Oggi affronterò un tema scottante, sul quale, sono certa, ogni studente universitario ha discusso almeno una dozzina di volte: lo studio e la botta di culo.
Tempo fa un mio compagno sosteneva la seguente tesi: "Non dico che non ci sia gente che studia e tutto quanto, ma c'è gente che ha un culo incredibile e che si laurea a forza di botte di culo. Prendi fisio ad esempio, uno la studia due mesi, poi ha culo e la passa al primo colpo: ha guadagnato sei mesi rispetto a chi la prepara tutta alla perfezione e poi magari è pure sfigato e prende un voto basso".
Argomentazione ineccepibile, la botta di culo ogni tanto capita, anzi è inevitabile e proprio perchè la dea è bendata nella carriera universitaria di ognuno capita il caso fortunato e quello sfigato, per semplice probabilità. L'unico che non ne usufruisce è quello che non ne ha bisogno, quello che sa sempre tutto (posto che esista) allora sì, a lui può solo andare di sfiga.
Un conto, però, è attribuire un voto alla fortuna, un conto è "laurearsi a forza di botte di culo".
Bisogna intendersi sui termini: è "culo" se studio 500 pagine di ginecologia e il prof. all'esame mi chiede la percentuale di cesarei a Campobasso io gliela dico e prendo 30 e lode?
E' vero che potevo sapere solo quello (questo si applica a tutti gli esami), ma di fatto io le 500 pagine le sapevo.
Sicuramente è "sfiga" se so le mie 500 pagine, non so la percentuale di cesarei a Campobasso e il prof. mi boccia... metà delle leggende sugli esami universitari impossibili nasce così.
Penso che ci sia moltissima gente che non sa (o non vuole) valutare la propria preparazione e si dividono in due categorie: quelli che "Non so niente" prima dell'esame e poi se prendono un bel voto "Ho avuto culo" e quelli "Mi sono impegnato tanto" e se va male "Ho avuto sfiga/il prof. è uno stronzo". Ovvio che i primi, essendo incapaci di valutare la propria preparazione e soffrendo di cronica carenza di autostima, tendono a prendere voti più alti dei secondi dando la falsa impressione che ci sia gente che si laurea con la sola assistenza della dea bendata.
La questione si complica per gli esami che non rispecchiano la preparazione in quanto sono concepiti per valutare qualcosa di diverso dalla conoscenza che lo studente ha della materia.
Tali casi non dovrebbero esistere, ma quando avvengono fanno sì che un'ottima preparazione sulla materia non si tramuti automaticamente in un buon voto.
Sono gli esami che causano i dibattiti più accaniti perchè in questi casi chi ha l'astuzia di studiare scholae e non vitae ha risultati di gran lunga migliori con una effettiva conoscenza minore della materia in questione.
Non si finirà mai di discutere: è più intelligente chi capisce come ottenere il suo risultato e lo persegue con costanza o chi fa ciò che ritiene più corretto e più utile per il suo futuro indipendentemente dal voto?
Purtroppo, così come i test di intelligenza selezionano chi ha l'abilità di risolvere i test di intelligenza e non chi è intelligente, allo stesso modo l'università seleziona chi sa passare gli esami e non chi sa.
E' un grosso limite, perchè poi dà la stura alle lamentele sui "110 e lode che non sanno fare niente". Ora, se i 110 e lode non sanno fare niente, se possono esistere dei 110 e lode che non sanno fare niente a mio parere è colpa dell'università e non loro.
Mi si potrebbe obiettare che è questione di maturità personale impegnarsi per imparare a fare il proprio mestiere, quale che sia. Ritengo però che l'istruzione non debba pensare agli studenti volenterosi, ma ai cittadini, per garantire alla popolazione che quel medico nella migliore delle ipotesi "ha voluto", ma nella peggiore "non ha potuto fare a meno di" imparare bene il proprio mestiere.
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