domenica 21 febbraio 2016

CONFESSIONI (1)


Un vecchio adagio sostiene che al medico e al prete si debba raccontare tutto, in tempi più recenti Dr House ci ha insegnato che tutti mentono e i pazienti non fanno certo eccezione... C'è un briciolo di verità in entrambi i punti di vista, ma di certo quello del nostro mestiere è un osservatorio speciale sull'umanità.

Il signor T., 80 anni, ha la pancreatite e non apprezza particolarmente la dieta postoperatoria a base di essenza di pollo. "Essenza di pollo", proprio così sta scritto sul menù dell'ospedale, ma che sarà mai l'essenza di pollo? odore di rosticceria in bottiglia?
Il signor T. Mi prende da parte e mi spiega nel suo italiano incerto in cui infila intere frasi in un dialetto del sud che una schifezza del genere non può proprio mangiarla, lui di carne se ne intende, ha fatto il macellaio per anni in una grande città.
"Non sono mai stato un delinquente", premette, come se le due cose fossero collegate. Le signore per bene del posto andavano a servirsi nel suo negozio e lui vestiva sempre in giacca e cravatta "Non con quei camici luridi, come usate qui al Nord".
Quel che gli capitò poi, almeno stando al suo racconto, è che tenne in frigorifero della carne non più fresca da dare ai cani, ma sfortuna volle che proprio quel giorno passasse l'ufficio d'igiene e che lo zelante controllore andasse a scovare nel frigorifero proprio quell'unico sacchetto di carne andata a male conservata per cibare i suoi amati quadrupedi.
Seguì un tira e molla tra l'ufficiale e il signor T.: uno minaccia la chiusura del negozio, l'altro si indigna, uno chiede la mazzetta l'altro non ha i soldi per pagarla.
"Lei capisce bene che se mi chiudevano il negozio ero finito, anche se lo aprivo da un'altra parte nessuno ci sarebbe più venuto, perché ormai il nome era perso".
Io annuisco con aria convinta, lui continua: "Allora io l'ho preso e l'ho appeso".
Appeso?
Appeso.
Al gancio. Quello dei maiali.

Quanto servirebbe un corso di nonchalance alla Facoltà di Medicina, per imparare in queste situazioni a guardarlo con calma immensa, sorridere e dire "Ah sì?" "Ma non è mica morto! Solo paralizzato da qui in giù" accompagna la frase con un inquietante gesto di sgozzamento.
Poi ovviamente mi hanno tolto la licenza e chiuso il negozio e sono dovuto venire al nord con la valigia di cartone.
"Non sono mai stato un delinquente" ribadisce, ma inizio ad intuire il nesso logico.


Non ho mai saputo se la storia fosse vera o se avesse riciclato una sceneggiatura di tarantino per manipolarmi, so solo che il giorno dopo gli ho permesso di mangiare le alette di pollo arrostite portate dalla moglie e al diavolo la pancreatite.

confessioni






la signora C. ha 86 anni, le mani grandi di chi ha lavorato una vita e la voce roca e un po' incerta. Ha una famiglia numerosa, ma nessuno con cui parlare. Faceva l'infermiera a domicilio, da quando a 14 anni si è fatta insegnare a fare le iniezioni per alleviare le sofferenze della mamma con il tumore al fegato.
con quella abilità (e qualche aborto clandestino) ha arrotondato la pensione del marito quando si è ammalato di una patologia genetica neurologica degenerativa. L'ha assistito per 28 anni, allevando contemporaneamente i figli. Due sono nei campi elisi, specifica però con tristezza. Il terzo faceva il professore di disegno, ma ormai sono 30 anni che è in carrozzina anche lui e non è più capace neanche di scrivere il suo nome.
Con l'unico figlio che le rimane non ci parla, la nuora la incolpa di non averla avvertita che i nipoti si sarebbero inevitabilmente ammalati. E infatti uno dei due è "ai campi elisi" a far compagnia agli zii e l'altra è in sedia a rotelle. Ma la signora C. ha sempre un sorriso per tutti, quando le proponiamo un periodo di convalescenza in una villa fuori città, acconsente e poi ci dice piano "c'è stata mia figlia prima di morire, ma va bene così".

