Casa tua non è tua perché ne hai aperto la porta milioni di volte, ma per l'insieme delle emozioni che ci hai vissuto. Non sei particolarmente affezionato al soffitto che vedi appena sveglio ogni mattina a meno che tu non l'abbia fissato almeno una volta con sguardo sognante durante una lunga telefonata.
Lo stesso vale per le strade della città: vuoi bene a ogni angolo perché ti ricorda qualcosa.

L'ho capito perché da sei mesi a questa parte mi capita, mentre vivo la mia vita normale, di passare in un posto, di imbattermi in qualcosa di apparentemente insignificante e di avvertire una fitta, come un'angina dell'anima.
Uno scherzo delle associazioni spazio-temporali dell'ippocampo, che mi fa voltare all'improvviso e cercare a fianco a me qualcuno che non c'è più.
Come nell'angina vera resto ferma, in mezzo alla gente, e per non sembrare troppo scema guardo una vetrina aspettando che passi. Come l'angina vera, infatti, passa da sola: dura qualche minuto e poi ti abbandona a un fragile benessere.
Ti chiedi perché mai, tra i miliardi di attimi vissuti, è stato sorteggiato quello di un giorno qualunque, durante una passeggiata qualunque, in cui in corrispondenza della terza lastra di via Garibaldi a partire da piazza Statuto è stata pronunciata una frase sicuramente non memorabile. L'interrogativo rimane, ma tutto ciò, ora, in qualche modo misterioso, rende quel posto immensamente speciale.

sabato 22 giugno 2013

15 motivi per cui non rimpiango la sessione esami


PRIMA DELL'ESAME


1) Non hai finito il programma, un giorno di studio in più ti sarebbe vitale, per fortuna ci sono 100 iscritti e tutti in un giorno non passeranno... estraggono la lettera da cui iniziare ed è la tua

2) Il tuo compagno secchione ti avvicina la mattina dell'esame fuori dall'aula e ti chiede "Ma tu hai capito la differenza tra [argomento che pensavi non fosse in programma e che quindi non hai studiato] e [argomento che non hai mai neanche sentito nominare]?"

3) Sei lì che aspetti di passare con il libro aperto davanti nell'inutile tentativo di concentrarti e arriva un compagno a caso che ti apostrofa non nonchalance al grido di:"Mi han detto che il prof tal dei tali è proprio stronzo" oppure "Mi han detto che allo scorso appello han chiesto [argomento sconosciuto e irreperibile sul libro] tu lo sai?"

4) Il prof A (che sta segando tutti quelli che gli capitano a tiro) e il prof B (che fa domande semplicissime e regala 30) stanno interrogando contemporaneamente i due prima di te, tu sei lì che aspetti di scoprire chi finisce prima per sapere di che morte morire. B finisce di interrogare e tu già esulti, lui prende il registro, attacca lo statino con tutta calma, firma tutte le pagine in verticale, orizzontale, diagonale, numera i fogli... intanto anche A finisce di torturare la sua vittima, ma B non ha più nulla da firmare e pensi "ora mi chiama", la tua tensione ha raggiunto l'apice, ti sei già proteso con il libretto in mano verso B che eslcama:"Ora mi prendo una pausa caffè, torno tra 5 minuti"




DURANTE L'ESAME

5) Per qualsiasi motivo si sono incazzati con quello che è passato prima di te e, ancora incarogniti, ti fanno la domanda peggiore del programma, continuando a guardarti in cagnesco qualunque cosa tu dica

6) studi ogni minimo dettaglio e il prof ti chiede [qualsiasi grosso argomento che sapevi già prima di iniziare il corso]

7) studi solo sugli appunti perchè hai poco tempo e ti chiedono [malattia sfigata che c'è solo sul libro a pagina 1236 ed è spiegata in 6 righe]

8) Passi dall'assistente sconosciuto che ti chiede "ma questo era in programma?"

9) Passi dall'assistente sconosciuto che dà per scontato che sia in programma l'oggetto della sua tesi di dottorato e te lo chiede nei minimi dettagli

10) Ti interrogano prof. emeriti sopravvissuti chissà come all'estinzione dei dinosauri e vogliono sapere da te teorie dimostratesi errate quando Mosè stava ancora alla corte del faraone

11) Inizi a rispondere bene e ti dicono "è molto preparato, facciamo una domanda difficile"

12) Il prof non ti ascolta mentre parli, aspetta che tu finisca per poi commentare: "Però non mi ha detto una cosa fondamentale" tu ti arrovelli, provi a ricordare cosa non hai detto, alla fine ti arrendi e lui ti ripete una cosa che avevi già detto mezz'ora prima ma non aveva sentito.

13) Ti dicono no ad ogni cosa che dici e quando finalmente ti arrendi e gli chiedi cosa volevano ti ripetono quello che hai già detto con altre parole

DOPO L'ESAME

14) Alla fine del primo dei 5 orali che compongono l'esame, mentre risali le scale ancora con la testa fumante, ti si assiepano attorno in quindici urlando in coro "Cosa ti ha chiesto?"

ma soprattutto...

15) E' di vitale importanza per te passare in giornata, stai 8 ore ad aspettare in ansia, finalmente alle 6 di sera chiamano quello prima di te e dicono "E' l'ultimo, gli altri possono andare a casa, riprendiamo a interrogare dopodomani"


sabato 1 giugno 2013

LA GATTA NEL CASSETTO SI INFRATTA (Le Nebbie del Tempo 5)


Maggio 2007

Capita spesso che a lezione suoni un cellulare e succede più spesso ai professori che agli studenti perchè questi ultimi, in genere, hanno imparato al liceo l'uso del "silenzioso".
Questo episodio memorabile risale al primo anno, lezione di istologia.

Suona un telefonino, il professore risponde, momentaneamente dimentico di avere attaccato alla giacca uno di quei microfoni da presentatore televisivo, con la trasmittente nel taschino.
Esce dall'aula e inizia a parlare, ma naturalmente noi sentiamo la telefonata amplificata con tutto comodo.

"Ciao! L'avete trovata?"
[...]
"Bene, non sai come sono sollevato..."
[...]
"Dov'era?"
[...]
"Incredibile... ok, senti ti richiamo, sto facendo lezione".

Intanto 170 studenti del primo anno erano lì a chiedersi cosa mai potesse essere l'oggetto smarrito misterioso tale da suscitare l'apprensione dello scienziato: qualche carico di provette? Una piastra con una coltura cellulare importantissima? Un gel da PCR con risultati da pubblicare su Science?
Stava per partire un giro di scommesse clandestine, quando il professore, rientrato in aula, si accorge del brusio insistente, dei nostri sguardi interrogativi e del microfono appeso alla giacca e si sente in dovere di darci delle spiegazioni.

"Scusate ragazzi, ma dovevo proprio rispondere... è da ieri che ho perso la mia gatta ed ero disperato! Mi ha telefonato adesso mia mamma che l'ha trovata chiusa a chiave in un cassetto".

morale: anche i professori hanno un cuore... e una mamma premurosa che rimedia alla loro sbadataggine!