sabato 14 settembre 2002

ODISSEA


Odisseo salutò la moglie Penelope e il figlioletto Telemaco. 
Una voce metallica gracchiò dall’altoparlante “ ultima chiamata: i signori passeggeri del volo per Tokyo sono pregati di presentarsi al gate 15” con un ultimo bacio Odisseo si separò dai parenti e si avviò all’imbarco. 
Sull’aereo lesse un quotidiano, poi, stufo delle solite notizie di cronaca, estrasse un dossier dalla ventiquattr’ore: raccoglieva tutte le informazioni disponibili sulla “Troia S.p.A.”: l’unico aiuto che l’azienda per la quale lavorava gli aveva fornito. Ripensò al suo compito: quel viaggio non sarebbe stato di piacere, avrebbe dovuto far sì che la Troia S.p.A. vendesse le sue quote alla “Cavallo di legno & Co.” e non sarebbe stato facile. 
Immerso in questi pensieri Odisseo si addormentò e si risvegliò solo al momento dell’atterraggio. Scese dall’aereo, recuperò i bagagli, chiamò un taxi e si fece portare all’albergo dove alloggiavano i colleghi e dove si sarebbero svolte le trattative. 
Odisseo trascorse le settimane seguenti partecipando alle riunioni con i rappresentanti della Troia S.p.A. e pensando furiosamente ad un modo per far cedere loro le quote. Alla fine il suo ingegno escogitò un sistema valido e le trattative si conclusero a favore della Cavallo di legno & Co. 
Erano passate dieci settimane da quando aveva lasciato la moglie ed il figlio e ora non vedeva l’ora di tornarsene a casa. 
Prenotò insieme ai colleghi il primo volo per la Grecia ed il giorno seguente partì. Il viaggio fu tutto un complimentarsi da parte dei colleghi per la sua astuzia ed abilità, finché, circa a metà del percorso, una voce poco rassicurante esclamò all’altoparlante: “Questo aereo è stato dirottato. Non fate sciocchezze, fra un paio d’ore atterreremo in Pakistan”. Un silenzio di tomba scese nell’abitacolo finché l’aereo non atterrò nei dintorni di un piccolo villaggio pakistano. Odisseo era talmente desideroso di tornare a casa da non poter sopportare di essere fermato da un insulso dirottatore; quindi si nascose con alcuni colleghi all’interno di un carrello che trasportava fuori i rifiuti e si ritrovò libero: in un villaggio sperduto ai confini del mondo, ma libero. 
Raggiunto l’unico posto di noleggio del villaggio, Odisseo parlò con il proprietario il quale affermò di chiamarsi Eolo e disse che, siccome trovava il manager simpatico, gli avrebbe fornito una jeep e due taniche di benzina per proseguire il viaggio. Odisseo e i colleghi si misero in cammino, seguendo l’unica polverosa e solitaria strada che conduceva dal minuscolo villaggio, alla frontiera dell’Iran; Il viaggio durò diversi giorni durante i quali essi dovettero cibarsi di scatolame e dormire in macchina a causa dell’assenza di un qualsivoglia posto di ristoro. Il quarto giorno dalla partenza, dopo diverse ore di viaggio, la jeep tossicchiò e si fermò. La benzina fornita da Eolo era finita perché i compagni l’avevano utilizzata per accendere il fornellino da campeggio e ne avevano dispersa molta. Non restava che tentare di fare l’autostop, anche se le probabilità di incrociare un veicolo in quella strada sperduta erano veramente bassissime. Essi, tuttavia, furono fortunati e dopo poco un’altra jeep accostò: la guidava un uomo imponente che disse di chiamarsi Polifemo. 
Il gigante accettò di portare i viaggiatori fino al paese più vicino alla frontiera, in cambio Odisseo gli avrebbe dato dei consigli per conquistare una ragazza da lui molto amata, ma che non lo degnava di uno sguardo. 
Odisseo acconsentì e, per tutta la durata del viaggio insegnò al suo rozzo accompagnatore una lunga serie di frasi d’amore che avrebbero mandato in estasi qualsiasi ragazza. 