Il signor G. è un "grande anziano" (così chiamano i novantenni al pronto soccorso per sbolognarli con qualunque scusa alla medicina interna) e come colpa ha "alterazioni comportamentali in assenza di deterioramento cognitivo o patologia psichiatrica", tradotto in altri termini un pessimo carattere, così va a finire che qualunque discussione con la sua badante finisce a gara di frisbee con i piatti e con un successivo viaggio in ambulanza. Ma con le badanti ha sempre avuto un rapporto contrastante, a volte, se sono carine, le ama e le brama e fa proposte indecenti. Altre volte, soprattutto se rifiutano, aggiunge al frisbee la lotta libera con bastone e al pronto soccorso ci finiscono entrambi.
Non si rassegna alla perdita della moglie, che sposò durante la guerra e con la quale ha trascorso i 60 anni successivi e alla distanza dai figli che lo vogliono far interdire, che per chi è sempre stato abituato ad avere il dominio assoluto della propria casa è peggio della morte.

martedì 16 febbraio 2016

IL TEMPO CHE PASSA

Rubo all'inimitabile ZeroCalcare

Sono su internet dal 2007. Fa strano a pensarci, ma nove anni nel metro della tecnologia sono ere geologiche.
Se risaliamo di un'altra decade (al 1997 cioè) scopriamo che Google non esisteva, il motore di ricerca più popolare era Altavista, i siti internet erano circa 100.000 (entro il 2008 però saranno 160 milioni, tra cui il mio) e non esisteva neanche ancora il modem a 56 k.
Nel 2007 a casa mia l'ADSL era appena arrivata (sì, siamo sempre stati un po' tardi a recepire le novità tecnologiche), Facebook non si era diffuso e predominava MSN.
Qui lascio uno spazio lacrimuccia per chi sulla chat di MSN ha vissuto amicizie e amori, spesso finiti per via degli status personalizzati, ha ingannato gli amici stando sempre su "invisibile", ha scoperto nuovi artisti con la funzione "sta ascoltando adesso..." e nonostante tutti i WhatsApp, FaceBook Messenger e Telegram ancora sente la mancanza dell'emoticon che si spancia dal ridere battendo i piedi per terra.
Lo ridico per chi non avesse colto: nel 2007 Facebook non esisteva, o meglio, non si era ancora diffuso in Italia: quando mi ci sono iscritta, nel 2008, gli utenti italiani erano pochissimi al punto che la descrizione personale l'avevo scritta in inglese.
YouTube esisteva da appena due anni e non se lo filava nessuno.
E poi nel 2007 non esistevano gli smartphone. Il primo iPhone è del 2008 ed era cosa per ricchi, ricchissimi. Non come ora che anche alle elementari hanno almeno un Lumia o un Samsung versione sfigata.
MSN oltre alla piattaforma Chat offriva una cosa chiamata "spazi", la versione per poveri di MySpace (che a sua volta per chi non lo sapesse era una specie di Facebook ante litteram, in cui tutti i gruppi musicali avevano una loro pagina). In questi spazi si potevano caricare fotografie e scrivere cose, più o meno come un blog, ma senza dover programmare e con più gif sberluccicose e all'avanguardia (sì, nel 2007 le gif erano all'avanguardia).
Va da sè che un sito internet del 2007 ora sembri preistorico.
Poiché però ora non ho il tempo che avevo al primo anno di università, e neanche la voglia di imparare un nuovo linguaggio di programmazione o il desiderio di spendere per acquistare un pacchetto con un editor di siti moderno, ho deciso che posso farmi bastare il blog.
Questo è il motivo per cui se digitate www.triptofun.it venite reindirizzati direttamente al blog.
Il vecchio sito è ancora on-line, con la stessa grafica desueta degli esordi e lo potete raggiungere dal pulsante sotto il logo Mikipedia.
Gli scritti vagamente meritevoli sono comunque stati integrati nel blog con la data appropriata. Data preistorica, ovviamente. Tipo 2003-2005. Facevo il liceo, abbiate pietà.