venerdì 24 aprile 2020

Una flebile speranza


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Oggi è una giornata fantastica. Di questi tempi le aspettative necessarie a meritare l'uso di un tale aggettivo si sono alquanto abbassate, ma penso di non esagerare.
Atmosfericamente è uno splendido pomeriggio: è primavera, il sole splende in un cielo blu senza nuvole, il nitore abbagliante dell'atmosfera priva di smog rende la basilica di Superga così vicina da poterla sfiorare. Mi godo ogni momento: la preparazione a casa, la prima volta quest'anno che indosso dei vestiti primaverili, il rumore del motore della Vespa quando la accendo, il sole che accarezza la pelle, il vento sulle mani. Oggi è stata indetta una riunione di reparto che, come ogni cosa in tempo di Covid, è sui generis. Per cominciare si svolge in giardino, unico luogo aperto che possa garantire un metro di distanza tra i numerosi operatori convocati. Arriviamo alla spicciolata, spesso senza riconoscerci. "Daniela?" "Sì, tu chi sei? Ettore?" "No, sono Ferdinando". Lavoratori in divisa, siamo poco abituati a vederci nei vestiti di tutti i giorni, se a questi si aggiungono il metro di distanza regolamentare, una mascherina sul volto e gli occhiali da sole gli indizi a nostra disposizione per intuire chi ci si para davanti sono minimi. Ci salutiamo come se non ci vedessimo da secoli, anche se non può essere passato più di qualche turno. L'atmosfera è subito quella della gita scolastica, qualcuno si sdraia sul prato, qualcuno si siede su un muretto, altri iniziano a chiacchierare o a godersi il sole, nessuno ha fretta.

Il resto del racconto e dei diari del reparto Covid sono disponibili qui

2 commenti:

  1. Mi sono imbattuta per caso in questo blog e senza rendermene conto mi sono trovata a leggerne buona parte, tutta d'un fiato, partendendo dall'inizio fino a queste ultime testimonianze al tempo del Covid. Leggerti è stato per me come prendere una boccata d'aria nel momento particolare di vita che sto vivendo. Sono una tua coetanea che si era iscritta a medicina diciannovenne e poi, per quei strani casi della vita, si è ritrovata ingarbugliata in uno stallo psicologico che di fatto le ha impedito di vivere una normale esistenza. Leggendo il tuo percorso, narrato con semplicità ed intelligenza, mi sono potuta immedesimare con serenità in un percorso di vita che la mia mente ha sempre in qualche modo rifiutato e ho potuto fantasticare ciò che avrebbe potuto essere. Traspare dalle tue parole una bella anima e un bella intelligenza e penso che queste siano doti che assieme alla competenza facciano un buon medico. Mi sono fatta l'idea leggendoti che tu lo sia. Se fossi diventata medico mi sarebbe piaciuto essere così come la persona che emerge da questi racconti. Grazie per quello che scrivi e per come lo scrivi. Buona vita per tutto. ��

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    1. Grazie a te per questo incontro e per avermi reso partecipe della tua storia oltre che, naturalmente, per i complimenti. Ti auguro ogni bene per il futuro,
      Michela

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