domenica 17 marzo 2013

Tachicardia Parossistica Sopra Ventricolare



Succede così, all'improvviso, e non sai spiegarti perchè.
Hai parlato in pubblico mille volte, a una platea di genitori, ai tuoi compagni di corso, alle assemblee, alle feste in discoteca, alla televisione, anche in diretta. Tutto sommato pensi che il peggio che ti possa capitare per l'agitazione è di usare troppo il diaframma o sbagliare qualche parola qua e là.



Arriva il giorno che devi leggere un comunicato a 150 professori che si fanno i fatti loro e forse il problema è solo che non dovevi farlo tu, ma il designato è in ritardo, così ti ritrovi all'improvviso con questo foglietto in mano mentre il Preside ti chiama sul palco.

Scendi le scale e la tua frequenza standard di 90 è già a 120.

Sali sul podio, accendi il microfono, 140.

Fai in tempo a dire "Grazie" e puoi nettamente percepire il cuore che si contrae a tutta forza, pompando il suo contenuto in aorta 170 volte al minuto, senti che si spreme, senti il secco Toc della chiusura delle valvole semilunari, senti l'apice che in diastole batte contro le coste.

Leggi le prime parole dal foglio, mentre nel tuo cervello emerge la formula, letta chissà dove e chissà quando "Tachicardia Parossistica Sopra Ventricolare - TPSV". E anche senza elettrocardiogramma sai che è giusto.

"Adesso passa" - ti dici - "Mica ho il monitor, non se ne accorge nessuno". Continui a parlare, lentamente, scandendo le parole.
A metà della frase, però, il cuore ha già fatto 20 battiti, troppi per non respirare, ma non puoi fermarti.
Quando arrivi alla fine è come se fossi in apnea da 10 minuti, tiri un sospiro lunghissimo.

Adesso passa.

Invece no.

E il comunicato è lungo, mentre combatti con la tua frequenza cardiaca pensi che non vorresti leggerlo pedestremente, vorresti soffermarti a guardare uno a uno i tuoi uditori, capire chi ti ascolta e chi si fa i fatti propri, forse ti rilasserebbe.
Ma, mentre sollevi gli occhi dal foglio e riformuli le frasi, ti inciampi nelle parole e non sai quando prendere fiato e questo ti agita ancora di più.

La prima pagina è finita.
Non passerà, ormai l'hai capito, ma hai imparato a conviverci, sai fare le pause per respirare anche a metà della frase in modo che sembrino quasi espressive e non i rantoli di uno strangolato... in fondo potrebbe andare peggio.

Infatti succede.

Ti trema la voce, non hai un nodo in gola, non hai le mani sudate, eppure la voce ti esce incerta e si incrina quando meno te l'aspetti. Per fortuna mancano poche frasi, ormai senti solo nel cervello il Ta-Tun del cuore, il sibilo dei pochi respiri che riesci a fare e in lontananza l'eco al microfono di una voce spezzata che continui a sperare non sia la tua.

La prossima volta, magari, piglio un inderal.

martedì 12 marzo 2013

IL PASSO PIU' LUNGO DELLA GAMBA


"Credo che il suo video l'abbia visto anche Kandel se la cosa può costituire per Lei motivo di vanto..."
Montarolo è seduto a fianco a me sulla seggiovia, sta dondolando uno sci su e giù come fanno i maestri quando si annoiano e mi fissa col suo mezzo sorriso aspettando la mia reazione.
Oh beh, in fondo è solo Eric Kandel
Cazzo.

domenica 10 marzo 2013

DALL'ALTRA PARTE




un giorno come tanti ai monitoraggi pressori.

"Lei signore è destro o mancino?"

vedo che esita a rispondermi

"Con che mano scrive?"

"Con la destra, però sono un caso un po' particolare... sono un situs viscerum inversus totale"

alzo gli occhi e lui riconosce subito la scintilla nel mio sguardo, deve averla vista accendersi un milione di volte grazie a quelle tre parole latine, una formula magica infallibile.

"Pensi che quando ero al mare mi hanno dovuto operare d'urgenza di appendicite, sono andato al Policlinico e mi hanno fatto un taglio assurdo. Poi ci hanno messo quattro ore e mezza perchè sono venuti da tutto l'ospedale a vedere l'operazione... mia moglie era preoccupatissima, pensava fossi grave, invece volevano tutti vedere!"

a mio eterno demerito il primo pensiero non è andato a quella povera donna, ma a quanto avrei voluto essere lì anch'io. L'immagine del chirurgo che si attacca al cicalino, degli specializzandi che si precipitano, della affannosa ricerca di una machina fotografica, di lezioni che si progettano mi si è affacciata alla mente ben prima di quella di questa moglie disperata, chiusa fuori da una porta con gente sovraeccitata che continua a entrare e uscire, in un corridoio silezioso, preoccupata per il marito che teme stia per morire.

Nel pieno dell'immedesimazione cerco di giustificare i colleghi



"Eh sa è una condizione rara, saranno stati stupiti [al settimo cielo dalla gioia N.d.R.]"

"Sì, infatti, poi c'erano anche tutte le dottoresse giovani che mi hanno preso a cuore e venivano a chiedermi tutti i giorni come stavo ed erano molto gentili"

E voi penserete: erano gentili per tentare di compensare di aver quasi fatto prendere un colpo a sua moglie, di averlo tenuto quattro ore in sala operatoria inutilmente e di avergli squarciato orrendamente l'addome.
No.
Vi posso assicurare che quello che sentivano loro lo sento anch'io, e con me la quasi totalità dei medici, è come avere nel pre-frontale un neon colorato di dieci metri che si accende a intermittenza e dice "è un situs viscerum inversus CHE FIGO".
E va bene che in questo caso è una malattia che non dà particolari problemi, il dramma viene quando una malattia rara e "figa" è anche mortale, in tal caso a fianco al neon si accende la lampadina del senso di colpa che ricorda "non dovrebbe sembrarti figo, perchè per lui non lo è affatto". La seconda lampadina però non spegne la prima, fa solo più confusione.
Non c'è niente da fare, siamo programmati così. Voi potreste pensare che sia inumano trovare interessante una malattia mortale o un'anomalia raccapricciante e vi sembrerà inquietante che l'unico a provare piacere da un orrore del genere è proprio il dottore che vi dovrà curare.
Eppure siamo fatti così, forse uno non sceglie medicina se non ha almeno un po' di quel senso del mistero della natura che nell'ottocento spingeva le folle a pagare il biglietto del circo per vedere i monstra e oggi alza lo share dello show dei record.

Un interrogativo però è doveroso, è giusto preoccuparsi di più, seguire meglio un paziente solo perchè ha una condizione strana? In fondo l'appendicite del mio paziente aveva la stessa probabilità di dargli complicazioni, la sua ferita la stessa probabilità di sovrinfettarsi di quella del suo vicino. Ma gli specializzandi si interessavano a lui perchè il suo cuore è a destra, mentre quello del vicino è, banalmente, a sinistra, come quello di tutti gli altri.
Naturalmente nessun medico dovrebbe trattare i pazienti in modo diverso in base a cose futili come l'età, la simpatia o la posizione del loro cuore, eppure lo facciamo... forse è inevitabile.
Resta da stabilire se l'attenzione in più, pur se dovuta alla curiosità scientifica, può considerarsi lo stesso un maldestro "scusi per il disturbo".
Il mio paziente fortunatamente sembrava pensare di sì.