Arrivarono infine alla meta: un paese (non molto più grande di quello dal quale erano partiti) che sorgeva sulla frontiera Fra Iran e Pakistan. 
Odisseo ed i suoi colleghi decisero di alloggiare in albergo e qui scoprirono che tutte le stanze erano occupate, ma che volendo avrebbero potuto alloggiare con una strana donna di nome Circe, che cercava compagnia. Decisero di approfittarne e fecero la conoscenza di Circe; tutti la trovarono simpatica ed in poco tempo diventarono suoi intimi amici. Si fermarono in compagnia di Circe per ben una settimana, poi Odisseo si diresse con i colleghi verso la frontiera. Circe li aveva messi in guardia dai due uomini che la sorvegliavano, ma i viaggiatori non diedero molto peso alle sue parole. Quasi subito, tuttavia si ricredettero. I nomi delle guardie erano Scilla e Cariddi ed essi avevano fama di non lasciar passare a nessun costo chi non possedesse tutti i documenti necessari. 
Sei colleghi scoprirono lì di aver perso i passaporti e furono trattenuti in questura. Gli altri ed Odisseo superarono la frontiera ed arrivarono finalmente in Iran. Da qui sarebbe stato possibile prendere un aereo e raggiungere finalmente la Grecia. 
Odisseo voleva prendere un taxi e raggiungere immediatamente l’aeroporto, ma i colleghi erano stanchi e desideravano trattenersi ancora un giorno. Girando per le vie della cittadina sulla frontiera trovarono una “steak house” e decisero di cenarvi. Tutti i colleghi mangiarono la fiorentina (bistecca con l’osso conosciuta anche nei più remoti angoli del mondo) mentre Odisseo rimase a digiuno perché era vegetariano. 
Trovarono da dormire in una piccola pensione, ma durante la notte i colleghi soffrirono un terribile mal di stomaco vennero ricoverati all’ospedale dove i medici diagnosticarono un avvelenamento dovuto all’ingestione di carne affetta dal morbo della mucca pazza. Gli sventurati furono trattenuti per una lavanda gastrica, mentre Odisseo decise di proseguire il viaggio da solo. Egli, tuttavia, non tornò subito in albergo, ma si diresse verso un bar; qui fece la conoscenza di una splendida ragazza di nome Calipso, che lo invitò a casa sua. 
Odisseo accettò l’invito e fraternizzò rapidamente con la ragazza. Si trattenne in compagnia di Calipso per sette settimane, dimentico della casa e della famiglia che lo aspettava e che probabilmente iniziava a preoccuparsi. 
Trascorso questo periodo di tempo, il manager decise di riprendere il viaggio. Ne parlò con Calipso, la quale gli fece conoscere Alcinoo, un ricco sceicco, possessore di numerosi pozzi petroliferi in Arabia Saudita. Alcinoo si rivelò molto interessato alle peripezie di Odisseo, così gli offrì un aereo privato per tornare a casa in cambio di un resoconto dettagliato delle sue avventure. 
Odisseo narrò ad Alcinoo il suo viaggio, arricchendolo di numerosi particolari fantasiosi; il racconto piacque all’industriale che decise di farne un romanzo. Esso sarebbe uscito pochi mesi più tardi sotto il nome di “Odissea”. 
Alcinoo fornì quindi aereo ed equipaggio al manager, il quale riuscì ad arrivare sano e salvo sino in Grecia. Qui, tuttavia, le avventure non erano terminate, infatti la moglie Penelope, durante l’assenza del marito, era stata infastidita dalle indecenti proposte dello scapolo vicino di casa Antinoo. 
Odisseo decise di vendicarsi: appena tornato si recò sotto mentite spoglie a casa del vicino, il quale lo accolse senza nulla sospettare; dopodichè il manager si rivelò al molestatore e risolse con un “civile” pugno in un occhio la contesa. 
Finalmente Odisseo tornò a casa dalla moglie che lo aspettava, baciò il figlioletto che gli corse incontro ed esclamò: “finalmente la mia odissea è terminata. Non uscirò più di casa per almeno un anno.”.

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